Nagasawa ha inaugurato la sua opera permanente a Brufa

941
   

Grande successo, il 22 Agosto 2016, per l’inaugurazione della 30^ edizione di “SCULTORI A BRUFA. LA STRADA DEL VINO E DELL’ARTE” che si è tenuta nella frazione del Comune di Torgiano. Per l’occasione la Pro Loco di Brufa ha invitato lo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa a realizzare un’opera permanente per il paese. “DUE MONDIè il titolo che l’artista ha dato alla scultura ambientale che è stata collocata nelle vicinanze delle mura castellane del paese; l’opera è formata da due rettangoli in ferro pieno dalle dimensioni di mt. 3,75 x mt. 2,25 e con la cornice di cm. 30 x 30.

A proposito della scultura di Nagasawa, lo storico dell’arte Bruno Corà, nel testo critico in catalogo afferma:

Enigmatica e ispirata da una geometria immaginaria, la nuova scultura di Hidetoshi Nagasawa suscita nell’osservatore stupore e meraviglia come di fronte a un prodigio di cui non si conosce la causa. I due solidi che Luca Pacioli avrebbe ascritto alle forme improntate al solido vacuum, che Nagasawa ha concepito come una scultura, sono infatti tra loro vincolati come due anelli di una catena, senza che sia possibile separarli e soprattutto capire come sia stata attuata quella reciproca compenetrazione. Ma Nagasawa è un Maestro anche in questo: dopo aver fatto un miracolo lo fa apparire anche del tutto naturale. Quelli della semplicità, dell’essenzialità, dell’equilibrio e dell’armonia, stati di cui egli dota le sue sculture, appaiono così attributi pressoché basilari delle sue opere. E i suoi lavori, appena trovato il luogo dove deporsi e sostare in quiete, appaiono come preziose, macroscopiche manifestazioni numeniche o come giocattoli di mitici giganti di un’epopea arcaica di cui si sono smarrite le tracce. Ma in essi tuttavia si avverte anche e con prevalenza che sono opere di un’estrema modernità, creazioni cioé in cui le antiche norme costruttive relative alle forze composte nelle forme, sono rimesse in gioco con i materiali prodotti da industrie e fucine contemporanee, scevre però da ogni ostentazione di attualità. Nagasawa riaccende la fiamma classica, ne rinnova principi e ritmi, ne riqualifica le esigenze che sono quelle di noi contemporanei, mai come oggi bisognosi di bellezza. Questa nuova opera Due mondi, 2016, vicina alle mura castellane di Brufa, realizzata in ferro pieno dalle misure in scala urbana (mt. 3,75 x mt. 2,25 – spessore della cornice cm. 30 x 30) e comunque concepita en plein air, si affianca a una tipologia di volumetrie inanellate già realizzate da Nagasawa a partire da quella prima intuizione costituita da Ipomea, 1987, realizzata con tubolari in ottone avvinghiati a una colonna preesistente. Una modalità che si riaffaccia come snodo multiplo in Lampo, 1989 e, seppur in forme diverse, in Ipomea e Pleiade, 1991 per offrirsi infine come lezione di geometria vacua impeccabile in Tre cubi, 2005 in legno. Ci si domanderà quali siano gli impulsi e gli stimoli da cui prendono vita opere come queste di Nagasawa a Brufa e di altre appena evocate. Ebbene, come ho avuto modo in altra occasione di affermare, “Nagasawa ricava l’idea della forma e dello spazio e soprattutto l’essenza poetica che consente di visualizzare entità altrimenti invisibili con il principio del Ma. Esso, ben oltre ciò che esprime nella cultura e nella tradizione giapponese, per Nagasawa “consiste nel cercare uno spazio di tensione all’interno degli oggetti dove l’intelligenza non è sufficiente a trovarlo: per questo è necessario anche usare l’intuizione che riconduce a una dimensione antica e totale ormai dimenticata” (H. Nagasawa, in J. de Sanna (a cura di), Hidetoshi Nagasawa, La conoscenza rovesciata.Testi sull’arte, Nike, Segrate, 2000, p. 17). Più volte Nagasawa   ha tuttavia lasciato intendere che il Ma è proteiforme e in grado di identificarsi con il concetto di spazio-tempo e con altre infinite sensazioni. Tra esse, quella del peso nelle materie impiegate che, attraverso una sapiente elaborazione e visualizzazione delle parti plastiche poste in equilibrio, si annulla percettivamente, è una delle più evidenti. A tale proposito resta emblematica per la capacità di azzeramento del peso e per il precario ma audace equilibrio l’opera Epicarmo, 2012, esposta nell’aprile 2013 al MACRO di Roma. Per fornire invece una sensazione che si avvicini e renda il sentimento dello spazio-tempo che avvolge e attraversa questa scultura di Brufa, che lo sguardo e i sensi non hanno difficoltà ad attraversare e interiorizzare, basta far riferimento alle parole stesse di Nagasawa: “Quando il tempo si muove più adagio, un profumo attraversa lo spazio vuoto. Quando il profumo aumenta d’intensità si avvicina il tempo zero. Il tempo zero è la via che congiunge i due mondi.