Sistema integrato di educazione e di istruzione da zero a sei anni

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L’Assemblea legislativa approva a maggioranza il disegno di legge della Giunta. Respinto emendamento delle opposizioni

   

L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato, con 14 sì e 6 astensioni (Pd, M5S, Bianconi – Misto), il disegno di legge della Giunta sul “Sistema integrato di educazione e di istruzione da zero a sei anni”. Respinto invece, con 13 no e 7 sì (dei proponenti) l’emendamento presentato dai consiglieri regionali di opposizione (Pd, M5S, Bianconi e Porzi – Misto) e relativo alla previsione del coordinatore pedagogico anche nelle strutture autorizzate.

Il disegno di legge, illustrato in Aula prima del voto dalla presidente della Terza commissione, Eleonora Pace, mira ad aggiornare il quadro normativo
regionale, visto che la legge precedente risale al 2005, e a uniformarlo con
quello nazionale. Il sistema integrato, si legge nel testo, promuove “contesti di cura, di relazione e di gioco, favorendo le condizioni per una reale integrazione delle bambine e dei bambini con bisogni educativi speciali e intendendo superare, secondo una prospettiva inclusiva, disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, sociali e culturali. Il sistema integrato punta a promuove la continuità del percorso educativo e scolastico; sostenere la primaria funzione educativa delle famiglie, anche attraverso organismi di rappresentanza e percorsi di informazione, educazione, accompagnamento e supporto rivolti alle famiglie; promuovere l’inclusione e favorisce l’accessibilità ai servizi dei minori con disabilità; favorire il coinvolgimento delle famiglie nell’ambito educativo e scolastico e la conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori attraverso un’offerta educativa ampia e di qualità; promuovere azioni volte ad
assicurare la parità di accesso ai servizi educativi ed il contrasto alla
povertà educativa, anche in funzione della situazione economica delle
famiglie e di altre situazioni di fragilità, per favorire l’inclusione,
con particolare riguardo alla disabilità; favorire la valorizzazione dello
spazio esterno come ambiente di apprendimento e di benessere educativo e
promuove le esperienze educative effettuate dai bambini a contatto diretto
con l’ambiente. Il sistema integrato è composto dai servizi educativi per
l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia. I servizi educativi prevedono:
nidi e micro-nidi d’infanzia; sezioni primavera; servizi integrativi
(spazio gioco; servizi educativi in contesto domiciliare; centri per bambine
e bambini; centri per bambine, bambini e famiglie); poli per l’infanzia;
servizi sperimentali”.

Un articolo specifico è dedicato alla “Inclusione delle bambine e dei
bambini con bisogni educativi speciali secondo Piani educativi personalizzati
elaborati con il coinvolgimento dei genitori, in collaborazione con i servizi
sociali dei Comuni e con le strutture delle aziende unità sanitarie locali,
secondo le rispettive competenze. I Piani tengono conto della condizione di
disabilità e delle situazioni di svantaggio economico, sociale e
linguistico. La programmazione regionale favorisce le azioni per la parità
di accesso ai servizi educativi per l’equa fruizione degli stessi da parte
delle bambine e dei bambini con bisogni educativi speciali sostenendo anche
la presenza di educatori di sostegno al gruppo di lavoro e promuovendo
percorsi formativi specifici rivolti a tutto il personale educativo
coinvolto. I Comuni individuano, nell’ambito delle proprie competenze, le
modalità per l’inclusione delle bambine e dei bambini con bisogni
educativi speciali”.

La legge prevede inoltre: “i Comuni, in forma singola o associata, le
istituzioni scolastiche e gli altri soggetti gestori dei servizi educativi
per l’infanzia assicurano le funzioni di coordinamento dei servizi medesimi
tramite il Coordinatore pedagogico, figura professionale in possesso del
diploma di laurea in Pedagogia o in Scienze dell’Educazione (vecchio
ordinamento), equiparate alle lauree specialistiche e alle lauree magistrali
della classe. Per le istituzioni scolastiche della scuola dell’infanzia è
riconosciuta, a tali fini, anche la laurea in Scienze della formazione
primaria. Tali figure sono denominate coordinatori pedagogici di servizio”.

Il coordinatore pedagogico “cura il funzionamento dell’equipe educativa e
svolge le funzioni di indirizzo e sostegno professionale al lavoro
individuale e di gruppo del personale delle istituzioni educative a lui
affidate; promuove la partecipazione sollecitando l’incontro tra gli
educatori e gli insegnanti e i genitori dei bambini; opera in costante
rapporto con il coordinamento territoriale e con i servizi sociali e
sanitari; individua le esigenze formative del personale e propone
approfondimenti formativi qualificati”. La presenza del coordinatore
pedagogico è uno dei requisiti necessari per l’accreditamento da parte dei
Comuni dei soggetti titolari di servizi pubblici e privati.

INTERVENTI

Andrea Fora (Patto civico): “Una legge che punta a qualificare il settore
dei servizi all’infanzia, che in Umbria sono sempre stati di alta qualità.
La precedente legge aveva ben operato ed oggi si cerca di colmare il gap
rispetto alla richiesta di servizi all’infanzia. Questo intervento
introduce standard sull’accreditamento già richiesto per altri ambiti del
welfare. Si tratta di un atto coerente e utile per innalzare ulteriormente la
qualità dei servizi per le famiglie. Serviranno più risorse per Comuni e
strutture convenzionate ma sono certo che la legge rappresenti un buon
equilibrio tra la risposta pubblica e quella privata, nell’ottica della
sussidiarietà orizzontale. Abbiamo presentato un emendamento tecnico per
regolamentare il regime transitorio, come richiesto dall’Anci”.

