La VI edizione del Progetto “Per Aspera Ad Astra”

191
da sx Stefano Salerno, Vittoria Corallo, Antonella Grella, Fabrizio Stazi

Riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza

Torna per la sua sesta edizione il progetto Per Aspera Ad Astra – riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza con lo spettacolo “La popola del futuro ama“, in scena giovedì 9 maggio alle 18 presso la Casa Circondariale di Capanne e lunedì 13 maggio alle 19 al Teatro Morlacchi di Perugia. La messa in scena diretta da Vittoria Corallo – promossa da Acri, l’Associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria, realizzata con il sostegno di Fondazione Perugia e prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria – è il sesto capitolo di una ricerca portata avanti insieme ai detenuti che hanno partecipato alle precedenti cinque edizioni di Per Aspera ad Astra all’interno della Casa Circondariale di Capanne.
Per Aspera Ad Astra è nato nel 2018 e in corso oggi in 15 carceri italiane. L’iniziativa, promossa da Acri e sostenuta da 11 Fondazioni, ha coinvolto oltre 1000 detenuti dal 2018 che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci.

   

La sesta edizione del progetto, pensato per contribuire al recupero dell’identità personale e alla risocializzazione dei detenuti, è stata illustrata in occasione di una conferenza stampa in cui sono intervenuti: Cristina Colaiacovo Presidente di Fondazione Perugia, per il Teatro Stabile dell’Umbria Stefano Salerno assistente di direzione, Antonella Grella direttrice della Casa Circondariale di Capanne, il Direttore generale di Fondazione Perugia Fabrizio Stazi e la regista Vittoria Corallo.

“L’intero mio mandato è stato accompagnato dalla presenza sfidante ed emozionante di Per Aspera ad Astra, un’iniziativa nata a livello nazionale e che ha trovato nell’edizione perugina una delle esperienze più significative” ha affermato Cristina Colaiacovo, Presidente di Fondazione Perugia: “Un’avventura sociale, culturale, artistica e relazionale. Davvero uno dei progetti più riusciti fra quelli sostenuti dalla nostra Fondazione, poiché racchiude in sé una pluralità di obiettivi e valori costituzionali, riuscendo ad andare ben oltre le nostre normali attività”.

Il Direttore del TSU Nino Marino:

“Sono passati 10 anni da quando Vittoria Corallo si recava alla Casa Circondariale di Capanne per chiedere alla direttrice di poter lavorare con i detenuti per la realizzazione di un progetto teatrale. La sua sensibilità, il suo talento, la sua passione e determinazione hanno reso possibile un progetto che oggi è diventato uno degli appuntamenti più attesi dell’anno. I detenuti anche quest’anno saranno scritturati come attori dal Teatro Stabile dell’Umbria per presentare, prima in carcere e poi al Teatro Morlacchi, il frutto di un lavoro che ha un duplice valore artistico e pedagogico. Rispetto ai progetti passati, quest’anno sono state coinvolte le scuole superiori di Perugia i cui allievi hanno svolto dei laboratori sia all’interno del carcere che presso il Teatro Morlacchi. Uno spettacolo, quindi, che dà voce a chi più di altri necessita di ascolto e partecipazione e che stimola la comunicazione tra il mondo carcerario e la società civile di Perugia.”
La Direttrice della Casa Circondariale di Capanne Antonella Grella:
“Rimanere nell’inattività, aspettando che il tempo passi senza un impegno intellettuale o manuale, non aiuta a riflettere su di sé e sulle vicende della propria esistenza che hanno portato a vivere nell’illegalità e a ritrovarsi in carcere. L’inattività può determinare una cronicizzazione di modi di pensare, di agire e di relazionarsi agli altri che non sono corretti e che inevitabilmente porteranno il soggetto, una volta terminato di scontare la pena, a ripetere gli stessi comportamenti, a ripercorrere strade già note o ancora più pericolose. E per questo è importante che all’interno degli istituti penitenziari vi siano proposte trattamentali che aiutino i detenuti a rielaborare l’esperienza di vita per ridefinirsi e dare un senso e una direzione diversa alla propria esistenza. La dimensione teatrale, nell’affrontare l’umano da diversi punti di vista, dà l’occasione di sperimentarsi, di rivelare qualcosa di più di se stessi, della propria ricchezza, delle proprie capacità e risorse personali. Il teatro consente di creare percorsi che possono aiutare nella trasformazione della persona apportando contribuiti positivi in termini relazionali e di benessere personale. Grazie al potere terapeutico dell’arte teatrale possono aprirsi nuove vie di cambiamento”.

