Referendum sul lavoro: a Perugia per promuovere i “Due Sì”

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Più disoccupazione e precarietà, Vinti:
   

“Con due Sì al referendum, contro il declino dell’Umbria”. È questo il titolo dell’incontro in programma venerdì 10 marzo, alle 16.30, nella sede di Perugia della Cgil, in via del Macello. L’iniziativa organizzata dall’Associazione culturale Umbrialeft si terrà nella sala Pietro Conti e sarà introdotta da Stefano Vinti in rappresentanza dell’associazione stessa. Interverranno Mario Bravi, presidente dell’Istituto ricerche economiche e sociali della Cgil Umbria, Attilio Solinas, consigliere regionale umbro, Aurora Caporali, ricercatrice dell’Università degli Studi di Perugia, e Filippo Ciavaglia, segretario provinciale della Cgil Perugia. A trarre le conclusioni sarà Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra italiana.

“Le forze democratiche e del progresso sociale – ha dichiarato Vinti –, quelle che si battono per la giustizia sociale, l’uguaglianza e la dignità del lavoro, costruiscano in ogni città della nostra regione un comitato unitario a sostegno dei ‘2Si’ ai referendum popolari per il lavoro. Tutti gli ultimi dati sulla quantità e la qualità dell’occupazione ci descrivono, infatti, il ‘declino’ dell’Umbria”.

“Con il governo Renzi e ora con quello Gentiloni – ha aggiunto Stefano Vinti – è stata istituita la possibilità di licenziare i lavoratori senza giusta causa, dilaga la possibilità di utilizzare in modo illimitato e incontrollato i voucher ed è diventata la regola ricorrere al subappalto per massimizzare i profitti e non avere neppure mai visto i lavoratori che realizzano l’opera. Non solo tolgono i diritti, ma anche la possibilità di votare. Il governo Gentiloni, infatti, non fissa la data dei referendum che invece dovrebbero tenersi in un ‘election day’, contemporaneamente alle elezioni amministrative, per non sprecare denaro pubblico”.

“I voucher vanno aboliti – ha commentato ancora Vinti –. Si diceva che sarebbero serviti a legalizzare i lavori saltuari, invece sono diventati un modo per evitare di assumere stabilmente i lavoratori. Un voucher vale 7,50 euro di paga netta l’ora, più 1,30 euro di contributi pensionistici all’Inps, 0,70 euro di assicurazione antinfortunistica all’Inail e 0,50 euro di gestione del servizio. Fanno 10 euro in totale. Questo è il costo orario lordo del lavoro in Italia. Il voucherista non ha diritto a riposi o ferie pagate, non ha diritto ad ammalarsi e a curarsi, alla maternità o alla paternità, a ottenere un mutuo per la casa, al congedo matrimoniale o al permesso ad accudire i figli. Il voucherista è un lavoratore senza diritti. È nato un nuovo settore sociale: il popolo dei voucheristi, dei buoni-lavoro, dei lavoratori pagati con uno strumento inventato per impieghi saltuari nell’agricoltura e le ripetizioni scolastiche, che ha prodotto una mostruosa ‘cinesizzazione’ sociale. Serve un ‘Si’ per abrogare questa ingiustizia”.

“L’altro ‘Si’ – ha concluso Vinti – è per abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti, cioè impedire che ci siano differenze, e quindi discriminazioni, di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o in subappalto, riaffermando il principio che chi opera nel sistema degli appalti deve vedersi garantiti gli stessi diritti e le stesse tutele. Un ‘Si’ per impedire al committente di disinteressarsi di quello che accade ai lavoratori nelle aziende cui vengono appaltati ed esternalizzati i lavori. Quindi due ‘Si’ contro la precarizzazione del lavoro e un comitato in ogni città umbra per la dignità del lavoro e la sua giusta valorizzazione”.