Aborto farmacologico, parla il coordinamento femminile regionale di Uil Umbria

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Foto: Vanity Fair

Aborto farmacologico, parla il coordinamento femminile regionale di Uil Umbria. “Si vada oltre le delibere di Giunta, al centro provvedimenti a favore della maternità e della donna”

   

Nel dibattito che si è sviluppato attorno alla delibera con cui la Regione Umbria ha cancellato la possibilità di effettuare una interruzione volontaria di gravidanza farmacologica al proprio domicilio o in regime di day hospital, si alza la voce del Coordinamento femminile regionale Uil Umbria.

“È una sconfitta anche culturale – fa sapere il Coordinamento – che si parli solo di interruzione di gravidanza e non si metta alla base della discussione una vera ripartenza. La scelta di provvedimenti a favore della maternità e della donna, non ha trovato negli anni le gambe giuste per camminare, ma proclami e tifosi per ogni modello; anzi la maternità è per una donna nel lavoro spesso un ostacolo. La Uil tutta ed il coordinamento femminile regionale in particolare, invitano a riflettere per nuove basi, oltre la questione delle delibere di Giunta. Il dopo coronavirus lo impone e non si può perdere l’occasione. La legge 194 del 1978 – continua il Coordinamento – titola ‘Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza’. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. Bisogna rilanciare l’educazione sanitaria e sessuale, la difesa del valore del proprio corpo, la prevenzione, organizzare i servizi necessari che nel tempo sono stati considerati marginali, sviluppare ancora di più nelle scuole la cultura della salute e della procreazione responsabile. Partendo dal fatto che un aborto è una scelta complessa e dolorosa – conclude il Coordinamento –, le esperienze da noi raccolte dalle donne non sono a voce unica rispetto all’uso della pillola Ru486 o al Day hospital o al domicilio. La materia va trattata fuori dai preconcetti e con equilibrio e rispetto. Bisogna davvero approfondire i diversi aspetti scientifici ed amministrativi, per fare la scelta più giusta per la salute della donna ma dal confronto sereno si trovano soluzioni buone. Questi dati e questo confronto è ciò che ci attendiamo”.