“Scongiurare la chiusura della Casa delle Donne di Terni”

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La nota di Bori e Meloni (Pd)

“Scongiurare la chiusura della Casa delle Donne di Terni (il bando di riassegnazione degli spazi comunali scade oggi) mettendo in campo tutte le iniziative utili a garantire la continuità delle attività che la struttura promuove e attua ormai da anni a sostegno di donne e minori”.

   

È quanto chiedono alla Giunta di Palazzo Donini i consiglieri regionali PD Tommaso Bori e Simona Meloni, nell’ambito di un’interrogazione che è stata depositata presso l’Assemblea legislativa.

“In tutto il territorio regionale è presente una sola Casa delle Donne – ricordano i due consiglieri dem – quella di Terni, ma l’attuale Amministrazione comunale ne ha messo a bando la sede. La Casa è stata fatta rientrare in una gara per l’assegnazione di spazi comunali che prevede la partecipazione per l’affidamento del locale di Via Aminale, nel cuore del centro storico cittadino. Riteniamo che il contributo e la funzione culturale e sociale che ha svolto in questi anni la Casa delle Donne, di pari passo con il lavoro dei centri antiviolenza, non possa essere sostituito da semplici servizi a sportello, tanto più che in molti casi, gli stessi Comuni non riescono a garantire neppure quelli. Esprimiamo dunque preoccupazione suquesta vicenda perc hé l’attuale bando risponde a una logica squisitamente numerica tesa al pareggio di bilancio e ciò rischia di non tenere conto dell’impatto sociale che potrebbe causare la mancata riassegnazione di quei locali alla Casa delle Donne. La comunità umbra dunque corre il rischio di dover fare a meno di un presidio di civiltà e di servizi integrati fondamentali come dello sportello antiviolenza, dell’ascolto, dell’orientamento ai servizi e della consulenza legale per chi è vittima di abusi e violenza, dei laboratori, dei gruppi di auto aiuto, dei corsi di formazione e delle tante attività culturali e sociali che il centro svolge regolarmente. Per preservare e valorizzare questo patrimonio di esperienze – aggiungono – sarebbe stato necessario seguire esempi virtuosi come quelli messi in campo, ad esempio, dalla Regione Lazio che ha riconosciuto, attraverso una convenzione, il valore di ‘bene comune’ ad una struttura analoga operante nel comune di Roma, così da evitare il rischio di sfratti e assicurandone la continuità delle attività grazie anche a un percorso di co-progettazione partecipata di rifunzionalizzazione degli stessi edifici utilizzati a tale scopo. Auspichiamo pertanto che la Casa delle Donne venga presto considerata un vero e proprio ‘bene comune’ della nostra regione e come tale entri a far parte di un piano di conservazione e promozione della multifunzionalità di quello spazio socio-aggregativo. In un contesto delicato e complesso, come quello di Terni – concludono Bori e Meloni – garantire e rafforzare la presenza della Casa delle donne e anzi sostenere e supportare la sua attività non può che passare da un percorso di co-progettazione, previsto dai decreti legge, che valorizzi competenze, professionalità e competenze maturate in più di dieci anni di attività. Terni e l’Umbria hanno bisogno e meritano luoghi disensibilizzazione ed educazione alla non violenza e al rispetto dei diritti delle persone tutte”.