Nuovo piano sanitario, Cgil Perugia: “La Regione avvii un vero confronto con i lavoratori”

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La Camera del lavoro ha lanciato le sue proposte per la sanità regionale, elaborate con operatori e tecnici sanitari, pensionati ed ex dirigenti regionali. Al via assemblee sui territori – Al centro la riorganizzazione della rete ospedaliera con modello hub and spoke e le liste d’attesa

   

Alla vigilia del confronto sul nuovo piano socio sanitario regionale, lunedì 15 dicembre la Cgil Perugia ha presentato nel capoluogo umbro un documento di proposte sul tema, intitolato ‘Il Servizio sanitario tra declino e rilancio’. Un pamphlet, elaborato dall’organizzazione sindacale insieme a operatori e tecnici della sanità regionale che, a partire da gennaio, verrà presentato e discusso – così da arricchirlo – con amministrazioni, associazioni, comitati e cittadini in tutti i comuni del territorio provinciale. A illustrare i contenuti del documento sono stati Simone Pampanelli, segretario generale della Camera del lavoro di Perugia, e Augusto Paolucci, segretario della Cgil Perugia.

“Con questo testo – ha spiegato Pampanelli – avviamo un percorso di confronto in tutta la provincia per contribuire alla discussione regionale. Nella sua preparazione abbiamo coinvolto gli operatori socio sanitari, tramite la nostra categoria della Funzione pubblica, i pensionati, ma anche ex dirigenti della Sanità regionale. Con esso fissiamo alcuni punti per una sanità pubblica e universale e per una rete socio sanitaria che dia risposte a una cittadinanza sempre più anziana”.

“Il documento – ha aggiunto Paolucci – si intitola ‘tra declino e rilancio’, poiché negli ultimi anni, con il governo regionale di centrodestra, la sanità ha subito un forte declino e una forte privatizzazione, e noi vorremmo invertire questa tendenza. A poco più di un anno dalle elezioni, il governo di centrosinistra deve passare dalle parole ai fatti: bene le linee guida presentate, bene i propositi di questo piano, ma ora bisogna metterli in atto”.

Ma quali sono i principali punti e le principali proposte del documento della Cgil Perugia? Innanzitutto la riorganizzazione della rete ospedaliera con un modello hub and spoke basato su rapporti tra presidi e specializzazione degli stessi, evitando però che “tale modello sia il pretesto per far viaggiare i pazienti in giro per la regione anche per semplici esami clinici”. “Le mission da assegnare ai vari punti della rete – si legge nell’elaborato – devono essere chiare e rispecchiare le competenze e le specialità distribuite sul territorio evitando un eccesso di centralizzazione sulle due hub (Perugia e Terni), indebolendo così il concetto di rete e il ruolo degli spoke”.

“Bisogna – ha specificato Pampanelli – avere un’idea chiara della funzione di ogni singolo ospedale e della rete socio sanitaria con i suoi distretti, ambulatori, case e ospedali di comunità, che per noi, in una regione così complessa ed eterogenea, sono un elemento fondamentale per dare risposte partendo dai territori in cui le persone risiedono”.

“Bene la specializzazione degli ospedali di Perugia e Terni – ha sottolineato Paolucci – ma bisogna tenere conto dei territori: non vogliamo che per ogni minima prestazione i cittadini debbano girare tutta l’Umbria, motivo per cui tanti rinunciano alle cure. Questo anche alla luce della demografia regionale, con un calo di abitanti di circa 40 mila unità in quindici anni (850 mila abitanti attuali) e ormai il 30 per cento della popolazione over 65 e un 10 per cento over 80”. Altro tema analizzato quello delle liste d’attesa. “Bisogna fare in fretta – ha sostenuto Paolucci –, ma non solo acquistando le prestazioni dai privati. Bisogna riorganizzare il servizio pubblico tramite un efficientamento dei processi e il governo della domanda”.

In conclusione, il segretario generale della Camera del lavoro perugina ha lanciato un monito alla Regione: “Noi condividiamo valori e principi espressi più volte dalla giunta regionale, ma per metterle a terra serve un vero e proprio confronto con i corpi intermedi e sociali, come la Cgil. Se questo non avvenisse, la Camera del lavoro non risparmierà di far sentire la voce e le esigenze di cittadini e lavoratori”.