Made in Italy: lanciato anche in Umbria il marchio unico nazionale IT

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Una certificazione che garantisca al consumatore finale che un prodotto o un servizio siano interamente e realmente italiani e che, allo stesso tempo, tuteli dalle contraffazioni quelle aziende cento per cento made in Italy. È ciò che promette di essere il Marchio unico nazionale (Mun) ‘It’ presentato a Perugia, martedì 26 maggio, dal suo ideatore, l’imprenditore Roberto Laurenzi, e da Andrea Meucci, coordinatore responsabile di sviluppo del Mun e presidente di Conflavoro Pmi Perugia, Terni, Macerata, confederazione che ha sposato e sta promuovendo il progetto.

“Di tanti marchi di italianità esistenti – ha spiegato Meucci – non ce n’è nessuno attestato da soggetti terzi. Il Mun è invece una certificazione volontaria di conformità d’origine e tipicità italiana effettuata da una struttura riconosciuta a livello internazionale come Lloyd’s Register Lrqa”.

Incaricato dalle strutture territoriali di Conflavoro Pmi, l’organismo procede infatti autonomamente alle verifiche ispettive in azienda e comunica al consorzio Conosci, che gestisce l’assegnazione del marchio, gli esiti dell’ispezione. Conosci ratifica quindi i risultati e, in caso di esito positivo, rilascia per tre anni il certificato. Periodo questo durante il quale Lrqa prosegue nel suo lavoro di verifica. Unica spesa, per l’azienda che sceglie di intraprendere questo percorso (dall’inizio dell’anno ad oggi sono circa 60 le imprese che lo hanno già avviato), quella relativa ai costi di certificazione.

“Sentivamo la necessità – ha commentato Laurenzi – di difendere, con una garanzia assoluta, le produzioni veramente italiane e di attribuire a queste un elemento distintivo. Made in Italy è oggi infatti una definizione talmente ampia che può comprendere anche realtà che producono parzialmente all’estero. Vogliamo riconquistare la fiducia dei consumatori italiani e stranieri, valorizzare ancora più i prodotti e puntare su quelli di maggiore qualità. Anche andando a inserirci in quei mercati internazionali con capacità di spesa più elevata”.

L’export è difatti uno degli aspetti che più stanno a cuore ai promotori del Mun.

“In Italia – ha affermato ancora Laurenzi – non abbiamo la capacità produttiva per far concorrenza al ribasso su prezzi e costi. C’è però nel mondo una larga fetta di consumatori attratta dalle nostre produzioni e dal loro fascino, disposta perciò anche a pagare di più per prodotti sicuramente italiani. Il Marchio unico è quell’elemento immediatamente riconoscibile che rassicura l’acquirente e racchiude in sé valore, storia, tradizioni, cultura e laboriosità dell’Italia”.

“Per agevolare le piccole e medie imprese, notoriamente in difficoltà nell’esportazione di prodotti e nella penetrazione dei mercati esteri – ha aggiunto Meucci –, cerchiamo di promuovere reti d’impresa e cooperazione e forniamo loro, facendoci da intermediari, contatti con la grande distribuzione, non solo italiana ma mondiale”.

Per dare visibilità alle imprese, Conflavoro ha anche stretto un accordo con Intesa San Paolo che consentirà alle aziende certificate Mun di promuovere i propri prodotti sul portale web ‘Created in Italia’, vetrina legata a Expo 2015.