Botta e risposta in Assemblea sull’indagine appalti Anas

525
Regione Umbria: la situazione del personale precario
   

Botta e risposta in Assemblea legislativa sull’indagine degli appalti Anas che vede coinvolto Tommaso Verdini.

Il consigliere del Pd Tommaso Bori ha infatti illustrato una interrogazione per chiedere “trasparenza e chiarezza, per conoscere se i membri della Giunta, direttamente o tramite i loro staff, hanno avuto contatti con gli indagati in merito agli appalti al centro dell’indagine, e per sapere quali risvolti avranno le indagini sui lavori in Umbria, essenziali per il Paese e per la Regione”.

“Da notizie di stampa emerge chiaramente che si tratta di appalti gestiti dagli uffici centrali di Anas e quindi ammesso e non concesso che siano avvenute irregolarità (e questo è tutto da dimostrare) respingo sdegnosamente qualsiasi allusione, senza tema di essere smentito” la risposta dell’assessore regionale Enrico Melasecche. “Mentre conosco benissimo i vertici di tutte le società di Stato che svolgono funzioni connesse con le mie deleghe, non ho mai avuto contatti in merito agli appalti al centro delle indagini” ha aggiunto. “Non mi interessa e non mi è mai interessato – ha detto ancora l’assessore – andare a rimestare o tramare per favorire l’uno o l’altro. La nostra regione è eventualmente vittima di eventuali azioni che dovessero essere state commesse”.
Bori ha parlato di “spettacoli aberranti” citando “il sottosegretario Sgarbi che dovrebbe vigilare sui furti di beni e opere storici” e le “feste di capodanno dove i parlamentari vanno con la pistola carica” mentre il ministro “Salvini non risponde in Aula come invece chiediamo a voi di fare rispetto alle inchieste sugli appalti Anas” che “riguardano anche tanti cittadini come quelli umbri”. Il consigliere del Pd ha quindi citato un’intercettazione agli atti nella quale chi parla dice che “bisogna annà a Perugia a dare due schiaffi a uno”. Illustrando l’atto in Aula Bori ha detto che, “come riportato da numerosi organi di stampa, la Regione Umbria è centrale nella maxi inchiesta della procura di Roma sulle commesse di Anas che ha portato agli arresti domiciliari di alcuni imprenditori, tra cui Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare Denis Verdini, anche lui nel registro degli indagati, e due dirigenti dell’Anas che sono stati sospesi dai pubblici uffici per 12 mesi”. “Stessa misura cautelativa – ha aggiunto – è stata applicata anche a Fabio Pileri, narnese di origine e ora residente a Terni, socio di minoranza della società Invert srl al centro dell’indagine. Da quanto si apprende dalla stampa i funzionari Anas indagati avrebbero fornito informazioni riservate su procedure in corso per favorire gli imprenditori segnalati dalla Invert srl. I consulenti ne avrebbero tratto vantaggi in termini economici, attraverso incarichi fittizi di consulenza o ricevendo soldi in contanti, e potere di influenza. Pileri, si apprende sempre dalla stampa, aveva aperto nel 2022 una società di consulenza ‘Pica consulting’ con il socio Andrea Carminati, figlio di Massimo Carminati, ex dei Nuclei armati rivoluzionari, che affonda le radici nella banda della Magliana e noto per i rapporti con i boss della camorra romana. Fra gli appalti attenzionati ce ne sono quattro che riguardano lavori da milioni di euro per la manutenzione delle gallerie della nostra regione. Fra loro il lotto 2 dell’accordo quadro quadriennale per il risanamento strutturale, appalto da 60 milioni di euro per Toscana-Lazio-Umbria-Marche-Abruzzo-Molise. Al centro dell’indagine ci sono anche i 4 milioni del lotto 5 Molise Umbria ed i 15 milioni per i lavori di risanamento strutturale e impiantistico delle gallerie previsti nell’accordo 8. Gli estratti delle intercettazioni riportate dagli organi di stampa in questi giorni riportano frasi gravi e preoccupanti come ‘questa è corruzione in cambio di posti’, ‘tocca annà a Perugia a dà dù schiaffi a uno’ e ‘quel milione e duecentomila euro che ti ho sbloccato io di quella galleria a Perugia, che sennò a te non ti facevano toccare palla a me è valso un avviso di garanzia’. I fatti che emergono preoccupano molto in quanto riguardano il Ministero delle Infrastrutture che ogni anno