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giovedì, 11 Settembre 2025
 
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Fdi provincia Perugia: “solidarietà a Simona Vitali per attacco sindaco Presciutti”

“oggetto di un osceno attacco soltanto per aver chiesto di valutare possibili riduzioni della tassa sui rifiuti”

Quanto avvenuto nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Gualdo Tadino, è il segnale evidente di un metodo ormai consolidato da parte di Massimiliano Presciutti: quello dell’arroganza istituzionale e della totale chiusura al confronto democratico.

Esprimiamo massima solidarietà al consigliere Simona Vitali, oggetto di un osceno attacco da parte del Sindaco gualdese soltanto per aver chiesto di valutare possibili riduzioni della tassa sui rifiuti

Lo dichiarano Alessandro Moio, Presidente provinciale di Fratelli d’Italia Perugia, e Jacopo Barbarito, Capogruppo FdI in Provincia, commentando duramente l’atteggiamento del Sindaco di Gualdo Tadino – e Presidente della Provincia di Perugia – Massimiliano Presciutti.

«Il grido “Taci!” rivolto in aula con violenza ad un consigliere comunale rappresenta un fatto grave. Evidentemente Presciutti mal tollera il dissenso e il confronto, senza considerare i modi aggressivi rivolti ad una donna, soprattutto perché compiuti dal rappresentante di un partito che fa delle politiche di genere, femminismo e superamento della società maschilista una delle sue bandiere“.

Difenderemo sempre la dignità del confronto politico e il diritto delle opposizioni ad essere ascoltate“, concludono Moio e Barbarito.

 

   

Marsciano è una Città del Vino

Il Comune ritorna nella rete nazionale delle Città del Vino. A sancirlo un incontro in Municipio, giovedì 19 giugno, tra l’Amministrazione e i rappresentanti dell’Associazione

È stato un incontro in Municipio, nel pomeriggio di giovedì 19 giugno, alla presenza del sindaco Michele Moretti e del direttore generale dell’Associazione nazionale Città del Vino, Paolo Corbini, a sancire il ritorno di Marsciano nella rete delle città italiane con una vocazione vitivinicola e custodi di tradizioni, storia e cultura del vino. All’incontro erano presenti anche l’assessore alla cultura del Comune di Marsciano, Michele Capoccia, oltre ad altri rappresentanti della Giunta, il coordinatore per l’Umbria dell’Associazione, Avelio Burini, l’ambasciatore delle Città del Vino Giuseppe Lomurno, rappresentanti dell’associazione Palio delle Botti di Marsciano, della Strada dei Vini del Cantico e del Comune di Trevi. “Per noi è un piacere – ha spiegato l’assessore Michele Capoccia – riaprirci a questa importante esperienza. Non si tratta solo di aderire ad una associazione ma di riportare Marsciano ad essere partecipe e protagonista di iniziative, eventi e incontri legati al mondo del vino e che portano valore anche in termini di turismo a tutto il territorio. Ed il primo di questi appuntamenti è il 18 luglio a Castello delle Forme, dove ospiteremo uno degli eventi della manifestazione Le Notti del Vino, un format che vede la partecipazione di decine di Città del Vino in tutta Italia”.

È stato il direttore Corbini a consegnare ufficialmente al sindaco Michele Moretti la bandiera di Città del Vino. E nella mattina di giovedì, sul tratto della strada provinciale 375 che collega Marsciano alla E45, all’altezza della rotatoria del Cerro, è stato istallato il cartello segnaletico che riporta l’appartenenza del territorio comunale alla rete delle Città del Vino. “L’adesione a questa Associazione – ha sottolineato il sindaco Michele Moretti – è una ottima occasione per riaffermare quanto, per lo sviluppo di un territorio, sia fondamentale e strategico il concetto di fare rete. E valorizzare, grazie alla grande famiglia delle Città del Vino, la nostra tradizione vitivinicola vuol dire sostenere un pezzo importante della nostra economia e al contempo prenderci cura delle nostre campagne e dei bellissimi paesaggi che le caratterizzano”.

Con l’adesione del Comune all’Associazione, Marsciano torna anche a gareggiare nel circuito nazionale del Palio delle Botti. A fine aprile la squadra marscianese di spingitori ha già preso parte ad una prima gara che si è svolta nella città di Mormanno in Calabria, riuscendo a conseguire il terzo posto. Il direttore Corbini ha anche annunciato che Città del Vino è al lavoro per realizzare un catalogo delle strutture museali italiane legate al vino. Aspetto che interessa particolarmente la città di Marsciano visto che da poco il Comune ha acquisito, in comodato d’uso, il Museo delle etichette del vino presente nel centro storico e si appresta a dare vita ad un progetto per la sua valorizzazione. E proprio questa grande collezione di bottiglie, realizzata da Luigi Carloni, è stata oggetto di una visita al termine dell’incontro in Municipio.

