Romizi ‘frena’ sul Nodino di Perugia: “Dalla Regione una fuga in avanti che non ci conduce alla via corretta”

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In occasione della riunione della III Commissione del Comune di Perugia (urbanistica) il Sindaco Andrea Romizi è intervenuto su uno dei due ordini del giorno, riguardante il cosiddetto ‘Nodino di Perugia’.

Il sindaco si è detto dispiaciuto per l’approccio della Regione e dell’assessore Melasecche su un tema così importante per la città e per le comunità. Sembra infatti che il progetto riparta senza che vi sia stata una adeguata interlocuzione con le Istituzioni interessate. Ciò alla luce di una progettazione risalente ad ormai 20 anni fa, quando la città era molto diversa. Non è serio, secondo Romizi, riprendere in mano questa progettazione senza dare la possibilità alle comunità, alle Amministrazioni ed ai territori di potersi esprimere sulla validità dello stesso.

Si tratta di una “fuga in avanti” che non ci conduce nella via corretta.

Come Comune – ha rappresentato il sindaco – abbiamo chiesto già alla presidente Tesei di attivare dei tavoli tecnici con i soggetti interessati (Anas, Regione, Comuni, cittadini), perché lì devono essere individuate le idee progettuali alternative, magari utilizzando le proposte provenienti dalla cittadinanza.

Romizi si è detto convinto che si debba puntare sul rafforzamento del tpl, con una riserva, ossia che ciò non sia sufficiente da solo per risolvere tutte le criticità di traffico e congestione. Circa il progetto Tram-treno l’amministrazione è concorde tanto è vero che è stata riproposta alla regione questa possibilità, riconvertendo il tratto fcu che interessa la Perugia nord e poi le stazioni di Ponte San Giovanni e Sant’Anna. Purtroppo ad oggi non vi è stato alcun riscontro dell’assessore Melasecche su questa prospettiva centrale per la città.

Rimane come punto fermo l’evidente criticità dell’area di Ponte San Giovanni che può essere risolta solo non ignorando le voci dei territori.

Richiediamo con grande convinzione e facendo tesoro delle preoccupazioni espresse dalla cittadinanza sulla tutela dei territori di pregio la necessità di muoversi su due aree di azione: la necessaria partecipazione e la creazione di un tavolo tecnico.

In conclusione il sindaco ha sostenuto come ad oggi, alla luce degli studi fatti, il nodino non sarebbe risolutivo per risolvere i problemi di traffico della città.

GLI ALTRI INTERVENTI

E’ stato approvato con 9 voti a favore ed un astenuto (Morbello) l’odg su “Nodino” di Perugia: criticità e soluzioni alternative, presentato dai gruppi PD, Giubilei e IPP

Illustrando l’atto Elena Ranfa ha riferito che con una nota diffusa a mezzo stampa (ANSA del 26/11/2020), l’Assessore regionale alle infrastrutture Enrico Melasecche ha comunicato che il Ministero delle Infrastrutture e trasporti ha accolto la richiesta della Regione Umbria ed ha autorizzato l’Anas a redigere il progetto definitivo del cosiddetto “Nodino di Perugia” e, cioè, il tratto di strada che costituisce parte dell’itinerario del c.d. “Nodo di Perugia” (Corciano-Madonna del Piano-Collestrada), già in passato inserito tra le opere di Legge Obiettivo. Oggi l’opera, basata su un progetto del 2003, viene individuata come strategica dalla Regione, e l’Assessore Melasecche comunica che il Ministero, con nota del giugno 2020, ha accolto la richiesta della Regione esprimendo il proprio assenso alla progettazione da parte di Anas.

Con nota del 14 gennaio 2021 la direzione generale strade del Mit ha chiesto di predisporre  un documento delle possibili alternative progettuali; documentazione che tuttavia non risulta prodotta.

Secondo gli istanti le opere ipotizzate nel progetto determinerebbero lo stravolgimento di numerose sorgenti e delle falde acquifere oltre al peggioramento dell’inquinamento acustico ed atmosferico con inevitabile ricaduta sulla vegetazione e sui flussi migratori tra l’ansa degli Ornali delTevere e il bosco.

Inoltre non verrebbe salvaguardato il pregio del cono panoramico, con la sua particolare morfologia visibile da ogni punto stradale.

Ed ancora il borgo medioevale di Collestrada, il bosco autoctono, il patrimonio paesaggistico e naturalistico di valore inestimabile, il turismo culturale/religioso regionale (la via di San Francesco), rimarrebbero deturpate per decenni dalle massicce opere, specie la galleria artificiale, ipotizzate nel progetto.

Si verificherebbe in sostanza  un impatto insanabile su zone agricole di pregio dove insiste un’agricoltura di eccellenza, accompagnata da una ricezione agrituristica di alto livello; infine attività economiche e produttive sarebbero fortemente penalizzate.

Per i proponenti le alternative rispetto al progetto sono molteplici, partendo da una riorganizzazione dei sistemi di trasporto pubblico urbani, con particolare attenzione alla ferrovia.

