Confcooperative Umbria è pronta per la sua decima assemblea regionale

1308
   

Si celebra venerdì 4 marzo all’hotel Alla posta dei Donini, la decima assemblea regionale di Confcooperative Umbria per il rinnovo degli organi dell’associazione dopo quattro anni di mandato non poveri di complessità e di sfide per il mondo della cooperazione.

“Sono orgoglioso – ha dichiarato Andrea Fora, presidente della confederazione – di aver presieduto in questi anni un’organizzazione che si è rivelata estremamente vivace, vitale e vicina alle esigenze delle proprie associate. In quattro anni ha visto crescere la propria base associativa confermando numericamente la sua leadership e attraendo rispetto ai propri valori importanti realtà cooperative del settore agricolo, sociale e di produzione, lavoro e servizi”.

Confcooperative Umbria conta infatti 269 cooperative, 41mila soci e 7mila occupati pari al 30 per cento di quelli delle imprese cooperative regionali. Analizzando il corpo sociale impiegato, il 70 per cento degli addetti ha un contratto dipendente a tempo indeterminato, il 52,1 per cento è di sesso femminile, il 14,1 per cento è composto da persone straniere extracomunitarie. Continuando a guardare ai numeri, il fatturato aggregato di Confcooperative Umbria è di 1,6 miliardi di euro, mentre il capitale sociale aggregato è di 24 milioni di euro e quello investito 700 milioni di euro. Le patrimonializzazioni aggregate, inoltre, si attestano su 73 milioni di euro. Dell’associazione fanno parte le tre bcc umbre, Crediumbria, Credito cooperativo umbro e Bcc di Spello e Bettona che contano 8mila soci e, attraverso i 41 sportelli, effettuano un raccolta complessiva di 1,2 miliardi di euro (+ 31% rispetto al 2008) con una mole di impieghi tra imprese e famiglie di poco inferiore a 1 miliardo di euro (+ 26% rispetto al 2008).

“La cooperazione – ha proseguito Fora – si è dovuta difendere negli ultimi anni da avvenimenti che hanno gettato un’ombra sul movimento cooperativo, attacchi che, anche se lontani dall’Umbria, ci interrogano fortemente. Per questo abbiamo proposto più controlli, maggior partecipazione dei soci e non abbiamo esitato a espellere cooperative dai dubbi comportamenti”.

“Non hanno cittadinanza in Confcooperative – ha spiegato Fora – cooperative che sono gestite come aziende di famiglia, i cui presidenti guadagnano 30, 50 volte di più di un socio lavoratore, che utilizzano le persone deboli per fare business, fanno assemblee finte o ricorso strumentale ad accordi in deroga, piuttosto che alle crisi aziendali, come forme per l’artificioso e ignobile abbattimento del costo del lavoro”.

 Confocooperative Umbria si guarda dentro ma non solo.

“Serve un deciso cambiamento di passo da parte di tutti – ha concluso Fora –: istituzioni, pubblica amministrazione, imprese, cittadini. Il ruscello della spesa pubblica si è andato esaurendo e le vecchie amate nicchie non bastano più. Le tutele garantite, i mercati protetti sono andati in cantina e oggi l’Umbria si deve aprire a un cantiere profondo di innovazione, confrontare con i mercati, con la competitività, con altre regioni. Non possiamo più pensare che sviluppo e innovazione si basino solo su fondi europei conditi da un po’ di programmazione negoziata”.