IV Commissione consiliare cultura: approvato l’ODG del M5S sul salario minimo

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La IV Commissione consiliare permanente “cultura”, presieduta da Michele Cesaro, ha approvato con 5 voti a favore (opposizione) e 6 astenuti (maggioranza) nel corso della seduta dell’11 gennaio l’odg presentato dal M5S “sostegno del Comune di Perugia all’istituzione del salario minimo

   

 In avvio di seduta la commissione ha osservato un minuto di silenzio in ricordo del presidente del Parlamento europeo David Sassoli recentemente scomparso.

Illustrando l’atto la capogruppo Francesca Tizi ha ricordato come lo scorso 11 novembre la commissione occupazione del Parlamento europeo abbia votato la direttiva sul salario minimo, ove si stabilisce che lo stesso non possa scendere al di sotto del 50% della paga media nazionale: ciò vale per tutti i lavoratori, pubblici e privati, compresi quelli appartenenti alle categorie maggiormente a rischio (tirocinanti, stagionali, ecc.).

Si riferisce nell’atto che il salario minimo esiste già in 22 paesi dell’U.E., ma non in Italia dove sono ancora all’esame del Parlamento i relativi disegni di legge.

La situazione italiana, spiega Tizi, è complicata visto che le paghe dei lavoratori risultano sotto la media europea (12,49 euro l’ora contro una media di 13,14), con il 20% dei dipendenti che si attesta su stipendi inferiori ai 9 euro l’ora.

In un contesto italiano, ove emergono ben 985 contratti vigenti, con inevitabili disomogeneità, anche Perugia non è esente dal fenomeno del cosiddetto “working poor”, ossia persone che hanno un lavoro, ma vivono al di sotto della soglia della povertà, visto che in Umbria l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta con il capofamiglia occupato tocca il 10,5%.

Ritenendo che il salario minimo protegga dall’emarginazione e dallo sfruttamento, riducendo le disuguaglianze, con l’odg il M5S chiede di impegnare l’Amministrazione:

a sostenere e promuovere in tutte le opportune sedi gli atti, le misure e le azioni necessarie volte all’istituzione del salario minimo orario per tutti i lavoratori italiani pubblici e privati nel percorso già tracciato dalla commissione occupazione e affari sociali del Parlamento europeo.

Sul tema proposto è intervenuto l’assessore al personale Luca Merli che ha esordito partendo dalla lettura del testo dell’art. 36 della Costituzione e dai principi in esso contenuti. Il primo comma, in particolare, sancisce nella sua prima parte che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”. Tale principio, secondo Merli, è ancora oggi puntualmente rispettato e garantito.

Cosa diversa, invece, per la parte finale del primo comma secondo cui: la retribuzione deve essere “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Da venti anni a questa parte il nostro Paese, spiega Merli, non è in grado di rispettare tale principio con gravi conseguenze in capo ai cittadini.

Nel concordare sulle criticità segnalate da Tizi, l’assessore ha inteso segnalare, tuttavia, ulteriori spunti di riflessione: “il problema dell’Italia – ha detto – non sono soltanto i salari bassi, ma anche un costo del lavoro troppo alto (+135% in relazione alla retribuzione del lavoratore) per le aziende rispetto alla media europea. Da questi temi, dunque, bisogna ripartire nella riscrittura delle norme e dei sistemi fiscali che evidenziano oggi una pressione eccessiva”.

Occorre migliorare, inoltre, sui meccanismi della contrattazione collettiva, combattendo nel contempo la contrattazione cosiddetta “parallela e pirata” e tutelando le categorie a 360 gradi.

Merli ha espresso, in ogni caso, alcune perplessità sull’istituto del salario minimo ritenendo che vi siano fasce di lavoro (ad esempio quello accessorio) che non vi possono rientrare. Peraltro, ha ribadito, ciò che deve cambiare è la tutela della retribuzione in sede di contrattazione collettiva nonché il costo del lavoro per le aziende.

Secondo Nicola Paciotti (PD) il salario minimo rappresenta una tutela ulteriore per tutte quelle categorie di lavoratori che hanno maggiormente sofferto nel tempo. Si tratta, infatti, di un provvedimento che, tutelando la dignità delle persone, deve registrare un impegno unanime delle Istituzioni per evitare le disuguaglianze che oggi si ingenerano.

In replica la proponente Francesca Tizi ha evidenziato che, pur essendo il problema del costo del lavoro, illustrato da Merli, effettivo, tuttavia il tema del salario minimo rimane prioritario e molto sentito soprattutto in relazione alle categorie meno tutelate.

Ove la bozza di direttiva europea divenisse effettiva, ciò costringerebbe l’Italia ad adeguarsi alla normativa; l’auspicio, pertanto, è che il nostro Paese possa anticipare i tempi di questo percorso intrapreso.