La Terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Luca Simonetti, ha ascoltato l’illustrazione della ‘Relazione del garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale sull’attività svolta nel 2024 e sui risultati ottenuti’.
Nel suo intervento l’avvocato Giuseppe Caforio, che ha anche seguito l’audizione sulla condizione delle carceri umbre (https://tinyurl.com/mr3sesj5) ha detto che l’annunciata nascita del provveditorato in Umbria ha creato una situazione singolare. Negli ultimi mesi dalla Toscana il trasferimento di detenuti ha avuto un’impennata: Terni, che dovrebbe avere una capienza di 420 detenuti, ha superato i 600 con un incremento del 30%. Il problema più grande nelle carceri è legato agli psichiatrici: sempre a Terni su 600 detenuti ce ne sono almeno 150. E per un detenuto psichiatrico serve impiegare molto più personale: il dato della carenza di organico e del sovraffollamento diventa macroscopico quando c’ è carenza di istituti psichiatrici. Dietro alla rivolte piccole e grandi, ha sottolineato Caforio, di norma ci sono detenuti arrivati dalla Toscana che spesso hanno problemi della personalità.
Occorre intervenire soprattutto nell’area socio sanitaria: la presenza di psichiatri e psicologi è carente. Un detenuto psichiatrico in questa situazione viene visto 3-4 volte l’anno da uno specialista: una situazione in cui non si può impostare alcuna terapia. Molti detenuti hanno una certificazione medica di incompatibilità con il sistema carcerario, ha spiegato Caforio, ma non ci sono strutture e quindi vengono ‘buttati’ in carcere. Con situazioni gravi come l’isolamento nel carcere di Capanne, che a volte viene usato come manicomio carcerario. I direttori sono disarmati perché queste persone dovrebbero stare in un ospedale psichiatrico o in una Rems, che però non ci sono. C’è una situazione drammatica, ha rimarcato ancora Caforio, “dove la civiltà tocca il fondo”. Secondo il Garante una Regione da sempre caratterizzata per l’attenzione verso questi mondi deve accendere un faro e cominciare a dare soluzioni. Il mondo carcerario è fatto di individui: se delle componenti non sta bene l’equilibrio crolla e tutti stanno male. Se vogliamo essere un paese civile, ha concluso Caforio, dobbiamo fare un salto di qualità.
Nella relazione, terminata a fine marzo 2025 come richiesto dalla legge regionale, si legge che la popolazione penitenziaria umbra è aumentata sensibilmente, tanto da raggiungere nel marzo 2025 le 1593 unità, di cui 60 donne e 645 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 1324 posti detentivi. In tutti e quattro gli istituti penitenziari umbri c’è una condizione di evidente sovraffollamento. Dei 1593 detenuti presenti nei quattro istituti umbri a marzo 2025, 1058 erano condannati in via definitiva, mentre il resto erano in attesa di giudizio. Peculiare del sistema penitenziario umbro è l’alta percentuale di condannati definitivi, effetto di una popolazione detenuta in gran parte proveniente da fuori regione, spesso con pene medio-lunghe da scontare. In Umbria, del numero di detenuti con pene ancora da scontare medio-lunghe, quelle superiori ai 10 anni sono il 25,8%, mentre in Italia il 12,6%.
In particolare, va sottolineata la percentuale di ergastolani, del 9,6%: il doppio rispetto a quella che si registra sull’intero territorio nazionale. Nonostante ciò anche in Umbria è significativa la percentuale di condannati con pena residua inferiore ai 2 o 3 anni che potrebbero essere destinatari di misure alternative alla detenzione. Circa i 2/3 dei detenuti ospitati nelle carceri umbre, provengono da altre Regioni per fatti commessi fuori dall’Umbria: le carceri della Regione Umbria hanno funzione ricettiva di detenuti provenienti da altri contesti territoriali, in prevalenza da Toscana. L’Umbria in proporzione ha almeno un 50% di detenuti in più rispetto ad una equa ripartizione nel rapporto tra abitanti e detenuti con le altre Regioni di Italia.