In ragione di ciò nel dispositivo gli istanti propongono di impegnare l’Amministrazione:

-a partecipare con il Consiglio i propri intendimenti riguardo al progetto del nodino di Perugia;

-a valutare soluzioni alternative a un progetto così impattante, che sfruttino in maniera adeguata le sedi attuali, accanto a una ricognizione nonché riorganizzazione/implementazione di un sistema pubblico dei trasporti che sia più efficiente ed efficace;

-a  farsi  portavoce  di soluzioni che  rispondano  ai principi di sviluppo  sostenibile  e  attuino  una transizione ecologica autentica (in linea con quanto richiesto dal piano Next Generation EU);

-a farsi promotore presso la Regione e gli enti preposti, affinché vengano prese in considerazione ipotesi diverse, meno impattanti al fine di risolvere l’annoso problema del traffico;

-ad attivare un percorso partecipativo con i cittadini, in particolare con quelli residenti nei territori interessati dall’intervento.

Molteplici glio spiti intervenuti.

L’Architetto Luigi Fressoia di Italia Nostra Perugia ha sottolineato l’importanza di sostenere il progetto del tram-treno, valorizzando il sistema di trasporto su ferro che consentirebbe di condurre gli utenti da tutta l’Umbria comodamente fino al centro storico di Perugia.

Perplessità emergono, invece, sul nodino che non risolverebbe il problema del traffico e che risulterebbe circoscritto al solo potenziamento del trasporto su auto.

Fressoia ha infine sottolineato che sarebbe da raddoppiare solamente la “rampa” di Ponte San Giovanni, oggi ad una corsia, in quanto è lì che emergono tutti i problemi di traffico.

L’Ing. Alessandro Severi dell’Associazione Sciogliamo il nodo-presidio Collestrada ha confermato le perplessità, espresse nell’odg, legate al “nodino” la cui realizzazione determinerebbe effetti molto negativi per l’ambiente, per la cittadinanza interessata, e per il reperti storici e naturalistici che insistono nell’area.

L’opera, in sostanza, secondo Severi non fa il bene dei cittadini umbri, anche perché legata ad un progetto risalente al 2003 e, dunque, non più adatto alle esigenze attuali.

Il Sig. Fausto Barcaccia dell’Associazione Sciogliamo il nodo-presidio Balanzano ha concordato sull’inutilità del “nodino”, ritenendo che l’opera che non possa essere varata con la leggerezza che sembra emergere dagli atti.

Sulla stessa lunghezza d’onda di quelli dei suoi predecessori l’intervento del Sig. Pietro Floris  dell’Associazione Sciogliamo il nodo-presidio Madonna del Piano secondo cui l’opera, per come progettata, non è utile allo scopo. Come comunità occorre avere il coraggio, quindi, di abbandonare questo progetto difendendo il territorio e proponendo soluzioni alternative sostenibili.

Per l’Avv. Valeria Passeri di WWF Perugia i problemi del traffico da risolvere riguardano la rampa di accesso a Perugia che andrebbe raddoppiata. A nulla servirebbe, pertanto, un’opera mastodontica come il nodino di Perugia, pericolosa per l’ambiente, la storia e la cittadinanza.

Il Sig. Giovanni Carmignani di Legambiente ha accolto con favore la rimessa in discussione del progetto da parte delle Istituzioni, auspicando che lo stesso possa essere al più presto archiviato definitivamente.

La Sig.ra Simonetta Cianetti Presidente del Comitato “Salviamo Collestrada” ha ricordato come il comitato sia nato con l’obiettivo di salvaguardare e tutelare il territorio, cercando di portare un contributo in termini di soluzioni alternative rispetto al discutibile progetto del Nodo.

Dopo gli interventi degli ospiti la presidente Casaioli ha letto ai commissari una lettera trasmessa da Anas.

ANAS ha fatto sapere che in data 02/11/2020 ha avviato le attività di progettazione, inquadrandole nella fase di progettazione definitiva. Nello specifico parallelamente alle attività in campo, quali l’espletamento del piano delle indagini geognostiche e di caratterizzazione ambientale, nonché quelle di rilievo plano-altimetrico dello stato dei luoghi; si sta aggiornando lo studio di traffico e verificando l’alternativa di tracciato selezionata rispetto ad un quadro normativo e ambientale di riferimento aggiornato. Di prossimo avvio vi è l’esecuzione del piano delle indagini geognostiche e di caratterizzazione ambientale, necessario per la definizione del contesto geologico e idro-geomorfologico. Inoltre, è in corso la campagna di rilievo plano-altimetrico per restituire un corretto ed aggiornato stato dei luoghi. A valle di questa fase preliminare si procederà con la vera e propria fase di progettazione definitiva ottemperante le prescrizioni CIPE al preliminare approvato; pertanto allo stato attuale non si è in grado di fornire elementi di novità rispetto al progetto a voi noto.

