Coronavirus: serve maggiore trasparenza sui numeri

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Coronavirus: serve maggiore trasparenza sui numeri. La lettura dei bollettini quotidiani sta generando interpretazioni fin troppo allarmistiche e spesso non corrette sul piano statistico

   

In questi mesi, per l’esattezza da marzo in poi, abbiamo fatto l’abitudine nell’ascoltare tra i vari mass media nazionali i bollettini giornalieri dei contagi da Coronavirus. Si tratta di un qualcosa ormai particolarmente radicato nel nostro vivere quotidiano. Numeri che, durante i mesi del ‘lockdown’, costituivano un vero e proprio spauracchio per il nostro paese. Numeri in grado di far pendere le decisioni di capi politici da una parte o dall’altra. Ma prima di snocciolare l’argomento di questo articolo, partiamo da un assunto: nessuno nega l’esistenza di questo virus e la sua pericolosità, soprattutto verso le fasce deboli della popolazione, tantomeno la sua scomparsa. Però, quel che risulta sempre più chiaro, è che la diffusione di tali dati e la loro interpretazione non avviene sempre nella maniera più oggettiva e corretta possibile.

CAUSE REALI DI RICOVERI E MORTI

Ogni volta che sentiamo parlare di ospedalizzazioni o di morti a causa del Coronavirus, bisognerebbe entrare sempre nel merito delle singole vicende cliniche. Il Covid-19 è la reale prima causa della scomparsa o del ricovero di alcuni pazienti? Andando ad approfondire un buon numero di casi emerge spesso un quadro diverso. Molti dei morti o dei ricoveri dichiarati dai numeri diffusi dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile, in alcuni casi muoiono ‘Con il’ Coronavirus e non ‘Per’ il Coronavirus. In sintesi, la presenza del virus può aggravare un quadro clinico già di per sé abbastanza preoccupante se non precario. Tuttavia, nei dati ufficiali, queste considerazioni non vengono minimamente riportate.

NUMERO DEI TAMPONI

Conoscere il dato giornaliero dei contagi non serve a nulla se non è affiancato dal numero dei tamponi giornalieri effettuati. Mettiamo a confronto i contagi del 1 aprile 2020 (in pieno lockdown) e quelli del 3 ottobre 2020. Il 1 aprile si è registrato un incremento di 2.937 unità, mentre il 3 ottobre abbiamo avuto 2844 nuovi contagi sempre secondo i dati ufficiali diffusi da Governo e Protezione Civile. Apparentemente le situazioni sembrano essere pressoché identiche. Peccato che il 1 aprile sono stati effettuati ‘appena’ 34.455 tamponi a fronte dei 118.932 del 3 ottobre. Situazioni quindi ben differenti.

DISTINZIONE TRA MALATI E POSITIVI

Troppa confusione soprattutto su tv e giornali nell’uso dei termini ‘positivo’ e ‘malato’, spesso considerati erroneamente addirittura sinonimi. Il malato da Coronavirus presenta tutte o alcune delle sintomatologie legate a questo virus. Il positivo può essere asintomatico o comunque con sintomatologie lievi che non richiedono il ricorso a strutture ospedaliere.

DISTINZIONE TRA CONTAGIATI, GUARITI E MORTI

Spesso nei mezzi di informazione si tende a fare confusione tra il numero dei nuovi positivi e quello dei casi totali da Coronavirus. Il numero dei nuovi positivi comprende solo l’incremento giornaliero dei contagi, mentre i casi da Coronavirus, come riportato nel sito del Ministero della Salute, sono una sommatoria giornaliera di contagi, guarigioni e decessi. Capite bene che qualora il numero dei casi da Coronavirus venga spacciato come quello dell’incremento dei contagi, si può avere una rappresentazione anche particolarmente distante da quella che è la realtà dei fatti.

RESPONSABILIZZAZIONE DI MEDIA E ADDETTI AI LAVORI

I numeri giornalieri relativi alla situazione nel nostro paese della diffusione del Coronavirus sono una cosa seria. Essi possono influenzare lo stato d’animo dell’intera nazione oltre che la decretazione di stati di emergenza con conseguenti poteri speciali per varie figure istituzionali e restrizioni delle libertà personali. Proprio qui emerge l’importanza di una corretta informazione. Spesso si ha la sensazione che chi dovere non sia adeguatamente informato su questioni meramente tecniche o specifiche. Da qui molte incongruenze e imprecisioni. Colpa però anche di poca trasparenza nella gestione di questo “evento” e nella diffusione dei relativi numeri da parte della classe politica e degli organi preposti. Insomma, il virus esiste ma non bisogna farne una questione ancora più grande di quella che già è. Il rischio è quello di mortificare economicamente e socialmente un’intera nazione.

Basta poi colpevolizzare i giovani, rei, secondo qualcuno, di essere il maggior veicolo della diffusione del virus perché facenti parte di quella fetta della popolazione con una vita socialmente più attiva e movimentata. Sicuramente si sono registrati alcuni comportamenti irresponsabili durante questi mesi, ma la categoria ‘giovani italiani’ è composta per grande maggioranza da ragazzi rispettosi di tutte le norme anti-Covid che hanno già fatto parecchi sacrifici in questi ultimi mesi. Parliamo di ragazzi il cui futuro sociale e lavorativo è tutto fuorchè sicuro o scontato, a differenza di altri… E non è giusto che debbano farsi peso anche di colpe generalizzate che non hanno.

Nicolò Brillo