Mezzo secolo di Umbria Jazz, Perugia raggiunge le stelle

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Al via con Bob Dylan l’edizione più bella e importante di sempre. Tutti “figli” di Carlo Pagnotta

   

Chi ha qualche anno in più ed è appassionato di calcio ricorderà facilmente il ritornello di una canzonetta estiva (la celebre “Da Da Da”) dedicata alla vittoria della nazionale italiana ai Mondiali in Spagna, in cui il gruppo “meteora” Master cantava “son tutti figli di Bearzot!”, il mitico allenatore azzurro. Ecco, se 41 anni dopo qualcuno inventasse un motivetto scherzoso in perfetto stile jazz, in occasione della kermesse musicale più amata dai perugini e non solo, nel ritornello verrebbe facile inserire la frase omologa “son (o siam)  tutti figli di Carlo Pagnotta”. Perché anche chi ha solo marginalmente o per caso avuto a che fare con Umbria Jazz, sin dalla sua prima edizione nel 1973, non può non conoscere l’ideatore e l’anima di una manifestazione entrata nel cuore di tutti e assurta a vero volano sociale, economico e turistico per la città. E per questo riconoscergli meriti e gratitudine, proprio come ha fatto l’Amministrazione comunale che lo ha inerito nell’Albo d’oro della città del Grifo.

E alla soglia dei 90 anni è proprio “Sir Charles”, chiamò così il suo negozio inizialmente di cravatte prima e abbigliamento da uomo poi, la prima e totalizzante immagine di questa 50esima edizione dell’evento per eccellenza che ha saputo e sa ancora riempire le piazze, le vie e l’Arena (Santa Giuliana) della più bella musica (non solo in chiave strettamente jazzistica) e della migliore vitalità cittadina. Un autentico guru, come è emerso qualche giorno fa da una chiacchierata tra il “nostro” e lo storico cantore di penna di UJ Marco Molendini alla Sala dei Notari, a cui ogni perugino – lungi da qualsiasi piaggeria di bassa lega – dovrebbe dire grazie sia per aver portato la città sul tetto di un certo mondo artistico, sia per tutto l’indotto creato, non solo per i pochi giorni di ieri o per i dieci di oggi, in barba a qualche vento contrario nel passato e alle difficoltò fisiologiche (logistiche ed economiche) che inevitabilmente comportano eventi di questa portata. Ma in questa storica giornata di icone, Pagnotta non è l’unica. Il cartellone, il migliore di sempre probabilmente e comunque degno del prestigioso anniversario, propone subito la leggenda Bob Dylan sul palco principale. In 5.000 sono pronti a rispondere presente per una notte che entrerà nella storia per Perugia. Non solo per i virtuosismi dell’unico musicista premio Nobel per la letteratura, ma anche perché tutti dovranno consegnare all’ingresso i propri cellulari e apparati elettronici in quanto in un tempio ci si deve dedicare solo alla rispettiva religione e al suo profeta. Che sarà lì con un concerto più da vivere che ascoltare. Come da vivere è appunto un’Umbria Jazz che fino a domenica 16 ha deciso di stupire. A dire la verità, già lo ha fatto prima di iniziare: ieri, in una sorta di prologo da brividi che ha visto in sequenza l’anteprima di UJ 4 Kids (dedicata ai ragazzi e alle scuole di musica del territorio), l’inaugurazione della mostra fotografica sulla storia del Festival alla Galleria Nazionale dell’Umbria e il concerto della Banda dell’Arma dei Carabinieri in piazza IV Novembre (tutti argomenti di cui avremo modo di parlare) si è subito capito che l’edizione dei 50 anni ha già vinto. Sfogliare il programma, ricco di proposte in tanti luoghi e per tutti i gusti, è una scarica di adrenalina dai mille risvolti. Ed essere in questi giorni a Perugia non potrà che fare invidia a chi si perderà lo spettacolo. Forza, si comincia! Pronti a raggiungere le stelle. Buon Umbria Jazz a tutti!

Francesco Bircolotti