Disagio giovanile dopo il Covid, uno su tre ne soffre

225

Convegno promosso dall’associazione Elisa83

   

L’impatto globale della pandemia sulla salute pubblica è stato notevole e ha inciso sulla salute mentale e il benessere psicofisico di molti, tra cui i bambini e gli adolescenti, più vulnerabili.

Uno su tre, oggi, ne soffre.

Se ne è discusso in un convegno organizzato a Perugia dall’associazione Elisa83 Organizzazione di volontariato, con il patrocinio della Regione e in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine assistenti sociali dell’Umbria.
Ai lavori, presieduti da Adolfo Orsini, presidente di Elisa 83 Odv, hanno partecipato, fra gli altri, anche Paola Agabiti (in videoconferenza), assessore a Istruzione e Diritto allo studio della Regione Umbria, Cinzia Morosin, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali dell’Umbria, Laura Dalla Ragione, direttrice dell’unità operativa Psichiatria e riabilitazione disturbi alimentari della Usl Umbria 1, Patrizia Cecchetti, coordinatore Servizi sociali Asl Umbria 1.
“Nel servizio di sostegno psicologico progetto ‘Ottavo Segno’ del Comune di Perugia – ha detto Tuteri – abbiamo oltre mille pazienti attenzionati e il 30% di incidenza del disagio mentale giovanile, il che significa che un adolescente su tre soffre di disturbo mentale”.
“Il 2020, ma poi anche il 2021 fino al 2022 sono stati anni difficili per i preadolescenti e gli adolescenti – ha affermato Dalla Ragione – che hanno risentito di più della pandemia in termini di isolamento sociale, esclusione dalla scuola e, paura del futuro. Sono aumentati i disturbi alimentari e sopraggiunti altri tipi di disturbi come attacchi di panico, depressione e autolesionismo”.
“La nostra è una regione ricca di esperienze, progetti, normative e professionalità. Quello che manca – ha osservato Cecchetti – è l’integrazione fra i servizi. Un altro compito dei servizi è quello di sostenere gli adulti, educatori, genitori e chi ha a che fare con gli adolescenti”.
“Negli ultimi anni abbiamo visto un aumento di pressione delle richieste ma soprattutto della loro gravità. Noi professionisti – ha spiegato Morosin – siamo sotto stress non tanto per le risorse economiche a disposizione quanto per la necessità di fare sistema perché i bisogni sono talmente complessi che richiedono l’intervento di più professionisti”.