Importanza della colonscopia non solo dopo i 50 anni

3027

Importanza della colonscopia non solo dopo i 50 anni. Nell’ultimo decennio sono aumentati i casi di neoplasia del colon-retto in soggetti di età inferiore ai 50 anni. Screening più frequenti in caso di familiarità

   

La colonscopia è una procedura endoscopica che consente la visualizzazione diretta, attraverso una microtelecamera posta all’apice di uno strumento endoscopico, di un tratto dell’intestino rappresentato dal retto e dal colon. Questa indagine endoscopica si effettua mediante l’introduzione di una sonda flessibile (colonscopio) attraverso l’orifizio anale con la finalità di esaminare la mucosa del retto e del colon in tutti i suoi segmenti, previa opportuna ed accurata toilette del viscere mediante preparazione intestinale. La colonscopia, in epoca moderna, viene generalmente preceduta da una sedazione con la finalità di migliorare la compliance del paziente e la performance del medico endoscopista. Per ottenere una corretta visualizzazione della mucosa del colon-retto nella fase di introduzione dello strumento, l’organo viene disteso mediante insufflazione di aria, anidride carbonica o acqua. La procedura ha una durata media compresa tra 15 e 30 minuti. Nel corso della colonscopia è possibile effettuare prelievi bioptici e procedure di endoscopia operativa finalizzate alla rimozione di eventuali lesioni rilevate (polipi). Le moderne strumentazioni endoscopiche sono dotate di sistemi di riproduzione di immagine ad alta definizione e consentono inoltre di poter effettuare cromoendoscopia elettronica (NBI,FICE,i-SCAN) laddove indicato per aumentare la specificità diagnostica (caratterizzazione in vivo di lesioni pre-neoplastiche). La colonscopia diagnostica viene considerata una procedura con un elevato profilo di sicurezza. Le complicanze relate alla manovra endoscopica sono rare (0,1-0,6%) e la mortalità complessiva risulta inferiore all0 0,007%.

La colonscopia rappresenta la metodica con la più elevata sensibilità diagnostica nello studio del colon-retto. In accordo con quanto proposto dalle principali Società italiane ed europee di Gastroenterologia, la colonscopia risulta indicata:

  1. per valutare alterazioni rilevate con tecniche di imaging radiologico (ecografia, TC addome,TC-colonscopia virtuale) che appaiono clinicamente rilevanti (stenosi, ispessimenti parietali)
  2. valutazione di un sanguinamento gastrointestinale (ematochezia, melena dopo aver escluso una causa dal tratto digestivo superiore, positività della ricerca del sangue occulto fecale)
  3. anemia ferrocarenziale di origine non determinata
  4. screening e sorveglianza di neoplasie del colon-retto
  5. sospetto clinico di malattia infiammatoria intestinale (retto-colite ulcerativa e malattia di Crohn)
  6. diarrea clinicamente significativa di orine non nota (esclusa l’eziologia infettiva)
  7. identificazione intraoperatoria di una lesione non riconoscibile alla chirurgia
  8. trattamento endoscopico di lesioni sanguinanti
  9. rimozione di corpi estranei
  10. rimozione endoscopica di lesioni pre-neoplastiche (polipi)
  11. decompressione di megacolon acuto non tossico (volvolo)
  12. dilatazione endoscopica di stenosi
  13. trattamento palliativo di stenosi neoplastiche
  14. tatuaggio di lesioni da individuare intraoperatoriamente

Le principali controindicazioni all’esecuzione di una colonscopia sono altresì rappresentate dalle controindicazioni generali alla endoscopia digestiva (condizioni generali del paziente), dalle coliti fulminanti e dalla diverticolite acuta.

Nel corso degli ultimi 30 anni il ricorso all’esecuzione di una colonscopia ha avuto un trend in costante crescita. Tale evidenza si giustifica principalmente in rapporto alla elevata incidenza di neoplasia del colon-retto che oggi rappresenta il terzo tumore più diffuso al mondo (in entrambi i sessi) e la seconda causa di morte per neoplasia. Sulla base di queste evidenze epidemiologiche, da diversi anni sono stati introdotti in Europa programmi di screening per il tumore del colon-retto. Anche in Italia, e più in particolare in Umbria, dal 2007 è attivo un programma di prevenzione primaria (screening regionale) rivolto a soggetti di entrambi i sessi,di età compresa tra 50 e 74 anni; il programma di screening si articola attraverso l’invio di una provetta per la rilevazione del sangue occulto fecale (SOF) con cadenza bi-annuale. In caso di positività della ricerca del SOF, il paziente viene invitato a sottoporsi all’indagine diagnostica di II°livello rappresentata dalla colonscopia. La percentuale di soggetti che aderisce volontariamente allo screening è ancora significativamente inferiore agli standars attesi. Nonostante questa evidenza, nel corso dell’ultimo decennio il programma di screening del cancro colon-retto ha permesso di identificare un numero statisticamente significativo di lesioni neoplastiche precoci (rispetto alle colonscopie eseguite per altre indicazioni) la cui asportazione endoscopica o chirurgica si traduce in una riduzione dei tassi di prevalenza di tumore del colon-retto in stadio avanzato e nei tassi di mortalità complessivi per questa patologia.  Accanto ai programmi di screening di popolazione, nel corso degli ultimi anni è stata ribadita l’importanza dei programmi di sorveglianza relativi ai soggetti con nota familiarità per neoplasia del colon-retto. I dati della letteratura scientifica evidenziano infatti una incidenza maggiore di tumori gastrointestinali in soggetti con familiarità di I°grado. Questi pazienti beneficiano di un programma di prevenzione diverso da quello proposto per la popolazione generale (screening per età). La raccomandazione per questi soggetti è quella di sottoporsi periodicamente a colonscopia (e non alla determinazione del SOF) al fine di individuate lesioni pre-neoplastiche in stadi molto precoci. Generalmente, un paziente con familiarità di I°grado per neoplasia del colon-retto, dovrebbe sottoporsi ad esame endoscopico a partire dai 40-45anni in assenza di sintomatologia clinica. Un’ultima considerazione, di grande rilevanza, riguarda la distribuzione epidemiologica del tumore del colon-retto nel corso dell’ultimo decennio. I dati recentemente forniti dalla OMS (Organizzazione Mondale della Sanità) evidenziano infatti che negli USA circa 1 caso ogni 2 di diagnosi di neoplasia del colon-retto interessa soggetti di età inferiore ai 50 anni. Sempre nell’ultimo decennio, si è inoltre osservato un incremento di circa il 7,4% di casi di tumore del colon-retto in soggetti di età compresa tra 20 e 39 anni. L’analisi attenta e puntuale di queste recenti evidenze epidemiologiche comporterà inevitabilmente una rivalutazione delle attuali indicazioni all’esecuzione della colonscopia in considerazione del fatto che questo tipo di neoplasia non interessa unicamente fasce di età avanzate.

Dr.ssa Federica Rondoni