   

Lavori di riqualificazione urbana a Ponte San Giovanni: modifiche alla circolazione nel centro storico

Il Comune di Perugia prosegue con decisione nel percorso di riqualificazione urbana e valorizzazione degli spazi pubblici, attraverso due interventi che interesseranno aree strategiche della città.

A Ponte San Giovanni, dal 25 giugno sarà avviato il completamento dell’intervento denominato “Asse delle Centralità”, parte del progetto PINQuA “Ponte San Giovanni – da periferia a città”. I lavori riguarderanno il tratto di Via Cestellini compreso tra Via Panzarola e Via della Scuola, e l’area parcheggio dell’ex mercato, con divieto di transito e sosta per veicoli e pedoni e obbligo di direzione a sinistra per i veicoli in uscita da Via Panzarola su Via Cestellini, per consentire l’esecuzione in sicurezza degli interventi da parte dell’impresa costruttrice.

Al termine dei lavori l’area tornerà fruibile sia come piazza che come parcheggio per tutti coloro che vivono e frequentano il quartiere di Ponte San Giovanni.

Nel centro storico, invece, nella notte tra il 23 e il 24 giugno 2025, e in particolare dalle ore 23.00 alle ore 10 del 24 giugno in piazza Matteotti si procederà al posizionamento di macchinari e container nel complesso del Mercato Coperto, con l’ausilio di autogru.

L’intervento, comporterà l’istituzione del divieto di sosta con rimozione in Piazza Matteotti tra il civico 16 e il civico 12, mentre si attuerà il divieto di transito verso  piazza Matteotti nel tratto compreso tra Via Fani e Via Calderini.

Coloro che provengono  da Via Baglioni per accedere su via Alessi potranno percorrere a senso unico di marcia: Via Fani, Corso Vannucci, Via Calderini mentre coloro che devono proseguire su piazza Danti potranno percorrere Corso Vannucci  e Piazza IV Novembre  (viabilità esterna alle fioriere).  La deviazione del percorso veicolare sarà disciplinata da personale incaricato dall’impresa.

L’assessore Francesco Zuccherini: «Riqualificare lo spazio pubblico significa rendere la città più vivibile, sicura e inclusiva»

«Questi interventi – commenta l’assessore ai Lavori Pubblici Francesco Zuccherini – rappresentano due tasselli fondamentali della nostra visione di città. A Ponte San Giovanni proseguiamo un progetto di rigenerazione che punta a ridare centralità e identità a un quartiere strategico. Nel cuore del centro storico, invece, accompagniamo la rinascita del Mercato Coperto, luogo simbolico della socialità cittadina.

   

Infiorate di Spello: all’alba lo spettacolo dei quadri e tappeti floreali, poi la processione e le premiazioni

 

Spello, 20 giugno 2025 – Come ogni anno, alle prime luci dell’albala domenica del Corpus Domini si apre in un tripudio di colori, dopo una notte di lavoro incessante, durante la quale gli infioratori hanno pazientemente deposto milioni di petali di fiori colorati lungo le strade del centro storico.  I turisti e i visitatori presenti potranno ammirare le opere ultimate in tutto il loro splendore e, lungo il percorso, fermarsi al Museo delle infiorate per una visita e per partecipare al tradizionale annullo filatelico di Poste Italiane (dalle ore 8) su cartolina celebrativa a tiratura limitata, “Annunciazione con i fiori” – Infiorate di Spello 2025, realizzata dal maestro Elvio Marchionni, e timbro disegnato dagli studenti della scuola secondaria di primo grado G. Ferraris.

Nel frattempo gli infioratori saranno impegnati a tenere vive le loro creazioni nebulizzando acqua per conservare la freschezza dei fiori fino all’arrivo della giuria, attesa intorno alle ore 8, e dei numerosi fotografi pronti a immortalare ogni dettaglio. Il momento più atteso della mattinata è la processione del Corpus Domini con partenza alle ore 11 dalla Chiesa di San Lorenzo, dopo la celebrazione della santa messa. Presieduta da don Diego Casini, Priore parroco della Collegiata Santa Maria Maggiore  San Lorenzo Spello, la processione calpesterà le infiorate, ricordando la fugacità della loro bellezza  che conclude questa esperienza collettiva, ricca di significato umano, artistico e spirituale.

Durante la giornata sarà possibile visitare la mostra mercato di florovivaismo e dell’artigianato (presso i giardini pubblici, fino alle ore 19 circa), la mostra fotografica storica a cura di Cine Foto Amatori Hispellum (atrio sala polivalente Piazza della Repubblica), Cromatismi a cura di Michele Martinelli (sale espositive del palazzo Comunale), Spello Arts Exibition a cura del Gruppo in Arte (sala Sant’Andrea), e la mostra bozzetti annullo filatelico “Essere infiore” a cura della scuola secondaria d primo grado di Spello (sala Polivalente di piazza della Repubblica). Fino alle ore 21, all’esterno della Villa dei Mosaici sarà attivo lo street food “Fiori, cibo e fantasia”, un’area allestita con stand e sedute in cui gustare cibo di strada regionale anche a tema floreale.

