Il sindacato confederale, insieme a Fiom e Filctem, ha partecipato al tavolo regionale – Sono circa ottocento i lavoratori in cassa integrazione straordinaria, oltre a quelli in Cigo
“Dal post Covid a oggi, nel settore automotive umbro c’è stato un costante aumento delle ore di Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) alle quali vanno aggiunte quelle dei circa ottocento lavoratori coinvolti nella Cassa integrazione straordinaria (Cigs) per ristrutturazione e la cessazione di centinaia di contratti di lavoro somministrato. Questi elementi di difficoltà possono ulteriormente peggiorare nelle prossime settimane con criticità più profonde, che richiedono da subito l’attivazione di strumenti straordinari”. A illustrare questi dati preoccupanti è la segretaria regionale della Cgil Umbria che, nella giornata di martedì 23 settembre ha partecipato, insieme alle categorie dei metalmeccanici e dei chimici, Fiom Cgil e Filctem Cgil di Terni e Perugia,, al tavolo “opportunamente” convocato dalla Regione Umbria in merito al monitoraggio del settore industriale dell’automotive.
“È bene ricordare – spiega la Cgil Umbria – che il mercato delle auto paga il prezzo delle non scelte che vengono prese a livello nazionale ed europeo. In Italia si sceglie di incentivare l’auto elettrica ma, oltre agli alti costi di acquisto e ricarica delle autovetture, non abbiamo ancora infrastrutture di ausilio alla gestione di questa tipologia di auto. In Europa è ancora in fase di stallo la decisione sul 2035 come data limite per auto senza emissione di Co2. Tutto questo, unito alla situazione internazionale, genera difficoltà e condizionamenti in un mercato che comunque registra un calo produttivo e che, in particolare in Italia, paga pesantemente anche le scelte strategiche e commerciali di Stellantis”. “Nella nostra Regione, dove negli ultimi anni non sono mancati ritardi e inefficienze – ricordano dall’organizzazione sindacale confederale –, le realtà industriali del settore sono rappresentate prevalentemente da aziende di componentistica che pagano, essenzialmente, da un lato il calo generalizzato delle immatricolazioni e dall’altro le conseguenze dell’elettrificazione di buona parte dei modelli che vengono messi sul mercato. La struttura delle aziende umbre rischia di non reggere l’impatto delle trasformazioni in atto. Le crisi in questo settore, infatti, non sono tutte uguali: alcune dipendono dai mercati e dai volumi, altre dalla tipologia di motorizzazione e quindi dalla gestione delle transizioni ecologiche e tecnologiche, che comunque saranno inevitabili”.
“In questo contesto – conclude la Cgil Umbria con le sue categorie – abbiamo chiesto alla Regione Umbria di continuare l’attività di monitoraggio e di supporto ai lavoratori coinvolti attraverso strumenti di sostegno al reddito e di formazione mirata, ma anche di attivare un tavolo di lavoro per verificare la possibilità di sinergie con tutti gli attori di riferimento al fine di costruire progetti che vedano le nostre realtà industriali promotrici di comparti, filiere e poli, anche in funzione delle sfide che le nuove tecnologie impongono. Abbiamo inoltre chiesto che, nell’ambito della discussione sulla Zona economica speciale, strumento recentemente riconosciuto alla nostra Regione e che purtroppo identifica la difficoltà in cui versa l’Umbria, sottovalutata nel recente passato, vengano attivati protocolli a cui destinare risorse per risollevare questo e altri settori industriali regionali”.