Nella provincia di Perugia sono circa un terzo di tutti i dipendenti del Ministero – “Abbiamo contribuito a ridurre l’arretrato e i tempi dei processi e ora non abbiamo un futuro”
Solo nella provincia di Perugia parliamo di circa cento persone (in tutta Italia 12mila), cioè circa un terzo del numero complessivo dei dipendenti del Ministero della giustizia operanti in questo territorio: cinquanta lavoratori al tribunale di Perugia e altri cinquanta alla Corte d’appello del capoluogo umbro. Sono i precari che furono assunti nel 2022 grazie ai fondi del Pnrr, con l’obiettivo di accelerare i tempi della Giustizia, ammodernare il sistema e ridurre il numero di processi arretrati, e che adesso si trovano in un limbo non sapendo ancora se verranno stabilizzati.
“Siamo decine e decine di lavoratori in tutta l’Umbria, i cosiddetti precari della Giustizia che a oggi – come spiega uno di loro, Luciano Morini della Rsu del Tribunale di Perugia – non sappiamo che fine faremo poiché, a un anno dalla scadenza dei nostri contratti, il governo ha finora stanziato risorse per stabilizzare in tutta Italia solo 3mila lavoratori sui circa 12mila in questa nostra stessa difficile situazione”.
Per questo motivo, per sollecitare la stabilizzazione di tutti i precari, nella mattinata di martedì 1° luglio, in concomitanza con altre piazze in tutta Italia, le organizzazioni sindacali di categoria Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi hanno organizzato un presidio e un’assemblea dei lavoratori di fronte alla Corte d’appello di Perugia. Presidio e assemblea a cui hanno partecipato tanti dei lavoratori coinvolti.
“Parliamo di personale – ha sottolineato ancora il delegato Morini – che in questi anni ha acquisito una grande competenza e che ha contribuito in maniera determinante alla riduzione dell’arretrato e dei tempi dei processi. Nonostante questo, il governo non ci dà risposte rispetto a una stabilizzazione che farebbe fronte a una carenza atavica del personale del Ministero della giustizia e darebbe prospettive di sviluppo in un servizio fondamentale per uno Stato degno di questo nome. Se si pensa che i pensionamenti in questo settore aumentano anno dopo anno a causa dell’invecchiamento naturale del personale, la nostra mancata stabilizzazione potrebbe portare a una stallo e annullare completamenti gli effetti positivi del Pnrr”.
“Il contributo dato dai precari in questi anni all’ammodernamento del sistema giustizia – ha commentato la segretaria della Fp Cgil di Perugia, Paola Scaramazza –, alla riduzione dell’arretrato e all’innovazione digitale ed organizzativa è innegabile. La stabilizzazione di solo una parte del personale attualmente in servizio, come nelle intenzioni del governo, penalizzerà migliaia di lavoratori, che presto potrebbero rimanere disoccupati, ma anche il personale in servizio a tempo indeterminato, che sarà ulteriormente sfruttato, e il sistema Giustizia tutto. Per un investimento adeguato negli organici del personale di ruolo e per la stabilizzazione di tutte e tutti i precari della giustizia, e organizzano due giornate di assemblee e presidi unitari davanti a tutti i palazzi di giustizia ed i tribunali del Paese”.
“Con il governo che sta spendendo miliardi e miliardi sulle armi e sul riamo – ha aggiunto Gianluca Liviabella dell’Usb –, noi siamo costretti di nuovo a parlare di precariato. Chiaramente, se per riarmarci togliamo i soldi della spesa pubblica da altri comparti è normale che non avremo risorse per chi sta lavorando in modo precario. Non possiamo investire in armi e al contempo lasciare precari migliaia di lavoratori in tutta Italia”.