Internet: il primo smartphone a 11 anni

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Internet: il primo smartphone a 11 anni. Presentata la ricerca dell’Università di Perugia sull’uso del web da parte degli adolescenti umbri. Ci sono opportunità ma anche tanti rischi.

   

Nell’uso del web da parte degli adolescenti umbri – online già dall’infanzia, con il primo smartphone personale a 11 anni e con i social network ormai parte integrante della loro vita – ci sono opportunità ma anche tanti rischi. Uno di questi è il cyberbullismo, tra forme “hard” e forme più “soft”. Pericoli che arrivano dai social ma anche dalla principale App di messaggistica istantanea che conquista i giovani umbri perché usata dal 99% degli intervistati. Oltre il 45% ha inviato infatti messaggi privati offensivi proprio su WhatsApp e circa il 30% su gruppi (cyberbullismo hard), mentre quasi il 40% degli adolescenti ha escluso qualcuno dai gruppi virtuali almeno una o due volte al mese (cyberbullismo soft).
Questi sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca, con interviste a 901 adolescenti umbri di età compresa tra i 15 e i 20 anni e frequentanti gli istituti di scuola superiore delle province di Perugia e Terni, presentata dal Corecom Umbria e realizzata dall’Università degli Studi di Perugia.

Dalla ricerca emerge che gli adolescenti umbri usano Internet per la prima volta insieme ai genitori in media all’età di 9.5 anni, la prima volta da soli all’età di 10.89. Il 78.1% degli adolescenti umbri intervistati naviga su Internet sempre accedendo da smartphone, mentre solo il 5.5% si collega accedendo sempre dal computer.

Il 96.3% possiede un profilo su almeno un social network. I social network più usati sono Facebook (87%) e Instagram (85.4%). L’altro dato che spicca è che tra i partecipanti, il 28.1% passa dalle 3 alle 5 ore al giorno sui social network, mentre il 24.6% ci passa cosi tanto tempo da non saperlo quantificare. Il 39.4% resta sveglio di notte più volte a settimana per usare i social network. Infine, il 45.8% usa WhatsApp per cosi tanto tempo al giorno da non saperlo quantificare. Emerge poi dalla ricerca che la mediazione dei genitori nel rapporto fra adolescenti e internet e debole: il 37.1% parla raramente o mai con i genitori di quello che fa su internet, il 56.3% condivide mai o raramente le attività svolte su internet con i genitori, l’83.6% si fa aiutare mai o raramente di fronte a qualcosa che crea fastidio online.

Passando ai comportamenti negativi messi in atto sul web, la ricerca mostra una sua seconda originalità con la distinzione tra forme “hard” (episodi più evidenti e violenti) e forme “soft” (comportamenti non esplicitamente violenti e minacciosi come l’esclusione di qualcuno da gruppi o pagine online) di cyberbullismo.

Tra le forme più pesanti, oltre ai dati relativi all’utilizzo di WhatsApp, ci sono anche numeri per i social network. Qui il 20% degli intervistati ha mandato messaggi offensivi o cattivi in conversazioni private. Infine, le minacce costituiscono l’episodio di cyberbullismo meno diffuso: il 9% ha minacciato qualcuno pubblicamente sui social network, l’11.8% lo ha fatto privatamente, mentre e il 16.4% lo ha fatto su WhatsApp.

Tra coloro invece che hanno dichiarato di aver subito azioni ostili e aggressive queste avvengono perlopiù su WhatsApp (26.9%) rispetto ai social network (7.9%). Complessivamente sui social network, il 21.8% ha ricevuto insulti o commenti negativi per l’aspetto fisico o il modo di vestire, il 13% per la religione e il 13.5% per l’orientamento sessuale.