Nel pomeriggio (dalle ore 16), sempre nell’area street food, la musica dal vivo di “Lola Swing” – inimitabile swing band capitanata dalla vivacissima e raffinata voce di Alessandra Ceciarelli – allieterà il pubblico, in attesa delle premiazioni del 62esimo concorso delle infiorate di Spello (ore 18) che assegnerà l’ambito trofeo Properzio al vincitore assoluto che entrerà nell’albo d’oro (sono in gara quasi 40 gruppi con più di 60 infiorate).

Albo d’oro. I vincitori delle ultime 10 edizioni del Concorso Infiorate di Spello – 2024: Gruppo San Felice; 2023 e 2022: Gruppo Arco Romano; 2021 e 2020: (causa Covid non si è svolto il concorso, una sola infiorata simbolica); 2019: Gruppo Fonte di Borgo; 2018: Gruppo Arco Romano; 2017: Gruppo Aisa; 2016: Gruppo Piazza Gramsci; 2015: Gruppo Arco Romano; 2014: Gruppo Filippo Petrucci; 2013: Gruppo Fonte de Borgo.

   

Trova un portafoglio e lo restituisce ma senza contanti: denunciato dai Carabinieri

I Carabinieri della Stazione di Narni hanno deferito in s.l. per furto aggravato un italiano di mezza età, incensurato. L’attività è scaturita dalla denuncia sporta da un 38enne straniero della zona che, dopo aver smarrito il proprio portafogli all’interno di un supermercato di Narni, ne era rientrato in possesso perché un cliente lo aveva ritrovato e consegnato in cassa, salvo accorgersi che il denaro in esso contenuto, pari a 600,00 €, era sparito. Le immediate indagini avviate dai militari, grazie all’acquisizione dei filmati di videosorveglianza dell’esercizio commerciale, hanno consentito di ricostruire l’accaduto: all’ingresso del supermercato il 38enne smarrisce il portafoglio, che viene notato da un altro avventore sopraggiunto poco dopo; costui si china a raccogliere l’oggetto e, dopo aver prelevato le banconote, si reca in cassa per consegnarlo all’addetta. Quello che sembra un normale gesto di buona educazione e senso civico, si trasforma in reato quando il legittimo proprietario, richiamato a ritirare il bene, si accorge dell’ammanco e sporge denuncia. Una volta identificato l’avventore che, peraltro, si è allontanato dal supermercato subito dopo la restituzione del portafoglio senza effettuare alcun acquisto, per lui è scattata la denuncia.

Il procedimento è pendente in fase di indagini preliminari e sino ad eventuale condanna irrevocabile l’indagato deve ritenersi innocente.

   

Le spoglie di Ascanio della Corgna riposano di nuovo a San Francesco al Prato

Giunge a compimento il lavoro portato avanti da Gianfranco Cialini che nel 2013 ritrovò i resti del condottiero. Si è svolta a Perugia la cerimonia di sepoltura dei resti del marchese

Dopo lunghe vicissitudini, nella mattinata di sabato 21 giugno le spoglie del condottiero Ascanio della Corgna sono tornate a riposare nella ex chiesa di San Francesco al Prato, a Perugia, dove furono inizialmente sepolte nel 1571, anno della sua morte, di ritorno dalla battaglia di Lepanto. Giunge così a compimento anche il lungo lavoro per cui, per tanti anni, si è speso Gianfranco Cialini, presidente del Lions club Corciano, intitolato ad ‘Ascanio della Corgna’, e autore del ritrovamento delle ossa del fu marchese di Castiglione del Lago, Castel della Pieve e del Chiugi. Da quel fortuito ritrovamento avvenuto nel 2013, infatti, Cialini si è impegnato intensamente per approfondire la storia di questo personaggio, definito “tanto importante non solo per la storia di Perugia, ma per quella d’Italia e di tutta Europa”, e per riportare i suoi resti mortali nel luogo originale di sepoltura. Obiettivo finalmente raggiunto e celebrato con una cerimonia che si è svolta all’auditorium San Francesco al Prato, organizzata dal distretto 108L Lions Club (Lazio Umbria Sardegna), dal Lions Club Corciano ‘Ascanio della Corgna’ e dal Comune di Perugia. All’evento, oltre allo stesso Cialini, sono intervenuti il vicesindaco di Perugia, Marco Pierini, e il governatore del distretto 108L Lions Club (Lazio Umbria Sardegna), Salvatore Ianni. Numerosi i presenti, tra rappresentanti di istituzioni, Lions club e ordini religioso cavallereschi, appassionati di storia e cultura, curiosi e semplici cittadini. Tra il pubblico c’era anche Mauro Bacci, direttore dell’Istituto di medicina legale dell’Università degli studi di Perugia, che nel 2019 con la sua équipe analizzò i resti della famiglia della Corgna, individuando, con certezza quasi assoluta, quelli del marchese Ascanio della Corgna. Dopo la benedizione delle ossa, che si è svolta nell’adiacente chiesa di San Bernardino, i resti del condottiero sono stati portati da Cialini all’interno di San Francesco al Prato, nella Cappella degli Oddi dove riposano anche le spoglie del condottiero Braccio Fortebraccio da Montone. Qui sono state calate dentro un’urna di marmo appositamente realizzata e installata accanto a un antico busto di Ascanio.