Il direttore generale di Fondazione Perugia, Fabrizio Stazi, ha parlato delle numerose novità relative al progetto, come un documentario cinematografico in uscita nei prossimi mesi e un nuovo sito internet dedicato alle varie compagnie teatrali sparse per l’Italia:

“Gli spettacoli che vedremo a Perugia sono il risultato di un grande e continuo lavoro di studio e sperimentazione. Il nostro sostegno a questa iniziativa è sempre più convinto, così come l’apprezzamento per l’approccio metodologico scelto dalla produzione, che è eminentemente artistico e teso ad evitare qualsiasi riduzione al contesto carcerario”.
La regista Vittoria Corallo:
“Quest’anno abbiamo collaborato con alcune studentesse e studenti del liceo scientifico G. Galilei e del liceo artistico Bernardino di Betto che hanno condiviso la lettura del testo di Bell Hooks Tutto sull’amore con i detenuti, partecipando anche ad alcune giornate di laboratorio in carcere. Alcuni di loro hanno deciso di proseguire l’esperienza partecipando allo spettacolo. Bell Hooks riporta l’amore sul tavolo, su tutti i tavoli, lo immagina capace di ribellarsi al ruolo marginale che la sfera pubblica e politica gli concedono, lo riconsegna alla sua natura universale di guida e radice dell’umanità”.

Le NOTE DI REGIA di Vittoria Corallo

“Realizzare uno spettacolo teatrale in carcere è come attraversare un labirinto in cui davanti ad ogni muro e ad ogni vicolo cieco si incontra un’ispirazione, un elemento vitale e necessario alla storia che si compone in quel percorso. Ci sono i tempi dettati dalle esigenze del carcere che vengono naturalmente prima di quelle artistiche, ci sono le lingue e le culture dei partecipanti, gli inciampi nel masticare le parole per alcuni di loro straniere. Capacità espressive diverse, non preparate, non omogenee. Cerco di non aggirare queste circostanze ma di potenziarle, dandogli spazio. Bisogna poi relazionarsi con il significato più manifesto che i detenuti inevitabilmente portano con sé durante tutta l’esperienza, quello del carcere, del reato, della pena, della rieducazione, del pentimento, come si può trascendere da questo testo sotterraneo quando l’esperienza stessa si identifica nel teatro in carcere? C’è bisogno di chiedere al teatro di essere così forte e coraggioso da non sedersi su quella definizione, di ribaltarla, di essere radicale al punto da immaginare che solo attraverso la sua presenza, quel luogo e quelle persone, possano trasformarsi all’infinito. L’espressione artistica si agita dentro questi limiti e raggiunge una sintesi integra o scomposta, figlia di un dialogo che accetta tutte le sue parti, anche quelle più spinose: l’uscita dal labirinto dovrebbe essere così. La Popola del Futuro Ama nasce dalla lettura condivisa di Tutto sull’amore e dalle discussioni accese che ha generato tra di noi durante il laboratorio in carcere. L’idea di gioco è nata mentre scoprivamo, capitolo dopo capitolo, un riverbero nuovo, come i cerchi nell’acqua che continuano a formarsi dopo il lancio del sasso. Un gioco senza regolamento, in cui le prove e le tappe cercano di condurre le pedine a fare esperienza delle parole totemiche disseminate dall’autrice nei 13 capitoli del libro. Lo svolgimento è l’incontro, tra alcune figure e gruppi di figure, spesso rinchiuse in ruoli prestabiliti: gli uomini, i giovani, le femmine, i maschi, le donne, i bambini, attraverso la loro relazione proveranno ad attuare questa visione dell’amore. I protagonisti di questo gioco-spettacolo dovranno misurarsi con dei compiti per raggiungere una nuova coscienza collettiva dell’amore, che lo guarisca e lo liberi dagli abusi e dalle interpretazioni pericolose, che spesso vengono incarnate e trasmesse nello spazio privato e in quello pubblico, causando dolore in nome di esso. La Popola è il germe di questa nuova traccia umana del futuro, e ama fin da ora.”

INFO e PRENOTAZIONI


Entrambi gli spettacoli sono a ingresso gratuito e aperti a tutta la cittadinanza.
Per l’evento di giovedì 9 maggio alla Casa Circondariale è possibile inviare una email all’indirizzo: promozione@teatrostabile.umbria.it entro mercoledì 1 maggio. Per lo spettacolo del 13 maggio al Teatro Morlacchi sarà possibile prenotare i biglietti a partire da giovedì 2 maggio, registrandosi sulla piattaforma Eventbrite. Il link per la registrazione sarà diffuso online tramite i canali di comunicazione del Teatro Stabile dell’Umbria e della Fondazione Perugia.