A Palazzo Rossini di Paciano si torna a fare cultura

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A Palazzo Rossini di Paciano si torna a fare cultura. Nel 2006 è stato dichiarato dal Miniestero “edificio di interesse culturale”

   

Dopo un lungo periodo di abbandono, il prestigioso palazzo storico posto lungo la centralissima Via Sensini, dichiarato nel 2006 dal Ministero “edificio di interesse culturale”, si sta riappropriando della sua originaria identità.

Ovvero luogo dove coltivare le arti e scambiare interessi culturali.

Con il progetto “Antico Sipario”, messo in campo dagli attuali proprietari che ne stanno curando il recupero, il Palazzo, destinato a diventare struttura ricettiva di pregio, ha anche l’ambizione di tornare ad essere per Paciano quell’importante centro di aggregazione culturale che è stato nel Novecento.

Appartenuto al Marchese Misciattelli che lo ha acquistato nel 1903, l’edificio è stato la sede del Circolo di Santa Cecilia e fin dai primi anni del secolo scorso ha ospitato innumerevoli attività ricreative e formative, rivolte soprattutto ai giovani.

Punto di riferimento per la corale e la banda musicale, il palazzo, dove nel 1922 si insediarono la “Figlie della Congregazione di Maria”, è stato anche luogo di incontro per le Dame di San Vincenzo.

A segnare la storia dell’edificio poi è stato il cosiddetto Teatrino, realizzato con il contributo artistico del pittore Gugliemo Ascanio, che negli anni ha contribuito a mantenere vivo a Paciano l’interesse per il teatro.

E proprio dallo spazio intimo e raccolto del Teatrino, riportato a nuova vita, sono riprese le attività pubbliche di Palazzo Rossini che nel fine settimana ha aperto le porte al primo appuntamento della nuova stagione, da quest’anno itinerante, di “TrasiMemo-Incontri con gli autori”.

Ad animare il pomeriggio di domenica le poesie e le parole di Sabrina Caciotto che, introdotta dal vicesindaco Cinzia Marchesini e accompagnata da Monica Fanicchi, ha presentato la sua seconda raccolta dal titolo “Nudi e crudi (versi)” edita da Fabrizio Fabbri Editore. Convinta della forza evocatrice della poesia, Caciotto ha detto di concepire la parola come un dono offerto all’altro.

Due le tematiche affrontate in questa seconda raccolta: la violenza che si riverbera nella vita quotidiana e dell’arte come mezzo di salvezza, di liberazione, di libertà attraverso il bello che c’è ancora da esplorare nell’essere umano.