Al via il progetto pilota L’eSport per l’inclusione sociale

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Nella foto Abodi- Abete-Nicolasi- Lo Presti

Iniziativa presentata alla Comunità Incontro. Presente Abodi

   

Parte dalla Comunità Incontro di Molino Silla (Amelia) il progetto-pilota “Vinciamo Insieme: l’eSport per l’inclusione sociale”, promosso dalla Figc – Lega nazionale dilettanti, patrocinato dalla Rai Umbria e presentato oggi nella struttura di recupero dalle dipendenze, in provincia di Terni.

Presenti anche il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi, il presidente della Lnd Giancarlo Abete, il capo struttura della Comunità Incontro Onlus Giampaolo Nicolasi.

Il progetto punta a promuovere inclusione sociale e la partecipazione attraverso il calcio virtuale, ovvero giocato in rete attraverso la PlayStation, contrastando al tempo stesso le dipendenze e in particolare la ludopatia.

  Le attività di calcio virtuale della Lega nazionale dilettanti – spiegano i promotori – hanno mosso i primi passi durante il lockdown del 2020. Da quel momento sono stati istituiti i campionati di eSerieD, eFemminile, i tornei Lnd eCup e delle Regioni, oltre a due competizioni internazionali per un coinvolgimento totale di 3.500 giocatori. La prima istituzione del terzo settore ad essere inserita nel progetto con un proprio team eSport ufficiale, impegnato a partire da febbraio nelle competizioni nazionali, sarà la Comunità Incontro con una squadra interamente composta da ragazzi e ragazze impegnati nel percorso riabilitativo, per un messaggio di sensibilizzazione contro l’uso delle sostanze e il gioco d’azzardo.

Secondo uno studio condotto dall’equipe multidisciplinare della Comunità Incontro, rivivere il contesto del gioco rappresenta per le vittime della ludopatia un modo per abituarsi agli stimoli e per superare la complicata fase del comportamento ossessivo-compulsivo. Così il ministro Abodi:

“Tutto quello che porta al miglioramento della socialità e delle relazioni, va sostenuto e organizzato. Credo che la relazione fra lo sport praticato e quello virtuale debba essere stretta perché lo sport ‘vissuto’ non può fare a meno della tecnologia, così come troppa tecnologia senza la pratica fisica rischia di penalizzare la socialità e di creare anche dipendenze pericolose. Credo nel rapporto fra questi due elementi e il progetto presentato oggi va proprio in questa direzione”