Simona Meloni (Pd): “Già la legge 30/2005 era all’avanguardia. Oggi il
contesto si è evoluto ed era necessario prendere atto dei nuovi bisogni.
Anci e Cal hanno presentato osservazioni, alcune delle quali sono
opportunamente state recepite, come quelle su disabilità, attività sportive
e all’aperto. L’emendamento che abbiamo presentato chiede l’istituzione
del coordinatore pedagogico, che in altre Regioni è già presente. Mentre
nel pubblico questa figura può trovare una sua collocazione, nel privato
questo potrebbe essere più complesso, creando un dislivello educativo.
Apprezziamo i passi avanti che sono stati fatti mentre sul coordinatore
pedagogico si poteva fare di più”.

Donatella Porzi (Misto): “In alcune zone la presenza di strutture pubbliche
e private fornisce risposte importanti ed essenziali. L’importanza della
formazione 0-6 anni è certificata da tutti i livelli pedagogici. La Regione
dovrebbe preoccuparsi di come garantire livelli di istruzione alti ed
omogenei per tutti i bambini, ponendo particolare attenzione alle realtà in
cui il pubblico non esiste. Pubblico e privato devono procedere in una sana
complementarietà. Se il coordinatore pedagogico non serve allora va
eliminato dalla legge. Non è logico né corretto licenziare con
superficialità un emendamento che non mira certo a mettere in difficoltà il
privato. Non tutti hanno la possibilità di scegliere tra pubblico e privato,
creando un discrimine”.

Fabio Paparelli (Pd): “La legge 30 ha investito molto nell’istruzione 0-6
ed ha ricevuto riconoscimenti a livello nazionale. Oggi c’è l’esigenza
di adattare quel testo alla normativa nazionale e alle nuove condizioni. Anci
e Cal hanno vincolato il proprio parere positivo ad alcune questioni, come il
sostegno alla genitorialità, la presenza di progetti per la sana
alimentazione, le misure per la disabilità, che la Giunta ha recepito.
Sottolineo che avrei preferito un sistema completo di accreditamento, senza
la differenziazione con l’autorizzazione, per non creare livelli diversi.
Rimane la questione dell’inserimento del coordinatore pedagogico. Non si
tratta di un elemento secondario. Questa figura viene prevista anche nei
documenti nazionali e la sua previsione viene richiesta dai Comuni di ogni
orientamento. Il nostro emendamento propone di aggiungere questa figura ai
requisiti già previsti per la concessione dell’autorizzazione al servizio,
un requisito essenziale per garantire la qualità dei servizi offerti sul
territorio”.

Michele Bettarelli (Pd): “Dopo 18 anni viene aggiornata una legge che
all’epoca era all’avanguardia. L’obiettivo del nostro emendamento è di
mantenere la qualità del nostro sistema formativo, per garantire al meglio
il futuro dei nostri bambini. La figura del coordinatore pedagogico, sia per
l’autorizzazione che per l’accreditamento, è un importante valore
aggiunto a tutela della qualità del servizio. Avere servizi di qualità ha
ovviamente un costo. Laddove esistano solo scuole private, esse devono essere
messe nelle condizioni di poter attivare dei coordinatori pedagogici senza
gravare sulle rette pagate dalle famiglie”.

Stefano Pastorelli (Lega): “La realtà delle strutture e i loro costi
dovrebbero essere conosciuti e compresi. Prevedere nuove figure obbligatorie
andrebbe ad aggravare le spese delle scuole non pubbliche, che già fanno
fatica a far quadrare i conti. Siamo contrari a questo emendamento”.

Paola Agabiti (assessore): “Questo testo è frutto di tavoli partecipativi
che hanno coinvolto tutti i soggetti interessati, con la conseguente
revisione della legge stessa, che rappresenta un punto di partenza per le
nuove sfide e la qualificazione di ulteriori servizi. Ci siamo impegnati ad
ampliare i servizi socio educativi per mantenere il ruolo che l’Umbria ha
guadagnato a livello nazionale in questo ambito. Garantiremo in tempi brevi
le norme di attuazione della legge, per contrastare la povertà educativa e
sostenere le famiglie”.

Andrea Fora (Patto civico): “In Umbria, con la legge attuale, ci sono 186
servizi privati all’infanzia nelle rete 0-6 anni, che operano in base alla
legge 30/2005 e ai requisiti richiesti alle strutture autorizzate. Non si
tratta quindi di abbassare standard qualitativi, dato che restano invariati.
Sono contrario a questo emendamento, con cui si andrebbe a prevedere una
nuova figura che andrebbe a pesare sui conti degli istituti non pubblici e
sulle rette delle famiglie. L’Umbria ha una legge sulla sussidiarietà
orizzontale dove si stabilisce che la funzione pubblica è esercitata anche
dal privato sociale. Evitiamo la contrapposizione pubblico-privato. Le
strutture non pubbliche forniscono risposte ad una fascia rilevante della
popolazione”.

Michele Bettarelli (Pd): “Non si possono fare leggi al ribasso. Tutti i
bambini devono essere messi nelle migliori condizioni possibili. Abbiamo
standard molto alti, che hanno dei costi. Se la Regione vuole investire in
educazione deve prevedere risorse per consentire l’adeguamento delle
strutture private e l’introduzione del coordinatore”.