Nel Carcere di Capanne, a fine marzo, a fronte di una capienza totale di 363 detenuti si trovavano ristretti 437 detenuti, ben 72 unità in più rispetto all’anno precedente. Le criticità di Capanne sono molteplici: dal sovraffollamento alla carenza di personale fino alle condizioni della sezione circondariale in cui spesso vengono posti i detenuti con problemi psichiatrici. Altrettanto gravi sono le situazioni relative agli spazi ricreativi e sportivi. A Capanne vi è una carenza di 23 unità di polizia penitenziaria (234 unità previste, 201 effettivamente presenti). Nell’istituto di Terni i detenuti presenti sono 597, 79 unità in più rispetto al 2023. Il numero delle presenze ha ampiamente superato la capienza regolamentare (422). Il personale di polizia penitenziaria previsto dalla pianta organica è di 243 ma il numero effettivo risulta di sole 215 unità. A Spoleto i detenuti presenti sono 471, 26 in più rispetto al 2023, a fronte di 456 posti regolamentari. Il personale in servizio è di 242 unità (rispetto a 193 del 2023) a fronte dei 292 previsti. Ad Orvieto i detenuti presenti sono 127, 22 in più rispetto al 2023, a fronte dei 98 posti regolamentari previsti. Sono 55 gli agenti della penitenziaria effettivamente in servizio a fronte dei 57 previsti.
Il Garante nel 2024 ha preso in carico 78 detenuti, il 43% della casa circondariale di Perugia, il 38% detenuti a Spoleto, Il 10% a Terni e il 9% a Orvieto. Nel 2024 le istanze più frequenti dei detenuti in Umbria sono quelle di trasferimento in istituti di pena fuori regione per avvicinamento colloqui con i familiari, per motivi di salute, di studio o di lavoro. La tutela del diritto alla salute rappresenta la preoccupazione principale delle persone detenute: difficoltà nella prestazione delle visite specialistiche e nella diagnostica quando essa debba avvalersi di medici e strumentazioni esterne agli istituti penitenziari, con ritardi nell’effettuazione degli interventi sanitari. Tali difficoltà derivano dall’insufficienza di prestazioni specialistiche in carcere, dall’ordinario accesso alle liste d’attesa dei servizi sanitari regionali e talvolta dalle difficoltà nella traduzione a opera del personale penitenziario. Altro aspetto rilevante sotto il profilo sanitario riguarda le difficoltà di accesso ai medicinali prescritti a seguito di visite specialistiche e che spesso i detenuti non sono in grado di acquistare in autonomia per mancanza di mezzi.
Nella relazione alla Regione si raccomanda: l’incremento di organico all’interno delle carceri umbre; la definizione di un piano per la prevenzione delle malattie infettive trasmissibili per via orale che consenta all’amministrazione penitenziaria di programmare l’adeguamento degli spazi lavorativi e di convivenza e l’adozione di opportune modalità gestionali del personale e degli ospiti; l’adeguata pubblicizzazione della Carta dei servizi sanitari di ciascun istituto penitenziario; l’implementazione della cartella clinica informatizzata con capacità comunicativa tra carcere e territorio e tra carceri di diverse regioni; il potenziamento dell’assistenza specialistica intramuraria, anche attraverso la diffusione di forme di telemedicina; l’adeguamento del personale addetto ai servizi sanitari penitenziari alle effettive necessità assistenziali e amministrative; l’integrazione dei servizi socio-sanitari in carcere per una effettiva presa in carico dei bisogni assistenziali della persona; la riqualificazione dell’offerta di assistenza psichiatrica in carcere dal modello consulenziale a un modello di effettiva presa in carico socio-sanitaria, trasformando l’articolazione di osservazione psichiatrica di Spoleto in articolazione permanente di degenza, modificandone la gestione in modo che gli ospiti possano partecipare alle ordinarie attività trattamentali, oltre che a quelle terapeutiche loro dedicate; l’attiva collaborazione alla implementazione della sentenza 99/2019 della Corte costituzionale, garantendo l’ospitalità in strutture territoriali idonee dei detenuti con gravi infermità psichiche che possano accedere alla detenzione domiciliare speciale per motivi di salute; la realizzazione di una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza nel territorio regionale, integrata con l’offerta assistenziale dei Centri di salute mentale territoriali; la continuità nell’offerta formativa e di sostegno all’inserimento lavorativo rivolta alle persone detenute o che accedano a misure alternative alla detenzione; il sostegno al diritto allo studio universitario dei detenuti anche attraverso l’esenzione dal pagamento della tassa regionale per gli immatricolati e per i meritevoli e la fornitura di libri di testo e altri strumenti didattici, d’intesa con l’Adisu; il sostegno a percorsi e progetti di trattamento e reinserimento sociale orientati all’espressività artistica e culturale