“Serve la pioggia entro 10 giorni per salvare la vendemmia”

361

Le parole del presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella

“Se nell’arco di dieci giorni avremo delle piogge facciamo ancora in tempo a recuperare la stagione, se non dovesse avvenire allora avremo dei problemi”.

   

A dirlo è il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, in merito alla prossima vendemmia.

“Il cambiamento climatico – sottolinea – sta mettendo a dura prova tutto il settore dell’agricoltura, parlando della viticoltura assistiamo a una stagione veramente anomala e straordinaria”.

L’enologo umbro spiega che

“la stagione in corso somiglia a quella del 2003, ma questa è una siccità molto più dura e profonda, con un altro elemento pericoloso, le alte temperature così da costituire un ambiente sicuramente non adatto affinché la vite possa fruttificare nel migliore dei modi. Assistiamo ormai da mesi all’assenza di pioggia. Abbiamo registrato solo delle locali piogge senza grande significato, che hanno la caratteristica di evaporare appena toccano terra. Laddove, localmente, sono cadute abbondanti hanno creato disastri. Ma la vite è una pianta molto resistente, dimostra di sapersi adattare a climi anche un po’ avversi”, sottolinea Cotarella, che ricorda come ci siano “territori che soffrono molto di più e altri meno e questo dipende dalla tipologia del terreno e dall’esposizione geografica dei vigneti. La disamina non può essere generalizzata a tutto il Paese senza alcun distinguo. Nel complesso fino a oggi la vite ha resistito abbastanza bene”.

 In previsione della prossima vendemmia il presidente spiega che

“tutto dipenderà dai prossimi giorni, quando la pianta richiederà al terreno una quantità di acqua importante, non solo per tenere in vita la sua vegetazione, ma anche per alimentare i tanti acini dei grappoli che la vite ha prodotto. Se non dovesse piovere assisteremo al fenomeno in cui la pianta richiederà, addirittura ai suoi acini, la poca acqua che era riuscita a dargli. Questa è la peggiore di tutte le previsioni, speriamo che non si verifichi”, dice Cotarella. Che rivendica il ruolo degli enologi: “Non è stato mai il tempo della viticoltura fai da te, meno che mai in questo momento. Il nostro sapere, i nostri percorsi di studio sono fondamentali quantomeno per alleviare questi effetti nefasti del cambiamento climatico”.