“Le vicende storiche hanno fatto tanto male a questo luogo (San Francesco al Prato ndr) – ha commentato il vicesindaco Pierini – e questo è un piccolo gesto riparatore. I resti di Ascanio della Corgna tornano finalmente nel loro luogo d’origine. Un piccolo gesto per riparare ai danni del passato, che giunge dopo tanti studi e tanta passione. Gianfranco Cialini in questo suo lavoro ha investito molte energie e risorse ed è giusto che questo percorso, che ha portato anche a nuove scoperte, si sia completato”.

Ed è stato lo stesso Cialini a ripercorrere tutta la vicenda.

“Durante la mia attività lavorativa, a seguito di ricerche storico-archivistiche – ha ricordato Cialini, dopo aver raccontato la vita di Ascanio –, nel 2013 trovai nove cassette metalliche abbandonate tra i calcinacci, in un angolo della chiesa di San Francesco al Prato, contrassegnate dall’iscrizione ‘Ex nobilissima familia ducum de Cornea recognitus A.D. MCMLXVII mense augusti’. Sapendo che la famiglia Della Corgna aveva una cappella proprio qui e che dopo l’unità d’Italia tale chiesa fu confiscata dallo Stato e saccheggiata, iniziai le ricerche su tali resti coinvolgendo il professor Bacci. D’altronde si pensava che i resti della famiglia della Corgna fossero andati dispersi per sempre. Ma la ricerca, supportata anche da nuovi ritrovamenti e ricerche da me effettuare, confermò l’identità delle ossa, attribuendole ad Ascanio. Da qui, poi, partì l’iter burocratico con il Comune di Perugia per giungere oggi a dare nuovamente degna sepoltura alle spoglie di questa figura così affascinante e importante”.

   

Imprese umbre negli incerti scenari internazionali: luci e ombre nel focus dello Studio legale Spacchetti

Con esperti e docenti, analizzati scenari e strumenti possibili per fronteggiare i dazi. Analizzati la strada del negoziato e gli strumenti contrattuali per trovare nuovi equilibri

Un confronto ampio e sviluppato da più punti di vista per analizzare, con il contributo di esperti, il tema della tenuta delle imprese umbre nei mercati internazionali, alla luce dell’instabilità e dell’incertezza del momento attuale e nella necessaria ricerca di nuovi equilibri. È quanto ha proposto, venerdì 20 giugno a Foligno, la tavola rotonda ‘Il futuro del commercio internazionale: rischi e opportunità in un mercato instabile’, promossa e organizzata dallo Studio legale Spacchetti che ha riunito relatori di conclamata esperienza internazionale, imprenditori e docenti universitari, tra cui l’ambasciatore Stefano Stefanini, già consigliere diplomatico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano  e rappresentante permanente dell’Italia presso la Nato; il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, Andrea Cardoni, docente di Economia aziendale all’Università degli Studi di Perugia, e Giuseppe Castellini, giornalista economico. Ad arricchire il dibattito, moderato dall’avvocato Paolo Spacchetti, la presenza di Erica Di Giovancarlo, direttrice dell’Ufficio Ice di New York, in collegamento dagli Stati Uniti.

“L’esigenza di indire questo incontro – ha spiegato l’avvocato Spacchetti – è nata a favore delle imprese umbre e italiane che si trovano da tempo a dibattere nel commercio internazionale con una serie di insidie. La necessità per gli imprenditori è, dal punto di vista legale, quella di avere uno strumento contrattuale che possa far fronte a situazioni che non sono gestibili ex ante e quindi di prevedere formule che possano salvaguardare la bontà del contratto sia la necessità di conseguirlo positivamente. Mi riferisco alla possibilità contrattualmente prevista di rinegoziare le clausole laddove eventi esterni portano a un inadempimento del contratto, con maggiore equilibrio e soddisfazione da entrambe le parti”.

Un focus importante è stato dedicato al mercato degli Stati Uniti di fronte ai dazi voluti e imposti dal presidente americano Donald Trump che hanno generato incertezza. La dottoressa Di Giovancarlo ha presentato il profilo dell’Ice, agenzia governativa che negli Usa ha cinque uffici con diverse competenze merceologiche e territoriali.

“Gli Stati Uniti, fuori dall’Europa – ha detto Di Giovancarlo –, sono il mercato di destinazione per le esportazioni più interessante per l’Italia, nonostante in questo periodo di grande turbolenza qualcosa stia cambiando”.

La direttrice Di Giovancarlo ha confermato come le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti siano state sempre crescenti, con un aumento nel 2024 proseguito nel primo trimestre del 2025.

