A Castelluccio una ricostruzione post-sisma all’avanguardia

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Tutela architettonica e del paesaggio. Se ne è discusso al Maxxi

   

Trasformare una criticità in un’opportunità di sviluppo del territorio e di avanzamento della ricerca, attraverso una ricostruzione urbana con tecniche d’avanguardia che “non ha precedenti nel mondo” e che rappresenterà una nuova frontiera dal punto di vista dell’innovazione: questo lo spirito che ha animato la giornata di studio sul modello innovativo di ricostruzione e messa in sicurezza di Castelluccio di Norcia, dopo il sisma del 2016.

Con l’incontro al Museo Maxxi a Roma dal titolo “Città, infrastrutture e terremoti: modelli antisismici d’avanguardia in Umbria”, è stato illustrato il progetto, elaborato dal dipartimento di Ingegneria civile e ambientale e dal dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia, condiviso dalla Regione Umbria.

Obiettivo del modello – è stato detto – è quello di puntare ad una tutela architettonica ma anche di preservare una valenza paesaggistica. Restituire edifici sicuri ma mantenere la storia di Castelluccio, soprattutto per i suoi spazi pubblici, è l’intenzione dell’intervento. Lo ha sottolineato l’arch. Francesco Nigro, progettista del piano attuativo, a cui hanno fatto poi seguito gli interventi degli ingegneri Paolo Iannelli, soprintendente speciale per le aree sisma del ministero della Cultura, e Fulvio Soccodato, sub-commissario alla Ricostruzione sisma 2016. Di Umbria come modello di ricostruzione ha poi parlato l’ing. Stefano Nodessi Proietti, direttore generale al Governo, territorio, Ambiente e Prociv della Regione Umbria, e direttore Usr (Ufficio speciale per la ricostruzione)-Umbria, portando i saluti di Donatella Tesei.

“Queste idee nascono in Umbria – ha osservato – perché ogni terremoto ci ha portato via un pezzo di storia ma ci ha lasciato delle conoscenze e un modo di pensare la sicurezza che negli anni ha fatto della nostra regione un luogo dove sviluppare nuove idee”.

Relativamente al modello antisismico d’avanguardia, Nodessi lo ha definito “un passo avanti culturale che può servire anche ad altre regioni”.