Il dirigente regionale Leonardo Naldini, da poco insediato nella carica, ha riferito che Anas ha definito la questione Collestrada/Ponte San Giovanni come prioritaria visto che c’è il rischio di un default del traffico non solo locale ma anche su un livello nazionale.

Naldini ha sottolineato che nei progetti presentati dalla regione per l’accesso al recovery plan non figura il nodo di Perugia, essendo lo stesso previsto in altri piani già finanziati dal ministero competente.

Segnala, inoltre, il dirigente che al di là del “nodino”, è stato specificatamente richiesto ad Anas di affrontare il tema del raddoppio della rampa di accesso a Perugia via Ponte San Giovanni, essendo considerata da Regione e Comune di Perugia come prioritaria.

Naldini ha rappresentato che ad oggi non esiste ancora un progetto aggiornata della bretella cosiddetta “nodino”, perché Anas non ha ancora provveduto a redigerlo; pertanto oggi legittimamente si sta solo procedendo  sulla base di un progetto preliminare del 2003 che potrà essere soggetto a modifiche.

Il dirigente ha evidenziato che il nodino per la Regione non è un obiettivo ineliminabile del mandato dell’attuale giunta regionale, tanto è vero che si è alla ricerca di possibili soluzioni alternative che ad oggi mancano. Ciò che la Regione, si ribadisce, considera priorità assoluta è la realizzazione del raddoppio della rampa di accesso alla città di Perugia all’altezza di Ponte San Giovanni.

In merito ai tempi che serviranno ad Anas Naldini ha sostenuto che saranno necessari almeno tre mesi per definire gli approfondimenti (un mese) ed il nuovo progetto (due mesi).

In relazione al raddoppio delle cosiddette rampe di Ponte San Giovanni, invece, si evidenzia come Anas abbia già rappresentato la difficoltà di procedere ad un raddoppio del viadotto volumni perché appoggiato su un’area di pregio storico; per questo l’azienda sta lavorando all’ipotesi del solo allargamento del “rilevato stradale”.

Infine il dirigente segnala che l’assessore Melasecche considera il “nodino” come primo stralcio di un’opera più ampia (il nodo) che dovrà poi proseguire verso Corciano o, quantomeno, fino all’ospedale Silvestrini.

Sulla vicenda è intervenuto poi anche il sindaco Andrea Romizi per esprimere il suo pensiero.

L’ing. Margherita Ambrosi ha ribadito che un progetto che si basa su studi trasportistici datati 2003, rischia di renderlo inefficace rispetto ai nuovi obiettivi, lasciando irrisolto il problema della congestione di Ponte San Giovanni.

Ciò in quanto i livelli di priorità di Anas e Comune sono diversi, visto che l’azienda stradale si colloca su un piano di interesse meramente nazionale e non tanto locale.

Il capogruppo IPP Fabrizio Croce ha sostenuto la necessità che il Consiglio comunale si esprima in maniera unanime nei confronti di una modalità di gestione della vicenda che Regione ed anas stanno portando avanti unilateralmente. Occorre pretendere, cioè, una doverosa partecipazione ed il coinvolgimento delle Istituzioni locali e dei territori al fine di poter individuare ipotesi progettuali differenti rispetto al nodino.

Il consigliere Giuliano Giubilei ha detto di condividere l’inquietudine espressa dal sindaco per quanto riferito dall’ing. Naldini e per l’atteggiamento complessivo tenuto dalla Regione sul tema. Per questo è necessario sostenere con forza il sindaco su questa posizione perché sulla vicenda è fondamentale istituire un tavolo tecnico e favorire una partecipazione allargata. La chiave, secondo Giubilei, sta in quanto detto da Fressoia: il nodino non c’entra nulla con i problemi di Perugia, perché la realtà è che Anas ha come vero obiettivo di rendere la E45 più scorrevole per il traffico nazionale.

E’ quindi necessario bocciare l’opera definita nodino lavorando su ulteriori ipotesi di snellimento del traffico veicolare privato, come ad esempio il tram-treno.

Secondo Maria Cristina Morbello (M5S) è necessario approvare progetti calati sulla realtà attuale solo dopo averli discussi e condivisi con i cittadini. Per questo ha chiesto di poter convocare un Consiglio comunale aperto sul tema oggetto di dibattito odierno.

Morbello ha sostenuto come, per allontanare i 14mila tir, che percorrono la E45 ed il raccordo pg-Bettolle, dall’abitato di Perugia, sia necessario realizzare l’intera infrastruttura denominata Nodo di Perugia (Collestrada-Corciano), da ammodernare nel pieno rispetto della tutela dei territori e dell’ambiente, al fine di consentire un decongestionamento del traffico pesante. Oltre a ciò, peraltro, il nodo potrebbe portare benefici anche all’economia locale e mettere in collegamento diretto la Perugia nord con l’ospedale.

Nel contempo, tuttavia, dovrà essere potenziata la rete ferroviaria, specie l’alta velocità, superando così lo storico isolamento della città. Tutto questo sfruttando nel migliore dei modi l’occasione imperdibile offerta dalle risorse provenienti dal recovery fund.