Indossare il proprio bambino, mostra all’ospedale di Città di Castello

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Indossare il proprio bambino, mostra all’ospedale di Città di Castello. Fino al 2 giugno esposizione esposizione fotografica con il patrocinio della Usl Umbria 1. Presso la Fascioteca corsi di Babywearing per i neo-genitori

   

Un progetto e una mostra fotografica per diffondere il valore del “Babywearing”. E’ quello su cui stanno lavorando a Città di Castello la Fascioteca CDC e l’associazione Babywearing Italia, con il patrocinio della Usl Umbria 1, in occasione della Settimana europea del Babywearing, ovvero della pratica di tenere il proprio bambino da zero a tre anni addosso, avvolto in una fascia o un supporto portabebè per muoversi insieme a lui.

La mostra, con le foto di donne di tutto il mondo che “indossano” i propri figli, resterà aperta fino a domenica 2 giugno presso la hall l’ospedale di Città di Castello. Sempre in Altotevere è in atto il progetto di diffusione del Babywearing con esperti che incontreranno i neo genitori per insegnare loro questa pratica. La Fascioteca Cdc, infatti, organizza mensilmente incontri informativi gratuiti ed incontri individuali e di gruppo per imparare a portare in fascia, con possibilità di noleggio dei supporti.

Due terzi dell’umanità da nord a sud porta addosso il figlio da sempre, mentre in Europa solamente negli ultimi anni si è riscoperta questa modalità di accudimento che non è una banale “moda”, bensì la massima espressione dell’istinto e la saggezza materna. Qualsiasi madre, di fronte al pianto del neonato, non può che prenderlo a sé per cullarlo con amore.

Il Babywearing, inoltre, favorisce la sicurezza emotiva del bambino durante la primissima infanzia. Il bambino portato, infatti, si sente contenuto e protetto, ha tutti i suoi bisogni primari soddisfatti, si sente al sicuro attraverso il contatto fisico, il movimento ritmico ed il battito del cuore

Gli studi, inoltre, dimostrano che i bambini portati in fascia hanno una percentuale notevolmente inferiore (corrispondente al 40%) di crisi di pianto, tassi più alti di allattamento al seno grazie all’aumento dei livelli di ossitocina e di ormoni del benessere nella madre e tassi di attaccamento più sicuro con il portatore.