Con PSR e PNRR sfruttare le biomasse legnose delle nostre foreste e incentivare l’eolico
Affrontare la crisi energetica e alimentare che l’Europa sta attraversando, dovuta anche alla guerra in Ucraina, arrivando un passo dopo l’altro all’autosufficienza del nostro territorio attraverso le comunità energetiche, i distretti e le comunità del cibo, gli investimenti nei nuovi parchi agrisolari che stanno per nascere e sfruttando al meglio le biomasse forestali di cui il territorio regionale dispone. Una sinergia di intenti e progettualità che candidano l’Umbria, per caratteristiche ambientali e sociali, a diventare il cuore sostenibile d’Italia. Di questo si è parlato nel corso del partecipato convegno organizzato da Cia-Agricoltori Italiani Umbria in occasione della fiera AgriUmbria, sabato 2 aprile, dal titolo “L’Umbria che pensa globale ma agisce locale per superare la crisi energetica e alimentare”. La discussione si è aperta con uno sguardo al contesto globale, che vede l’Italia fortemente dipendente da Russia e Ucraina per le importazioni di grano, mail, girasole, mangimi e fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Una situazione che sta facendo registrare un’inflazione alimentare che sta portando il comparto agricolo al collasso, con costi che non coprono più i prezzi di produzione per allevatori e coltivatori.
Ampio il parterre di relatori: oltre al presidente Cia Umbria Matteo Bartolini, hanno partecipato il presidente Camera di Commercio Umbria Giorgio Mencaroni, l’assessore regionale all’Agricoltura Roberto Morroni, e Luca Brunelli membro di Giunta Cia nazionale. Ad aprire il dibattito l’Ing. Enrico Bonacci del Dipartimento Energia del Mite, Ministero della Transizione Ecologica che ha illustrato il ventaglio delle possibilità che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) offre alle imprese agricole per ridurre i costi sostituendo parte dell’energia consumata con energia rinnovabile.
Dall’Italia all’Europa, con la presenza dell’europarlamentare PD Camilla Laureti della Commissione Agricoltura:
“L’Europa – ha detto – sta affrontando in modo celere e compatto la situazione. La Commissione ha approvato un piano di 500 milioni di euro per il comparto agricolo, che salirà fino a 1,5 miliardi per le aziende in forte difficoltà. Abbiamo sbloccato quei terreni che da anni non potevano più essere coltivati, in Italia circa 200mila ettari. Non è ancora abbastanza ma è un primo passo”.
L’energia rinnovabile, prodotta e condivisa da un insieme di produttori/consumatori è al centro del concetto di “comunità energetica” come soluzione locale alla dipendenza energetica che l’Italia sta accusando.
Di come creare comunità energetiche ha parlato Remigio Venanzi, coordinatore consulta Agricoltura ANCI.
“Stiamo raccogliendo le adesioni dei Comuni per creare comunità energetiche in vari territori umbri, per instaurare un rapporto diretto con i produttori e aprire un distretto rurale che sia vicino al territorio, alla nostra cultura e che incentivi anche il turismo”.
Manuel Maraghelli, Amministratore Unico Afor-Agenzia Forestale Regionale ha puntato l’attenzione sulla gestione delle foreste umbre dalle quali estrarre biomassa legnosa.
“Il 90% di massa legnosa – ha detto – è usata in Umbria come combustibile. Circa il 50% delle famiglie fa uso di legna, purtroppo si usano solo al 50% i caminetti, mentre per il 25-30% si utilizzano ancora le stufe che hanno una grande dispersione di calore. Grazie al Psr l’Afor sta programmando interventi per i prossimi 10 anni per sfruttare al meglio le energie delle biomasse in Umbria”.
Franco Cotana, professore ordinario Unipg, coordinatore del Dottorato di ricerca internazionale in Energia e Sviluppo sostenibile ha illustrato le varie opportunità in cui si può produrre energia sostenibile:
“Non c’è solo il fotovoltaico, ma anche l’eolico e le biomasse – ha spiegato il Prof. Cotana – che insieme al geotermico sono l’unica energia programmabile di cui possiamo disporre nei modi e nei tempi che vogliamo. L’Umbria ha tutte le potenzialità per essere decarbonizzata: l’eolico è ancora poco sfruttato, l’idroelettrico funziona abbastanza, il fotovoltaico resta ancora al 7% e sulle biomasse c’è ancora un grande lavoro da fare. A Terni da molti anni facciamo ricerca sull’idrogeno, il bosco è una risorsa importante per le biomasse: dal legno di può fare anche idrogeno verde: 1 kg di idrogeno si ricava da 12 kg di legno. In pratica – ha spiegato il prof. Unipg – con 1 kg di idrogeno si percorrono 100 km, l’equivalente di 4 litri di benzina. Con 12 kg di legno si fanno 100 km. Idrogeno che, in un impianto in Germania, costa 2,70 euro al Kg. Se questo è il prezzo, possiamo fare a meno della benzina”.
Ad illustrare il bando per i ‘parchi agrisolari’ che dovrà uscire entro l’estate, è stato Massimo Bagnoli, presidente di Esco Agroenergetica, società di servizi energetica di Cia-Agricoltori Italiani. Si tratta di una misura inserita nel PNRR che incentiva, con risorse pari a 1,5 miliardi di euro, il fotovoltaico sui tetti delle aziende agricole a agroindustriali, senza consumo di suolo. Il parco dovrà avere una capacità di generare energia solare di almeno 375mila Kw. Potranno partecipare gli imprenditori agricoli singoli o associati, le imprese agroindustriali e le cooperative agricole. Dei vantaggi delle ‘comunità del cibo’, che nascono per mettere al centro il cibo come valore e bene comune, ha parlato la Prof.ssa Biancamaria Torquati dell’Unipg, con un focus sul ‘Villaggio del cibo’ che sta per nascere in Umbria: un modello innovativo basato sull’unione di produttori e consumatori, in cui i consumatori sono anche lavoratori volontari presso la cooperativa che gestisce la comunità stessa. Mirco Rinaldi, sindaco di Montone e Presidente del Gal Alta Umbria ha lanciato un appello a tutti gli agricoltori affinché facciano parte dei Distretti del cibo, soggetti giuridici composti da enti privati e pubblici con lo scopo di promuovere lo sviluppo e garantire la sicurezza alimentare nel territorio, tramite l’integrazione delle filiere, che stanno per essere riconosciuti dalla Regione Umbria, per cambiare la cultura del consumo e le abitudini alimentari.