Da pandemia “forti ripercussioni” sull’ economia Umbria

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Da pandemia “forti ripercussioni” sull’ economia Umbria. Questo quanto emerge dal Rapporto della Banca d’ Italia

   

La pandemia ha determinato “forti ripercussioni sul sistema economico regionale, già indebolito”. In particolare nel 2020 il Pil dell’Umbria è diminuito del 9%, in linea con l’andamento nazionale, mentre l’industria ha registrato un calo del valore aggiunto dell’11,8%. Sono alcuni dei dati principali contenuti nel Rapporto sull’economia dell’Umbria della Banca d’Italia, presentato oggi.

“Le previsioni degli operatori – ha detto Miriam Sartini, responsabile della filiale di Perugia – prefigurano una parziale ripresa o un recupero delle attività nel corso del 2021, in generale comunque le prospettive di crescita sono fortemente dipendenti dal successo della campagna vaccinale, dal mantenimento delle politiche espansive e dall’efficace avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Sempre nel 2020 in Umbria le esportazioni hanno registrato un calo del 12,8%, più elevato rispetto al resto del Paese e al centro. “Un forte calo del fatturato” si è registrato nel settore dei servizi, in particolare nelle attività commerciali al dettaglio non alimentare, nella ristorazione e nel turismo, “i cui i flussi si sono dimezzati nel 2020”.

Gli investimenti “già deboli alla vigilia della crisi”, si sono ulteriormente ridotti del 18,7% nel settore industriale. L’impatto sul mercato del lavoro è stato, secondo Bankitalia, “considerevole”: a fronte della sostanziale tenuta dell’occupazione a tempo indeterminato, si è registrato un calo del 17,6% dei lavoratori a tempo determinato. I giovani tra 15 e 34 anni non impegnati in attività di studio o lavoro sono saliti a 35 mila, +25% rispetto al 2019. Il grado di digitalizzazione è invece in linea con l’Italia, ma molto inferiore alla media europea.

“L’Umbria – ha commentato Sartini – vive una fase declino profondo per debolezze strutturali più accentuate. Il Pnrr è un’occasione da non perdere per superare i ritardi accumulati. L’avvio positivo del piano richiede dunque una partecipazione convinta da parte di tutti”.