Antonio Gamboni: un designer alternativo

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A Perugia esiste un modo diverso, e quanto mai originale, di collezionare la mitica Vespa. Merito di Antonio Gamboni, vespista accanito sin dalla metà degli anni cinquanta, quando poco più che adolescente fece il suo esordio sulle due ruote ed in sella ad una “Gs 150”. L’attuale Presidente onorario del Vespa Club Perugia, titolo che si è guadagnato per la lunga militanza nell’associazione e per aver contribuito alla rinascita della stessa nei primi anni duemila, è un noto amatore  ma anche uno stravagante designer. Nella esposizione “casalinga”, nel quartiere di San Marco, ci sono almeno sessanta vespe e tutte una diversa dall’altra. Differenti per età e modello, ma anche per le caratteristiche estetiche. A fianco della mitica Px, della preziosissima “60”, ancora custodita sotto una fitta coltre di cellofan, della Et3 e della già citata Gs, spiccano esemplari davvero unici. La “Vespa da pesca”, rimodellata con tanto di rete, tasca per i bigattini e canna, la “Vespa rustica”, la “Vespa country” e la “Vespa del muratore”, dove dietro la sella sono alloggiati una carriola, gli arnesi del mestiere e il panierino per il pranzo. Nel tempo l’ingegno di Gamboni ha prodotto anche una versione “mimetica” e quella, davvero affascinante, che celebra Perugia e i suoi “Baci” Ci sarebbe voluto un taccuino e la velocità di un dattilografo per annotarsi tutte le modifiche e le peculiarità che l’artista ha enucleato durante una fugace ma emozionatissima visita. L’ingresso al “museo” è stato battezzato con la vista dell’ultima nata, una riedizione “gamboniana” della “faro basso”, con la carrozzeria letteralmente tappezzata da articoli di giornale e foto che rievocano gli anni d’oro del cinema italiano. Poi tantissimi cinquantini dai più svariati colori, con l’occhio che inevitabilmente è caduto su quelli che hanno contraddistinto il vezzo sportivo di Gamboni. Telai modificati, motori maggiorati e una certezza: una ha avuto persino la forza di spingersi oltre i centotrenta chilometri allora. In sella chiaramente Antonio, all’autodromo di Magione: testa china e a tutta “manetta” sul drittone. Alla fine applausi e qualche perplessità di un giovane gareggiante: “O ragazzo, me guardi, io c’ho settantaquattro anni”. Peccato non essersi portati dietro il “cinema”, per dirla alla Gamboni, o più semplicemente una telecamera per filmare i racconti e riproporre gli esemplari. Neanche le foto rendono l’idea del tutto. Troppo ferme per menzionare la lunga serie di aneddoti, che custodiscono nel tempo l’ingegno, l’abilità e la passione del personaggio. Negli scatti, tuttavia, resta ben impresso il sorriso dell’uomo, che trasmette a pelle grande simpatia e molta ammirazione. Antonio Gamboni: unico come le sue Vespe.