affida appalti milionari ed è necessaria la massima chiarezza e trasparenza. La nostra regione svolge un ruolo centrale in questa inchiesta sia perché è umbro uno degli indagati, ma anche per i numerosi interventi compresi negli appalti al centro dell’indagine”. “La nostra Regione – ha risposto Melasecche – è vittima di eventuali azioni che dovessero essere state commesse. Dalle notizie di stampa emerge chiaramente che si tratta di appalti totalmente gestiti dagli uffici centrali di Anas, quindi ammesso e non concesso che siano avvenute irregolarità, e questo al momento è tutto da dimostrare, respingo sdegnosamente qualsiasi allusione senza tema di essere smentito. Non ho mai avuto contatti con gli appalti in questione, non mi interessa andare a rimestare per favorire uno o l’altro. Non voglio pensare che il segretario del Pd, noto garantista, voglia accusare un assessore in base a delle notizie di stampa. Mi rifiuto di pensare che voglia cercare di ottenere dal buco della serratura vantaggi politici sfruttando notizie tristi. Se poi il consigliere Bori è curioso di conoscere notizie in merito a soggetti cui fa riferimento nella sua interrogazione, consiglio di rivolgersi alle passate amministrazioni umbre del suo stesso colore politico e troverà ampia soddisfazione e notizie di dettaglio. Per quanto riguarda gli appalti in Umbria posso dire tranquillamente che a me farebbe piacere che, nella massima legalità e rigore, i lavori possano essere svolti preferibilmente da imprese umbre e con maestranze umbre. Per questo il mio assessorato sta tenendo elenco imprese umbre. Per quanto riguarda eventuali risvolti delle inchieste sui lavori umbri, io non posso immaginare se i fatti riportati avranno risvolti penali e con quali conseguenze. La mia azione, a volte anche martellante, è sempre stata volta ad accelerare i lavori nei cantieri e a chiedere se i lavori proposti in galleria fossero indispensabili, chiedendo di accorparli per dimezzare i tempi di blocco della circolazione. Le mie insistenti richieste sono volte alla sicurezza dei lavoratori, degli automobilisti, dei cantieri ma anche alla celerità dei lavori per portare a conclusione opere in maniera più veloce possibile. Il contrario di quello che adombra l’interrogazione. Il senso politico che si prefigge l’interrogazione è di cercare accostamenti che possano schizzare fango nel comportamento di un membro della Giunta. L’etica della responsabilità mi impone di gestire in modo manageriale le migliori strategie per fare gol, quello che mi chiedono gli umbri, la presidente Tesei e questa maggioranza. Il mio modo di agire è quello di perseguire obiettivi sfidanti, mai affrontati prima, comporta sempre di prendere posizione anche con il rischio di farsi qualche nemico, perché qualsiasi nuova opera ha sempre dei nemici, che siano negazionisti o avversari politici che preferiscono far perdere finanziamenti ed impedirti di realizzare un progetto pur di poterti accusare poi di incapacità. Lo sforzo di chi agisce nel settore delle infrastrutture deve necessariamente seguire passo passo l’iter per evitare che qualsiasi inciampo faccia perdere mesi ed anni. Tutto questo comporta un lavoro continuo ed incessante di pressing, spesso scomodo. Ma se fatto con lo spirito giusto e con il rigore necessario appaga quei pubblici amministratori che si sentono al servizio di tutti i territori. Questa è la forma più nobile della politica che prediligo, quella della visione strategica cui seguono le realizzazioni. Stia tranquillo il segretario del Pd. Attendiamo lo svolgimento delle indagini. La Regione Umbria, questa Giunta, non hanno nulla da temere da comportamenti illeciti del sottoscritto. Un consiglio: si guardi in casa piuttosto perché la storia dell’Umbria è piena di esempi eclatanti”. Nella sua replica Bori si è detto “insoddisfatto della risposta dell’assessore, che ha preso tutto sul personale”. “Ma la Giunta è composta da più persone – ha proseguito – e mi sembra strano che in pochi giorni lei abbia verificato che nessuno abbia avuto contatti con queste persone. Le avevamo chiesto una verifica che evidentemente non ha svolto. Volevamo sapere quale impatto potesse avere l’inchiesta sulle opere umbre, ma non ha risposto”.