Cia Umbria, “Agricoltura al collasso tra rincari, cinghiali e grandinate”

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Bartolini: “Senza adeguati supporti economici e politiche di investimento rischiamo una crisi senza precedenti”

   

Colture distrutte, pannelli solari frantumati, capannoni e stalle allagate per la violenta grandinata che ieri -venerdì 17 giugno- ha colpito l’Umbria, in particolar modo la zona tra Pozzuolo e Petrignano del Lago, al confine con la Toscana. Dopo una primavera caratterizzata dalla siccità, che ha messo a dura prova i raccolti stagionali, adesso è la grandine delle dimensioni di albicocche, a segnare un altro durissimo colpo alle nostre aziende agricole. Ieri pomeriggio in pochissimo tempo, la Cia è stata sommersa di foto e video di imprenditori agricoli che hanno voluto documentare l’ennesimo ‘scherzo’ meteorologico che stravolge stagioni, temperature e condizioni ambientali che ormai da tempo non definiamo più ‘cambiamento climatico’.

Le grandinate in pieno giugno non sono più una novità già da qualche anno, proprio per questo chiediamo politiche più sensibili a questa problematica ormai sistematica, supportata da azioni concrete che mettano al riparo, o quantomeno sostengano con incentivi economici, risarcimenti adeguati e polizze assicurative idonee le produzioni agricole.

“La grandine è solo l’ultimo dei problemi – afferma Matteo Bartolini, presidente Cia Umbria e vice presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani per il Centro Italia – che il comparto agricolo sta vivendo. Tale disastro si aggiunge ad una già difficilissima condizione dovuta ai rincari delle materie prime, dei fertilizzanti e dei costi energetici che ci costringono a produrre il cibo che portiamo sulle tavole ogni giorno in condizione di perdita economica, per mero senso di responsabilità, e non certo per fare reddito. A tutto questo si aggiungono i danni della fauna selvatica, cinghiali in primis, ormai totalmente fuori controllo, che invadono i nostri campi facendo razzia dei raccolti e distruggendo i terreni per migliaia di euro di danni l’anno. Una situazione che si protrae nonostante la minaccia sempre più incombente della peste suina alle porte dell’Umbria, che viviamo con grande preoccupazione non solo per i nostri allevamenti suinicoli ma anche per le possibili ripercussioni sul piano turistico”.

“Ci chiediamo, come Cia, per quanto ancora il settore primario potrà continuare a garantire la propria parte, a queste esasperanti condizioni, senza i necessari supporti economici. Il nostro settore, è bene non dimenticarlo, si definisce primario perché fondamentale alla vita quotidiana, senza le produzioni alimentari si entrerebbe in una crisi senza precedenti che coinvolgerebbe ogni singolo cittadino. L’agricoltura – ha aggiunto il numero uno di Cia regionale – deve essere sostenuta anche attraverso bandi che aiutino gli imprenditori agricoli ad investire in macchinari e attrezzature tecnologiche, capaci di monitorare costantemente l’andamento climatico per proteggere i raccolti e le strutture, sfruttando quelle innovazioni tecnologiche che la ricerca mette in campo, facendo sì che siano accessibili a tutti, grandi e piccole aziende agricole, che sono il cuore produttivo dell’Umbria. Senza adeguate politiche di prevenzione e programmazione l’agricoltura non potrà superare la crisi attuale”.