Precari della giustizia umbri ancora in piazza: “Senza di noi il sistema si ferma”

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Sciopero e presidio in piazza Italia indetto da Fp Cgil Umbria. Delegazione ricevuta in Prefettura – Assunti con il Pnrr, sono 120 (un terzo del totale dei dipendenti) e chiedono di essere stabilizzati: a giugno 2026 scadenza dei contratti

   

“Questa vertenza riguarda in Umbria circa 120 lavoratori di cui un centinaio nella provincia di Perugia. Parliamo di un terzo dei lavoratori complessivi del sistema ‘giustizia’ umbro: su 150 persone che lavorano al tribunale di Perugia, una cinquantina sono precari e rischiano di non vedersi rinnovare il contratto di lavoro. Come potete capire, la diretta conseguenza di un eventuale mancato rinnovo è la paralisi e il collasso del sistema giudiziario in Umbria”. È quanto ha ricordato con preoccupazione, martedì 16 settembre, Michele Agnani, segretario regionale della Fp Cgil Umbria, all’uscita dalla Prefettura di Perugia, dopo l’incontro avuto con il vicecapo di gabinetto del prefetto, Marco Migliosi – “i dati che abbiamo fornito hanno sorpreso lo stesso vicecapo di gabinetto” –. Nella mattinata, infatti, in concomitanza con lo sciopero nazionale dei lavoratori precari del Ministero della Giustizia (assunti con il Pnrr e il cui contratto è in scadenza a giugno 2026), indetto dalla Fp Cgil, si è tenuto in piazza Italia, a Perugia, un presidio degli stessi lavoratori. Durante la mobilitazione, l’ennesima organizzata in questi mesi, una delegazione di precari e rappresentanti dell’organizzazione sindacale è stata ricevuta in prefettura per esporre i motivi della protesta: “la situazione di precarietà in cui sono costretti a vivere ormai da anni questi lavoratori altamente specializzati e il rischio di crisi per il sistema giustizia dovuto a una loro mancata stabilizzazione”.

“A quello che ci risulta oggi – ha fatto il punto Agnani –, le risorse previste dal Governo in finanziaria per una stabilizzazione di questi lavoratori sono sufficienti per appena un quarto del totale: 3 mila persone su 12 mila precari complessivi in Italia. Questi lavoratori stanno mandando avanti la macchina della giustizia e, anzi, hanno contribuito notevolmente a velocizzarla, rispettando quindi l’obiettivo per cui erano stati assunti con i fondi del Pnrr. La giustizia italiana da tre anni si regge su di loro e senza di essi si rischia il collasso, i numeri parlano chiaro”. “Ricordiamo poi – ha aggiunto il segretario della Fp Cgil – che parliamo di lavoratori altamente specializzati, con notevoli competenze acquisite nel settore giustizia, e che invece rischiano di rimanere disoccupati. Si parla tanto di ‘fuga dei cervelli’ e poi lasciamo disperdere tante competenze. Noi a questo ci opponiamo con forza, a tuela dei lavoratori che non possono vivere in questo limbo, ma anche dei cittadini e dell’intero sistema economico che si vedrebbero altamente penalizzati da una macchina della giustizia che rischierebbe di tornare lenta e inefficiente”.

“Al vicecapo di gabinetto – ha concluso Agnani – abbiamo chiesto che si faccia portavoce con il Governo affinché si trovino le risorse in finanziaria per stabilizzare tutti i 12 mila precari della giustizia, anche alla luce dell’immensa mole di lavoro svolta da questi lavoratori e delle criticità a cui si andrebbe incontro alla luce di una loro mancata stabilizzazione”.