Maestra: “Nella scuola di Perugia i futuri cittadini del mondo”

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Chiara Flamini da cinque anni insegna nell’istituto multietnico

   

E’una realtà possibile” in cui si crescono “cittadini del mondo” quella della classe quinta della scuola primaria Pestalozzi di Perugia dove, su 23 alunni, 22 sono di origini straniere e di nazionalità diverse.

Ne è convinta una delle insegnanti della classe, Chiara Flamini, che da cinque anni insegna in questa scuola multietnica che conta 93 bambini, circa il 99 per cento dei quali stranieri.
“Affrontiamo la situazione curiosamente.

All’inizio – ha detto all’ANSA la maestra Chiara – non nascondo che è stato difficile e mi sono ritrovata difronte ad una complessità che andava oltre le aspettative e l’immaginazione. Poi, piano piano, con il tempo, siamo cresciuti insieme, e ad oggi la posso definire una realtà possibile. Anzi, proprio per il patrimonio biodiverso che i bambini serbano in loro, la definirei una realtà futura, il cammino che ci apre le porte verso il domani”.
Una realtà che le insegnanti affrontano con “una attenzione, uno sguardo, una coscienza vigile e un senso di responsabilità profondo”.
“In una dimensione del genere – ha spiegato ancora l’insegnante – una maestra, nella sua semplicità fa da sentinella e da presidio. Il nostro compito è quello di cercare di valorizzare le potenzialità profonde che ci sono in questi bambini per investirle in modo costruttivo. Ad oggi nella classe quinta abbiamo una sola bambina nata da genitori italiani, poi ci sono anche bambini nati in Italia ma figli di famiglie provenienti da altri paesi. Questa può essere una esperienza arricchente per tutti. Questi bambini sono tanti cittadini del mondo e crescere dei figli cittadini del mondo è infondo la strada per tutti”.
Sul fronte delle difficoltà di insegnamento che possono presentarsi, alcuni degli insegnanti della scuola, compresa Chiara Flamini, hanno frequentato dei corsi specifici di formazione.
“Il tempo – ha sottolineato Chiara – mi ha permesso di scoprire e imparare tanto. I primi bambini arrivati non italofoni all’inizio mi suscitavano tanta ansia poi, con il tempo e l’esperienza, ho capito che il loro modo e il loro tempo di assorbire la lingua è rapidissimo e il fatto di avere un bilinguismo di fondo li rende particolarmente ricettivi e vivaci intellettivamente. Ci sono sicuramente aspetti problematici su cui lavorare e più complessi ma la speranza e’ quella di un cammino che potrà regalarci sorprese e piccole conquiste”.