Nuove sfide per l’integrazione socio-sanitaria

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Nuove sfide per l’integrazione socio-sanitaria. Un Convegno di Federsanità Anci Umbria per discutere sulle politiche da adottare in campo sanitario

   

Maggiore integrazione socio-sanitaria e un rapporto sempre più stretto tra Comuni e Regioni sui temi della fragilità.

Nel campo della sanità e della salute, sono queste le nuove sfide che si trovano ad affrontare i sistemi sanitari regionali e le istituzioni locali, dovute in larga parte a un progressivo invecchiamento della popolazione.

A partire da queste riflessioni e per discutere su come muoversi e sulle politiche da adottare in questo ambito, giovedì 23 novembre, Federsanità Anci Umbria ha promosso, insieme ad Anci e Regione Umbria, un convegno al Policlinico universitario ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia dal titolo ‘Sanità e salute: riforme e strumenti’.

Un incontro a cui, tra gli altri, hanno preso parte Leopoldo Di Girolamo, presidente di Federsanità Anci Umbria, Francesco De Rebotti, presidente di Anci Umbria, Emilio Duca, direttore generale del policlinico, Tiziana Frittelli, direttore generale della Fondazione Policlinico Tor Vergata e vicepresidente vicario di Federsanità Anci, e Luca Barberini, assessore a sanità e welfare della Regione Umbria.

“Questo è un importante momento di confronto – ha dichiarato De Rebotti – tra le Asl e i rappresentanti delle comunità e delle istituzioni locali perché siamo nella fase iniziale della nuova programmazione per il Fondo sociale europeo.”

“I Comuni – ha sottolineato Di Girolamo – soffrono per la mancanza di risorse e per garantire la salute dei cittadini devono assolutamente cooperare in maniera più efficiente con la parte sanitaria. L’Umbria è storicamente all’avanguardia su queste tematiche, ma va valorizzata ulteriormente l’aspetto della domiciliarità.”

“Il ruolo dei Comuni – ha aggiunto Frittelli – è essenziale innanzitutto nel campo della prevenzione. Per quanto riguarda le acuzie, è necessaria anche un’assistenza diffusa sul territorio, sia per le emergenze che per la presa in carico di patologie multifattoriali che non possono non tenere conto degli assetti abitavi e logistici del paziente”.

“Le nuove scelte di programmazione – ha concluso Duca – dovranno puntare a favorire una continuità assistenziale domiciliare o sul territorio nelle Residenze protette e nelle Residenze sanitarie assistite una volta superata la fase acuta in ospedale. Questo confronto contribuirà ad adattare gli strumenti che sono in mano delle strutture di gestione dei servizi sanitari ai nuovi bisogni di salute”.