“Umbria Jazz dei miracoli”, autentico “vaccino” per Perugia

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“Umbria Jazz dei miracoli”, autentico “vaccino” per Perugia.  Primi flash dall’evento cittadino per eccellenza, un po’ “ristretto” ma che suona come una liberazione

   

Quando all’una di notte passata, mescolandosi alla gente e senza rifiutare foto ricordo, hanno cominciato a sfilare per Corso Vannucci i componenti della Jazz at Lincoln Center Orchestra che ha accompagnato la star di New Orleans Wynton Marsalis nel concerto d’esordio dell’Arena Santa Giuliana, è quasi sembrato chiudersi il cerchio della rinascita di Umbria Jazz. E con essa quella di una città intera che vede nella kermesse, ideata nel 1973 da Carlo Pagnotta e Sauro Peducci, il suo evento – non solo culturale per eccellenza. Perché l’edizione più difficile, quella della ripartenza dopo il “Covid 19”, sarà anche un po’ ristretta, con capienze limitate e senza alcune pietre miliari della sua popolarità (dai concerti gratuiti in piazza ai festosi assembramenti nelle strade e nei club notturni), ma suona come una rinascita capace di abbinarsi bene a un compleanno numero 48 che, per dirla con la Smorfia napoletana, vale più di un morto che parla (sbaglia chi associa alla figura allegorica il 47 che per definizione partenopea è solo “il morto”). Quasi fosse un prodigio, appunto, per come si era messa, l’essere riusciti a “riorganizzare” ciò che sembrava se non impossibile tremendamente difficile.

E’ l’Umbria Jazz “dei miracoli”, allora? “Sì, non ci sono dubbi”, gongola l’Assessore comunale alla Cultura, Leonardo Varasano, mentre il buon Wynton trascina con la sua tromba un Santa Giuliana voglioso di emozioni. Del resto, corsi e ricorsi storici, coincidenze tutt’altro che casuali, proprio su quel prato ora per 10 giorni nascosto da formelle di plastica ad incastro ebbe inizio la storia calcistica del “Perugia dei miracoli”. E in effetti anche qui si parla di una Squadra (S maiuscola voluta) compatta e vincente, regista Carlo Pagnotta e capitano Gianluca Laurenzi (Presidente della Fondazione di Partecipazione Umbria Jazz), che punta dritta alla meta. Poco importa se le seggiole, disposte certosinamente in fila per garantire il giusto distanziamento, ai lati della platea e in fondo sono vuote: il migliaio di presenti (sui 1.700 posti autorizzati, gradinata compresa) vale dieci volte di più.

La musica invade i cuori e fa dimenticare ciò che si spera sia alle spalle. E’ così anche al Teatro Morlacchi dove la Rassegna delle Orchestre Jazz italiane merita senz’altro pubblici più robusti; e pure alla Sala Raffaello dell’Hotel Brufani in cui l’Emmet Cohen Trio dispensa qualità e un pizzico di follia. Come detto non ci sono i palchi in Piazza IV novembre o ai giardini Carducci, non ci sono gli stand degli sponsor o l’abituale maxi punto ristoro nelle aree limitrofe a Piazza Italia, non ci sono i club notturni (irripetibili quelli anni ’80 e ’90 targati Angelino e compagnia), tutto è più ovattato, a tratti perfino vuoto.

Ma Umbria Jazz 2021, quella appunto dei miracoli non solo per il fatto che “si fa”, suona come il miglior “vaccino” che potesse esserci per i perugini e per la ripresa delle manifestazioni culturali cittadine. La gente lo ha capito e ringrazia a modo suo: venerdì sera, messe in archivio le due anteprime, in tanti non hanno voluto rinunciare al tradizionale struscio in centro storico anche se non risuonavano le note di cittadini onorari come Ray Gelato e Rokin’ Dopsie Jr. (sì, proprio lui che salutava dal palco con il celeberrimo “Paaaaarugiaaaa”). E la gente apprezza anche gli sforzi per organizzare vicino a un cartellone ricco e molto più “jazz” rispetto agli altri anni qualche evento collaterale, sempre con ingressi contingentati che però valgono più di un semplice segnale, come “Uj4Kids” dedicato a bambini e ragazzi (ogni mattina ai Giardini del Frontone); la presentazione di libri sul jazz alla Sala dei Notari; i concerti pomeridiani ad ingresso gratuito degli studenti del Conservatorio “Francesco Morlacchi” presso l’Auditorium di piazza Mariotti. Insomma, Umbria Jazz c’è. E ci sarà su queste colonne anche “L’altra Umbria Jazz”, quella che come nel 2019 porterà alla vostra attenzione i mille volti, magari nascosti, della “nostra” manifestazione più bella.

Francesco Bircolotti