“Da aprile si è sentito un po’ il freno – ha spiegato Di Giovancarlo –, adesso dobbiamo fare i conti con le decisioni che verranno prese. I settori che più ci fanno conoscere sono moda e food&wine, un punto di forza è il settore della chimica farmaceutica, quello in cui le aziende americane hanno più investito in Italia. Le aziende italiane sono molto apprezzate per la qualità dei prodotti, riteniamo che le eccellenze italiane possano tenere, si tratta di arrivare a un accordo sul quale si sta già lavorando”. “Le prospettive nel mercato americano – ha spiegato l’ambasciatore Stefanini – non sono così rosee come lo sono state negli ultimi 10-15 anni, anche se l’Ice farà il possibile per aiutare le imprese, quello che è difficile gestire è l’incertezza. I dazi che l’amministrazione Trump sta mettendo, minacciando, ritirando, rimettendo sono la maggiore difficoltà delle imprese. L’Unione europea deve cercare di portare avanti il negoziato commerciale con gli americani, tenendo presente che non è quello a cui siamo abituati. L’obiettivo migliore a cui si può arrivare ė quello di accordi quadro con indicazioni di massima, il dazio generico al 10 per cento e negoziati specifici sui singoli settori”.

Del tema della sicurezza nel commercio ha invece parlato il generale Tricarico.

“Non si può non pensare al commercio delle armi – ha sottolineato il generale Tricarico – che avrà uno sviluppo inusitato. La difesa fisica è qualcosa che dovremo risanare perché il nostro sistema ha delle carenze evidenti e su questo c’è consapevolezza nel mondo istituzionale, per quando riguarda le industrie speriamo che si riesca a fare sistema con una corretta politica da scrivere e da mandare a compimento pensando alle società che danno lavoro e lustro a questa terra”.

Nel complesso scenario internazionale

“l’Umbria, con la sua struttura produttiva elastica di piccole e medie imprese – ha specificato il professor Cardoni – , a macchie, in certi casi, resiste anche bene, però rimane un’economia un po’ debole, segnata da una produttività del lavoro bassa rispetto alla media europea. Ci sono strumenti per sostenere le imprese che devono agire su più piani: una politica industriale verso l’innovazione tecnologica e una maggiore competitività, un allentamento delle regole che stanno diventando stringenti e anche un rafforzamento della governance delle pmi sui passaggi generazionali, dando maggiore struttura e managerialità”.

Questa è

“l’età dell’incertezza e dei riposizionamenti – ha concluso Castellini – iniziata dopo il Covid quando le filiere mondiali si erano destrutturate perché si è capito che erano troppo lunghe. Adesso si aggiunge questa scheggia impazzita delle decisioni americane di cui fino al 9 luglio non sapremo l’effetto. Con i primi dazi un effetto c’è ma bisogna tenere presente che si è anche indebolito il dollaro e noi vendiamo a prezzi migliori. In un mondo che va caratterizzandosi per la presenza dei dazi si restringe il commercio internazionale, però l’Umbria potrebbe trovare una strada se i dazi non diventano troppo pesanti”.

A portare la sua testimonianza diretta durante l’incontro è stato Valentino Valentini, titolare della Cantina Bocale di Montefalco che esporta il 70 per cento della sua produzione. L’imprenditore vitivinicolo ha sottolineato come l’incertezza e l’indeterminazione delle regole che governano i mercati siano un danno per le imprese e come si rischia che siano i consumatori finali a pagare il peso dei dazi.

   

Sicurezza a Perugia, Donato: “Continuano interventi mirati in zone sensibili della città”

“La sicurezza è una responsabilità condivisa. Noi ci siamo”

Il Comune di Perugia continua a svolgere un ruolo attivo nella lotta al degrado urbano allo scopo di tutelare l’incolumità dei cittadini; a ribadire il concetto è il consigliere comunale con delega alla sicurezza Antonio Donato che a proposito degli ultimi interventi spiega:

Presso il centro socio-culturale “La Piramide” sono stati condotti controlli che hanno portato all’identificazione di soggetti già noti alle autorità. Parallelamente, sono stati attivati gli uffici comunali ed enti competenti (Gesenu, Aree Verdi, Manutenzioni) per interventi di riqualificazione ambientale: dalla manutenzione del verde alla interdizione fisica di spazi suscettibili di accessi impropri, con l’obiettivo di ristabilire ordine e decoro.

In via Gallenga, in seguito a una segnalazione da parte dell’amministrazione condominiale, la Polizia Locale ha effettuato ripetuti sopralluoghi che hanno consentito l’identificazione di due persone responsabili di accessi non autorizzati in aree comuni. Anche in questo caso è stata inoltrata informativa all’Autorità Giudiziaria. Sul versante della sicurezza stradale, in via Ettore Ricci è stato denunciato un cittadino straniero per guida con patente contraffatta, mentre in via Romana un conducente italiano è stato segnalato per essersi rifiutato di sottoporsi agli accertamenti sull’uso di stupefacenti”

Pare proprio che il comune di Perugia abbia optato per un controllo capillare della città con interventi concreti, mirati e con un’intensificazione della attività di prevenzione

Non mancano poi ringraziamenti

“alla nostra Polizia Locale per la professionalità e la prontezza con cui ogni giorno contribuisce a rendere la città più vivibile. La sicurezza è una responsabilità condivisa. Noi ci siamo”

Allarme sicurezza: tra realtà e percezione. Non è certo che la realtà coincida con la percezione; o forse sì?

