Vinti: “Una certa politica non vuole vedere il declino dell’Umbria”

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In questi giorni sono stati resi noti alcuni dati economici e sociali sullo stato della nostra regione,che debbono preoccupare. I dati del rapporto Istat ‘condizioni di vita e reddito’,ci dicono che in Umbria le famiglie in uno stato di ‘grave deprivazione’ raddoppiano in un anno, passando dal 5,2 al 10,4% e così segnando un incremento record a livello nazionale; le famiglie ‘a rischio poverta’ ed emarginazione’ passano dal 21,9 al 28,9%; e le famiglie umbre ‘a bassa intensita’ lavorativa’ passano dal 10,7 al 11,7%.
Sul versante del lavoro l’Istat certifica che gli occupati in Umbria, nel terzo trimestre 2016,rispetto ad un anno prima crollano del 4,2%.Il peggiore risultato in Italia,in un anno si sono persi la ‘bellezza’ di 15 mila e 400 posti di lavoro; gli inattivi,cioe’ coloro che non cercano neppure piu’ un lavoro,sono cresciuti del 7%; il tasso di disoccupazione allargato e’ arrivato ormai ad un terrificante 18%.
Sul versante della precarieta’ del lavoro, del lavoro sottopagato, del lavoro dequalificato e senza tutele,l’Ires CGIL, ci informa che in Umbria i lavoratori con voucher hanno raggiunto l’iperbolica cifra di 30 mila, aumentati del 36% rispetto al 2015.
Pochi dati,ma impressionanti sull’aumento della poverta’, della disoccupazione e della precarieta’ del lavoro ,dati che chiaramente segnalano un profondo declino economico e sociale.
Mentre la nostra regione è colpita anche da questo terremoto economico e sociale,paradossalmente la politica che ‘conta’ dedica il proprio tempo, notevoli energie e risorse a decidere sulle sorti di qualche super burocrate della Regione.
Una situazione che segnala una crisi della politica e del suo rapporto con i bisogni reali dei soggetti sociali piu’ deboli,probabilmente come mai in precedenza.
La politica,la buona politica,invece dovrebbe preoccuparsi di questi dati allarmanti, e aprire un confronto serio,approfondito e partecipato,per cercare di capire con che tipo di politiche innovative si ribalta questa situazione, perchè ormai è chiaro che applicando solamente il ‘renzismo’ o utilizzando i Fondi Europei non se ne esce.
Intanto occorrerebbe varare un ‘Piano del Lavoro umbro’ e introdurre un ‘salario di cittadinanza’ per i disoccupati per contrastare disoccupazione e poverta’,e sostenere tutte le iniziative che provano a abrogare qel ‘ moderno caporalato’ dei voucher.
Cioè, avviare anche in Umbria una nuova stagione riformatrice basata sulla redistribuzione della ricchezza a favore dei poveri, dei precari e dei lavoratori.
Ora ci serve un tavolo dei riformatori umbri,se ancora ce ne sono.

STEFANO VINTI Sinistra Italiana