SLA il male oscuro del pallone, il nuovo libro di Massimiliano Castellani

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La palla resta avvelenata e non dà segni di guarigione. A dodici anni dal suo primo libro/dossier sulla Sla, Palla avvelenata, Massimiliano Castellani, giornalista di Avvenire, riaffronta il tema con Sla, il male oscuro del pallone (Goal Book edizioni, 14 euro) e scopre che la situazione purtroppo resta la stessa: in Italia sono circa cinquemila i malati di sclerosi laterale amiotrofica (o morbo di Gehrig, dal campione di base ball Usa che ne morì a 37 anni nel 1941), ma se il tasso generale di incidenza del male è di 0,5/0,7% ogni centomila persone, nel calcio è di 6,5 volte superiore. È il famoso «morbo del pallone», la malattia degenerativa dell’età adulta che ha ucciso Stefano Borgonovo, Gianluca Signorini e altri ex calciatori meno famosi e presto dimenticati, un lungo mistero irrisolto sul quale indaga da anni anche il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello.
Un mistero irrisolto
Cinquanta i casi noti, diversi altri i dormienti o non denunciati.

«La galassia oscura della Sla è ancora tutta da esplorare – scrive Castellani – sia dal punto di vista scientifico, sia sul piano di una corretta comunicazione ‘socialmente utile’».

La Sla infatti – a cui solo il 20 per cento dei malati sopravvive 5 anni e appena il 10 per cento 10 anni – è malattia subdola, avvolta nella nebbia, «multifattoriale». Le sue cause sembrano mille e nessuna: traumi a gambe e testa, eccessi di fatica, abuso di antinfiammatori, contatto con i pesticidi e i diserbanti per i campi (tesi credibile, se è vero che in Italia la categoria più colpita dopo i calciatori sono gli agricoltori), mentre non è stato mai dimostrato un legame diretto fra doping e Sla, anche se il sospetto è forte.
Omertà e rimozione
Uno studio scientifico commissionato dalla Federcalcio ha affermato che «sono da escludersi possibili relazioni tra l’attività calcistica e la Sla». L’autore, che non intende sostituirsi né ai medici né ai pm, prende atto ma chiede di stare attenti: abbassare la guardia non si può, anche perché le case farmaceutiche, come accade con tutte le malattie rare, non hanno grande interesse a occuparsene. Per questo, insieme alle storie come quella di Borgonovo, ce ne racconta di nuove, anche dall’estero, dove il morbo di Gehrig esiste ma non è mai stato posto sotto indagine (e almeno in questo l’Italia è all’avanguardia). Sono frammenti di drammi e, spesso, di legittima rabbia d ei malati e dei loro familiari. Con i quali lanciano il loro atto di accusa un medico e un pm:

«Dopo la morte di Borgonovo nel 2013 – osserva amaro Nicola Vanacore, neuroepidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma – l’intera questione è stata rapidamente rimossa dalla memoria collettiva».

E Raffaele Guariniello aggiunge:

«Il mondo del calcio è il più omertoso che abbia mai trovato». Il dibattito, conclude Castellani, va dunque tenuto vivo e accelerato. E, poiché non si guarisce con le sole parole, «con esso va accelerato l’impegno per la raccolta dei fondi da destinare alla ricerca».

Indignarsi e basta non serve più.