Martina Braganti

   

XX giugno, Perugia ha festeggiato la festa “Grande”

XX giugno, Ferdinandi: “È il giorno in cui la storia ha chiesto conto a Perugia della sua dignità”

Anche quest’anno, 2025, la città di Perugia ha celebrato una delle sue ricorrenze più significative ed identitarie, ossia il XX giugno, festa “Grande”.

Le cerimonie, secondo tradizione, hanno preso avvio nel Borgo Bello, dove sono state deposte corone di alloro presso il monumento ai caduti del XX Giugno 1859, alla lapide che ricorda l’ingresso delle truppe alleate a Perugia nel 1944 presso la fondazione Agraria e, infine, alla lapide in memoria dei patrioti fucilati nel 1944 dai nazi-fascisti presso il poligono di tiro.

Dopo l’accensione della fiamma da parte dei vigili del fuoco sulla sommità del monumento del XX giugno, all’ingresso dei giardini del Frontone, la sindaca Vittoria Ferdinandi ha pronunciato il suo discorso alla presenza delle massime autorità civili e militari della regione e della città.

Presenti, in particolare, oltre alla sindaca Ferdinandi, la presidente della regione Proietti, il vicepresidente Bori, la presidente dell’assemblea legislativa Bistocchi, il presidente della Provincia di Perugia Presciutti, la presidente del Consiglio comunale Ranfa, gli assessori comunali, i consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione. Presenti inoltre rappresentanti di associazioni combattentistiche e d’arma e delle associazioni cittadine. Hanno partecipato anche i bambini della scuola XX giugno accompagnati dalle insegnanti, intonando alcuni canti e l’inno d’Italia.

“Ci sono città che ricordano. E città che resistono. Perugia è entrambe”

Oggi, 20 giugno – ha detto la sindaca Vittoria Ferdinandi aprendo il suo discorso – la nostra città si stringe in un momento solenne, in un tempo che non è solo memoria: è identità. È responsabilità. È un’eredità che ci interroga e ci chiama.

Il 20 giugno non è una data qualsiasi nel calendario. Il XX giugno è una fiamma viva che continua brillare per tutti gli uomini e le donne che amano la libertà. È il giorno in cui la storia ha chiesto conto a Perugia della sua dignità. E Perugia ha risposto. Due volte. Con coraggio, con il sangue, con la speranza, con l’ardire di guardare oltre l’oppressore. Mettendo le basi per la costruzione di un’Italia nuova: unita, laica, repubblicana e democratica.

E’ accaduto il 20 giugno del 1859, quando l’Italia stava nascendo.

E’ accaduto ancora, il 20 giugno del 1944, quando dalle miserie del fascismo, bisognava inventare la Repubblica.

Nel 1859, Perugia era una città viva, inquieta, attraversata da idee nuove che arrivavano da ogni parte della penisola.

L’Italia non esisteva ancora, ma già si respirava un senso di appartenenza futura, si parlava di unità, di libertà, di autodeterminazione. La città era ancora sotto il dominio dello Stato Pontificio. La legge era religiosa, il potere autoritario, il dissenso punito.

Ma qualcosa si stava muovendo.  C’erano giovani che leggevano Mazzini in segreto. Intellettuali che scrivevano su fogli clandestini. Operai e artigiani che parlavano di nazione e di diritti. Donne che, pur escluse dalla politica, cucivano bandiere, portavano messaggi, curavano i feriti, partecipavano all’azione civile.

E così la città insorse. Fu un moto popolare, coraggioso. I cittadini presero le armi, costruirono barricate, cercarono di liberarsi da un potere che non avevano scelto.

Durò poco. Il Papa inviò le truppe svizzere. La repressione fu brutale. In tre giorni la rivolta fu soffocata nel sangue. Donne e uomini, vecchi e giovani, caddero per aver reclamato la libertà.

Ma quel sangue non fu versato invano. Il 20 giugno 1859 non fu una sconfitta. Fu un atto fondativo. Perugia, con il suo sacrificio, entrò nella storia del Risorgimento come città ribelle, come terra di anticipo. Nel cuore di quell’Italia che stava nascendo Perugia incise un messaggio radicale: che la libertà non può mai convivere con l’oppressione. Che il potere, quando si fa dominio politico, diventa oppressione.

Quel giorno, Perugia ha scritto una delle prime pagine italiane di laicità. Ha scelto di stare dalla parte della modernità, della coscienza individuale, della separazione tra fede e potere.  Ha posto le basi per ciò che oggi chiamiamo cittadinanza attiva, non solo obbedienza alla legge, ma impegno civile e giustizia.

