Carabinieri in prima linea per prevenzione disagio giovanile

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Il quadro in un convegno con Procura generale e Università

   

Il fenomeno della criminalità nelle fasce più giovani della popolazione, in provincia di Perugia non crea allarme ma è comunque una azione costante di prevenzione, E’ il quadro scaturito da un incontro sul tema “Il disagio giovanile tra attualità e prospettive di futuro sostenibile” che si è svolto presso il dipartimento di Agraria, per iniziativa dell’Università degli Studi di Perugia, della Procura generale presso la Corte d’appello di Perugia e della Legione carabinieri Umbria.

“Lo sforzo che l’Arma fa a livello nazionale è di prevenire per evitare di reprimere poi certi fenomeni” ha detto il colonnello Stefano Romano, comandante provinciale dei carabinieri.

 

“Per i singoli episodi – ha aggiunto – ci sono le indagini e i reparti sul territorio. Vogliamo però fare uno sforzo maggiore. Capiamo infatti che dietro alla criminalità giovanile ci sono anche e in parte situazioni di disagio, cose che possono essere corrette e sulle quali c’è da lavorare. Fare una prevenzione ampia che coinvolga anche la scuola o, come in questo caso, l’Università ci sembra la risposta migliore per un fenomeno che non riguarda per il momento la provincia di Perugia rispetto al quadro nazionale”.

Per comandante provinciale dei carabinieri “non è una situazione problematica e il trend è costante come lo è stato anche durante il Covid”. “E’ da immaginare – ha aggiunto – che qualche anticorpo ci sia, funzioni e stia operando ma ci sono ancora margini di miglioramento”.

“L’Arma è impegnata da sempre per la prevenzione e lo fa in maniera strutturata” ha detto il generale Riccardo Sciuto, comandante del raggruppamento investigazioni scientifiche. “Il reparto che guido – ha aggiunto – ha una sezione anti atti persecutori che si occupa proprio dell’analisi e del monitoraggio del disagio giovanile quando sfocia in forme di aggressività di tipo criminale e con una particolare attenzione verso i minori. E’ formata professionisti di vari settori, come psicologi, criminologi e informatici perché l’approccio deve essere anche di tipo scientifico”.