“Green pass negato a chi ha avuto il Covid”

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Una ricostruzione grafica del Green pass, il certificato digitale Covid dell'Ue, Roma, 9 giugno 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

“Green pass negato a chi ha avuto il Covid”. La denuncia del Consigliere regionale Andrea Fora (Patto Civico)

   

La Regione Umbria ha chiesto al Ministero della Salute indicazioni chiare sull’ottenimento della “Certificazione verde” per le persone che hanno presentato una infezione da Covid-19 dopo la prima dose di un vaccino a due somministrazioni. È quanto rende noto l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, sottolineando che la richiesta di chiarimenti si è resa necessaria per risolvere dal punto di vista regolatorio e informatico le problematiche che coinvolgono numerosi cittadini, fra i quali molti operatori sanitari.

   “La Regione – evidenzia – ha ben presenti i disagi e il disappunto di quanti hanno contratto il coronavirus dopo la prima dose di un qualsiasi vaccino antiCovid a due dosi, per i quali è previsto il rilascio del ‘green pass’ con validità solo per i successivi sei mesi dall’avvenuta guarigione, per una durata dunque inferiore rispetto a quella di nove mesi riconosciuta per un ciclo vaccinale completo, in caso o meno di una precedente infezione da Covid-19. Questa situazione – spiega – risulta in contraddizione con quanto asserito dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, in un documento in cui si afferma che non è indicato somministrare la seconda dose vaccinale a chi ha contratto il Covid. Dunque, per Aifa, l’infezione equivarrebbe a una dose di richiamo del vaccino stesso. In assenza di indicazioni chiare – afferma l’assessore -, la scelta di risolvere in modo unilaterale la questione con la somministrazione di una seconda dose di vaccino è inappropriata e andrebbe oltretutto a incidere sulle scorte di vaccini da destinare agli umbri non ancora vaccinati. Auspichiamo pertanto che quanto prima si ottengano i chiarimenti chiesti al Ministero della Salute, con una lettera del commissario regionale per l’Emergenza Covid Massimo D’Angelo redatta in collaborazione con il Centro di Farmacovigilanza della Regione Umbria, e inviata anche al Comitato Tecnico scientifico nazionale istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile e all’Aifa, in modo che siano garantiti gli stessi diritti a tutti i cittadini in merito alla validità della certificazione verde”.

“Abbiamo chiesto loro di lavorare in condizioni disperate per oltre un anno. Li abbiamo inneggiati, li abbiamo chiamati eroi, abbiamo dedicato loro post, feste, targhe, cerimonie, concerti. E ora che gran parte della popolazione può riprendere i normali ritmi quotidiani, andare in vacanza con la famiglia, prendere un caffè seduti dentro un bar, alcuni di loro non possono farlo”.

Così il consigliere regionale del Patto civico dell’Umbria Andrea Fora il quale fa riferimento a

“circa trenta medici operativi presso la struttura ospedaliera di Perugia, che hanno fatto regolarmente la prima vaccinazione e successivamente hanno contratto il Covid a causa della variante ‘umbra’ causata da mutazioni della brasiliana e inglese, che è stata tracciata nei mesi di gennaio e febbraio 2021. A questi si aggiungono quasi un migliaio di medici di base, infermieri e operatori sanitari che sono guariti e che sono stati dichiarati abili a tornare al lavoro, ma non abili per il rilascio della green card che gli permetterebbe di vivere da persone ‘normali’. Una situazione anomala, non generalizzata a livello nazionale, che li ha gettati in una sorta di ‘limbo’ amministrativo, rispetto al quale la Regione attende indicazioni dal Ministero su come procedere e il Ministero, invece, sembra rimandare la gestione burocratica amministrativa alla Regione. La situazione che si è determinata  è di una gravità assoluta e, nonostante mi sia attivato personalmente sia verso la Regione che si è mossa nei confronti del Ministero, che verso il Ministero stesso con numerosi contatti e solleciti, ad oggi ancora il problema ‘amministrativo’ non è stato risolto. Il personale sanitario in questione risulta a tutti gli effetti ‘abile’ a lavorare e in copertura antivirale, ma nessuna soluzione prospettata (la possibilità di riprogrammare un piano vaccinazioni immediato, il rilascio provvisorio della green card o la somministrazione del secondo vaccino) ad oggi pare abbia avuto il consenso del ministero della Salute”.