Nel 1944, quando le forze partigiane, insieme alla popolazione e agli alleati, liberarono la città dall’occupazione nazifascista fu un giorno atteso, preparato nel silenzio e nella paura, ma anche nella determinazione. Non fu solo una liberazione militare: fu un ritorno alla vita.

Perugia era stata ferita, provata dalla fame, dai rastrellamenti, dai bombardamenti. Ma mai piegata.

Perugia fu, il 20 giugno, quello che noi proviamo ad essere: una rete. Fatta di mani, di voci, di azioni quotidiane: le staffette partigiane, i rifugiati nascosti nelle cantine, i messaggi passati di bocca in bocca, i giovani saliti in montagna, i contadini che condividevano il poco che avevano con chi resisteva. Ogni gesto cuciva appartenenze, tesseva coscienza civile.

L’antifascismo a Perugia non fu una parola astratta, fu un gesto, una scelta concreta.  E fu proprio grazie a quella scelta che anche Perugia contribuì, con dignità, alla costruzione dell’Italia repubblicana. Un’Italia che nasceva libera perché aveva saputo resistere.

Due momenti storici, due battaglie distanti nel tempo, ma unite da uno stesso spirito: la difesa della libertà contro l’oppressione. La scelta di non piegarsi, di non obbedire. Quella scelta scolpita nell’artiglio indomito del Grifo che schiaccia la tiara, che veglia solenne, immortale sulle nostre coscienze. Perugia non si piega, Perugia si vuole libera, Perugia ha sempre lottato per la sua libertà, con il suo popolo e per il suo popolo.

Un secolo separa le due battaglie. Eppure sembra possibile leggere in esse uno stesso gesto. Che cosa spinge una città, e con essa un popolo, a ribellarsi, non per il proprio interesse personale, ma per qualcosa di più grande, più universale?

Lo chiamavano spirito civico, Capitini lo chiamava sentimento civile. E ne abbiamo bisogno disperatamente.

Parola bellissima civismo perché mette insieme cittadinanza, civiltà, comunità, responsabilità, diritti, e doveri. Spinge a trascurare una parte del proprio benessere per il bene comune e si sintetizza nella parola “Noi” o meglio “noi, insieme. E ne abbiamo disperatamente bisogno.

L’idea che esista un terreno che non appartiene a una sola parte, ma che è di tutti. Dove ognuno può camminare con la propria storia, il proprio pensiero, la propria fede, o la propria assenza di fede, senza temere di essere escluso, giudicato, punito.

È su questo terreno che si combattono le battaglie più dure, anche oggi. Non servono fucili.

Ogni volta che si tenta di imporre un’idea unica, una morale assoluta, una visione chiusa dell’essere umano, dimentichiamo che la libertà è di tutti. E che quel tutti ne scandisce il senso. La libertà senza l’uguaglianza, senza fraternità, è arbitrio, è privilegio.

Quell’anelito alla libertà di tutti ci ricorda che nessun potere può scegliere al posto delle coscienze e che la fede, qualunque essa sia, è forza quando è scelta. Ma può diventare dominio, quando è imposta.

Ecco perché, anche se la parola “laicità” non veniva pronunciata allora come la pronunciamo oggi, era già scritta nei gesti, nelle scelte, nei volti. Era nel rifiuto del dogma. Era nel desiderio di pluralità. Era nell’urgenza di costruire una comunità che non avesse padroni.

La laicità non è un principio per giuristi. È una condizione di convivenza. È ciò che ci permette di stare insieme senza doverci somigliare.

Ci chiede di ascoltare, di comprendere, di fare spazio, di accogliere. Non è indifferenza. È il suo contrario: è l’arte difficile dell’equilibrio, del rispetto dell’altro nella sua irriducibile diversità.

E questa arte, questa pratica, non si insegna con le leggi soltanto. Si trasmette con l’esempio. Con le scuole che educano alla libertà di pensiero. Con le istituzioni che non cedono alla tentazione di dividere. Con la politica che non cerca l’applauso facile o la politica urlata, ma costruisce pazientemente coesione.

Per questo credo che la laicità, oggi, viva nel lavoro di tante donne e tanti uomini che ogni giorno si alzano e si impegnano per una città aperta, giusta, inclusiva. Vive nei volontari che accolgono chi arriva da lontano.  Ed è bello che oggi sia anche la giornata mondiale del rifugiato, dedicata a chi è stato costretto a fuggire da guerre, persecuzioni, crisi climatiche.

E allora ricordare oggi il XX giugno significa opporsi a quella tentazione del muro che sembra farsi sempre più spazio nella nostra società. Significa ricordare che tracciando confini rigidi si identifica anche sempre il nemico da combattere.

