Stefano Vinti: “Una svolta economica radicale per contrastare il declino dell’Umbria”

1151
Più disoccupazione e precarietà, Vinti:
   

Come è stato confermato nel recente convegno “il declino nascosto”, organizzato a Perugia da Sinistra Italiana, la situazione economica e sociale dell’Umbria è molto preoccupante. Ormai è sbagliato parlare solo di crisi, perchè siamo dentro una stagnazione economica profonda che produce una forte regressione sociale, di cui le classi dirigenti regionali ignorano le vie di uscita, se non proponendo le solite, consunte,inefficaci e sbagliate ricette liberiste (meno diritti sociali, privatizzazioni, abbassamento di stipendi e salari), che in Italia e in Umbria sono la causa e non la soluzione del problema. In Umbria alcuni dati parlano chiaro, come ad esempio, dal 2008 ad oggi, il tasso di occupazione è passato dal 65,2% al 61,3%, con una perdita complessiva di 35 mila posti di lavoro; il calo del Prodotto Interno Lordo è del 16,5%; il reddito pro-capite registra un calo di 617 euro l’anno; sono 24 mila i lavoratori umbri che vivono con i voucher; gli umbri sotto la soglia di povertà e a rischio povertà, ormai, raggiungono la ragguardevole cifra di circa 240 mila, ed infatti i salari dei lavoratori umbri sono inferiori del 9,5% rispetto alla media nazionale; la percentuale dei pensionati al minimo è la più alta d’Italia. Pertanto aumentano sia la disoccupazione, sia le diseguaglianze sociali, la precarietà della vita che del lavoro, le povertà assolute e relative. Questi sono solo alcuni dei dati che ribadiscono il “declino” economico e sociale dell’Umbria. Un declino che ha cause lontane e strutturali ma che sorprendentemente non assume nessuna rilevanza nel confronto politico ed istituzionale locale, quasi che questo declino debba essere nascosto, invece che sviscerato e affrontato con determinazione e con una nuova volontà d’innovazione e un alto tasso di originalità. A fronte del “declino” che ha investito la nostra regione, è urgente avviare un confronto serio e serrato tra istituzioni, forze politiche e sociali, su alcune questioni cruciali, che possono essere: 1) la predisposizione di un Piano Regionale del Lavoro, 2) un Piano Regionale di nuovi Investimenti Pubblici, 3) nuove politiche industriali rivolte all’industria manifatturiera; 4) nuove politiche a sostegno della domanda interna regionale di beni e servizi; 5) una nuova politica del lavoro che finanzi la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore ( lavorare meno lavorare tutti); 6) l’istituzione di un Reddito di Cittadinanza. Quindi, occorre avviare una svolta economica radicale, netta e chiara, se si vuole contrastare il declino dell’Umbria e aprire una nuova stagione di sviluppo economico, sociale e civile.