“La riforma sulle politiche attive approvata dalla maggioranza va in una direzione del tutto sbagliata rispetto alle reali necessità del settore”

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“La riforma sulle politiche attive approvata dalla maggioranza va in una direzione del tutto sbagliata rispetto alle reali necessità del settore”. La nota del gruppo PD

“Pur riconoscendo che alla luce della profonda crisi di questi anni, a cui si sono aggiunte le conseguenze economiche e sociali legate alla pandemia, sulle politiche attive si dovesse guardare con occhi nuovi, il disegno di legge recentemente approvato dalla maggioranza va in una direzione del tutto sbagliata rispetto alle reali necessità del settore”.

   

È quanto dichiarano i consiglieri regionali del Partito democratico.

“Innanzitutto perché all’interno del ‘Sistema integrato per il mercato del lavoro, l’apprendimento permanente e la promozione dell’occupazione’, si introducono elementi che tendono a configurare possibili conflitti di interessi da tra pubblico e privato, che indeboliscono la posizione delle fasce più fragili  e meno qualificate che sono alla ricerca di un lavoro. Una legge che guarda più all’aspetto quantitativo che qualitativo degli interventi, che non assicura la dovuta attenzione agli over ‘50, ai disabili e ai giovani che sono fuori dal mercato del lavoro; che non premia il merito e la formazione, non valorizza il walfare e va ad indebolire la rete dei centri per l’impiego che necessitava, invece, di un ulteriore rafforzamento. Si è scelto di  guardare al privato, ma non per un supporto al servizio pubblico, bensì solo in termini sostitutivi, andando potenzialmente a falsare anche il mercato delle stesse agenzie del lavoro. Questo impianto normativo conferma, al pari di altri, che la Giunta regionale punta sostanzialmente a smantellare il servizio pubblico. E già successo con la Sanità; ora si adotta lo stesso criterio con le politiche attive del lavoro. Rendere meno funzionale un servizio pubblico porta a far guadagnare fette di mercato al privato, ma ciò comporta anche il rischio di perdere per strada alcuni diritti e servizi universali, come può succedere per la scuola, la sanità e il lavoro. Per questo avevamo proposto di attribuire al servizio pubblico la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni e di ricorrere al privato solo come supporto al servizio pubblico garantendo a tutti i livelli essenziali accettabili. Quanto alla nuova governace dell’Agenzia regionale (Arpal) la maggioranza si è rifiutata di approvare i nostri emendamenti, pensati per assicurare trasparenza e economicità al sistema. Invece i componenti del Consiglio di amministrazione non saranno scelti per avviso pubblico né si ricorrerà ad un presidente di derivazione regionale che avrebbe impedito ulteriori aggravi di spesa. Anche in questo caso appare chiaro l’obiettivo di fondo: creare nuove poltrone da spartire. Ma aldilà del beneficio economico che ne trarranno i predestinati, ciò non servirà di certo a risolvere i problemi del mercato del lavoro della nostra regione”.