Ecco perché oltre a essere gloriosa, per Perugia la data del XX giugno può essere considerata fondativa. Perché nel 1859 Mirabassi, Danzetta, Faina i confini sognavano di aprirli. Volevano superare gli angusti staterelli che affamavano le popolazioni locali e costruirne uno più ampio, che si sarebbe chiamato Italia. La strage si consumò perché Perugia si era posta l’obiettivo di andare al di là dei propri confini, e non l’aveva fatto per conquistare territori bensì per abbracciarli.

il XX giugno è una data fondativa per l’identità di Perugia, perché questa città si riconosce nell’apertura al mondo, nel suo cosmopolitismo intrinseco.

L’identità di Perugia è l’esatto contrario dell’identità brandita come una clava dai nazionalismi beceri di oggi, perché questa è una città che ha inciso nelle ferite della sua storia l’anelito all’abbattimento dei confini.

L’identità di Perugia non segna confini, li supera per abbracciare il mondo. E comunque, a scanso di equivoci, Perugia non ha solo un’identità, ha un’anima. E l’anima è qualcosa di infinitamente più profondo dell’identità.

Care concittadine, cari concittadini, le donne e gli uomini che nel 1859 e nel 1944 scelsero di resistere, non erano eroi astratti, erano persone comuni, come noi, avevano famiglie, paure, sogni. Ma in loro abitava un’idea più grande del proprio destino individuale. In loro viveva un senso civico, quell’agire che vede la città più importante del proprio tornaconto, e che oggi abbiamo il dovere di riscoprire.

Perché oggi, nel 2025, le forme dell’oppressione sono cambiate, ma non sono scomparse.

Viviamo in un tempo in cui la libertà può essere erosa dal populismo, dalle forme nuove e subdole di repressione del dissenso, dall’ignoranza, dalla disinformazione. In cui la giustizia sociale è messa a rischio da nuove povertà, da diseguaglianze profonde, da solitudini crescenti. In cui la pace non è scontata, neanche in Europa.

Ma Perugia è diversa “Se vuoi la pace, prepara la pace.”, diceva il nostro Capitini. Il nostro, ecco noi siamo qui per preparare la pace, per dire che non esiste libertà se Gaza muore e che non saremo liberi fintantoché i nostri governi nazionali non saranno in grado di fermare quel genocidio. Oggi resistere significa essere cittadini attivi. Partecipare. Impegnarsi. Non cedere all’indifferenza. Non credere che il male sia sempre responsabilità di qualcun altro. E soprattutto: non delegare la democrazia.

Perché la democrazia è fragile. Vive solo se qualcuno la esercita. E noi, tutte e tutti insieme, dobbiamo tenerla viva in ogni momento della nostra azione sociale. Non deleghiamola.

Per questo, oggi, nel giorno della memoria più autentica per la nostra città, io voglio ringraziare tutte le cittadine e i cittadini che, ogni giorno, rendono viva la Resistenza, di questi due nostri XX giugno. Chi lavora nelle scuole, chi accoglie, chi fa cultura, chi ascolta, chi cura. Chi si impegna nei quartieri, nei consigli, nelle associazioni, nei luoghi in cui si costruisce la convivenza. Ma anche e soprattutto a chi non si gira dall’altra parte. A Chi sceglie, senza clamore, di restare umano.

L’anelito alla libertà vive ancora oggi negli insegnanti che non si arrendono all’omologazione. Vive in chi difende i diritti civili e lotta per chi ha meno voce, come Laura Santi, e la sua battaglia per la vita. Vive in chi lavora ogni giorno per non lasciare nessuno indietro e per dare a tutti le stesse opportunità, indipendentemente da dove si nasce, da come ci si veste, da cosa si prega o non si prega.

In loro è ancora viva quella resistenza. Una resistenza quotidiana, civile, silenziosa, ma determinata. Una resistenza che non divide, ma unisce. Che non alza muri, ma costruisce ponti.

Questa città ha bisogno di loro. Ha bisogno di tutti voi. Perché il futuro di Perugia non si costruisce solo con i progetti urbanistici, ma con la qualità della sua democrazia. Con la forza del suo tessuto civile. Con la capacità di fare memoria, non solo il 20 giugno, ma ogni giorno.

Concludo tornando all’inizio.

Ci sono città che ricordano. E città che resistono. Perugia è entrambe. Lo è stata nel 1859. Lo è stata nel 1944. E deve continuare ad esserlo oggi. Nel nome di chi ha combattuto. Nel nome della laicità come fondamento di libertà. Nel nome della nostra responsabilità comune.

Che la nostra Perugia di oggi possa essere ogni giorno ribelle, coraggiosa, fiera, caparbia e generosa, come lo fu allora.

Viva il 20 giugno. Viva Perugia. Viva la Repubblica. Viva l’Italia”

Le cerimonie sono proseguite presso il cimitero monumentale con la deposizione di una corona d’alloro presso il monumento ai Caduti. I presenti sono stati poi accompagnati in visita alle tombe dei partigiani e delle altre personalità cittadine ove sono stati deposti omaggi floreali.

La terza tappa delle cerimonie ha toccato, infine, piazza Puletti (di fronte alla sede dell’Università per Stranieri), ove è stata deposta una corona d’alloro in ricordo di tutte le vittime dei genocidi.