«San Francesco e i ‘comunisti’, che brutto speculare sul Poverello di Assisi»: nota di Scoccia (Fdi)

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‘Arruolarlo per fini politici è un’operazione inqualificabile e una forzatura inammissibile. Il Santo serviva i poveri, non voleva il comando delle strutture’

   

 

“Ci vuole rispetto, innanzitutto. Rispetto, prima di ogni altra cosa. La campagna elettorale per le elezioni regionali in Umbria deve ancora entrare nel vivo ma stanno già accadendo cose buffe che talvolta travalicano i confini del grottesco, quando non sfociano direttamente nel controsenso. Proprio su questo ultimo aspetto intendo soffermarmi in questa mia riflessione. Non sarà sfuggita agli umbri l’ostentazione smodata che viene fatta della figura di San Francesco da parte di illustri rappresentanti del cosiddetto campo largo. Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, candidata per il centrosinistra alla presidenza della Giunta, ne fa qualcosa di quasi personale: nella sua prima uscita pubblica ha dichiarato che il Cantico delle creature di San Francesco è «quanto di più vicino» al suo programma elettorale. «Il mio manifesto», ha sentenziato. Il manifesto di un campo largo che in Umbria mette insieme tutto e il contrario di tutto, dai boy scout ai centri sociali. Ed ecco che arriviamo al controsenso perché proprio al mondo dei centri sociali è contiguo il sindaco di Perugia, Vittoria Ferdinandi, comunista di ferro (pugno chiuso, Rolex e stella rossa tatuata sul polso). Lei, esponente della sinistra più radicale, al Teatro Lyrick nel giorno della presentazione della Proietti è salita sul palco chiamandola «sorella mia». E poi giù, il solito passaggetto sui «sogni» e subito a seguire un altro sul «linguaggio universalistico di San Francesco da recuperare». Va così: quella del «marxismo caldo» oggi abbraccia San Francesco.

Meritano di essere sottolineati alcuni aspetti affinché nel futuro prossimo, se possibile, si evitino ulteriori speculazioni. ‘Scherza con i fanti ma lascia stare i santi’, dice un antico proverbio che ci ricorda di tenere distinto il sacro e il profano.

San Francesco è una figura profondamente religiosa, mentre il comunismo, soprattutto nella sua forma marxista, è intrinsecamente ateo e materialista. Karl Marx vedeva la religione come ‘l’oppio dei popoli’, uno strumento usato dalle classi dominanti per mantenere il controllo sulle masse, distraendole dalla lotta di classe e dai problemi materiali. San Francesco predicava una vita di povertà volontaria, spiritualità e umiltà per avvicinarsi a Dio, e ciò è molto diverso dal concetto di povertà del comunismo inteso come il risultato di ingiustizie sociali ed economiche da eliminare: per i comunisti la povertà non è un valore da ricercare ma una condizione da combattere con l’azione politica e la rivoluzione. E se la missione del Poverello era incentrata sulla trasformazione personale e spirituale degli individui per una vita in armonia con la natura, gli altri esseri umani e Dio, quindi senza alcuna visione politica strutturata, l’enfasi del comunismo è posta su un cambiamento di sistema da sviluppare attraverso la rivoluzione sociale e l’azione di massa. Qui la dimensione politica è ovviamente centrale.

San Francesco era un pacifista convinto e il suo obiettivo era servire i poveri, non certo prendere il controllo delle strutture politiche per cambiarle dall’alto. Il suo approccio era basato sulla rinuncia volontaria, non sulla requisizione delle risorse o sulla rivoluzione. Nei regimi comunisti si lottò con metodi violenti e questo – va da sé – sarebbe in netto contrasto con la sua filosofia di non violenza.

Ecco, mettere insieme i due mondi crea una dissonanza ironica: le basi, filosofiche e morali, sono profondamente diverse, in molti casi letteralmente inconciliabili. È come mischiare acqua e olio: il brodo si allunga ma i liquidi si riconoscono perfettamente.

Rispetto. Ci vuole rispetto, evitando d’ora in avanti di speculare per ragioni politiche sulla figura universale di San Francesco, il quale, a prescindere dall’orientamento, difficilmente avrebbe gradito schierarsi da una parte o dall’altra”