Angelantoni Industrie: inaugurato in azienda a Massa Martana il museo che ripercorre la storia del Gruppo

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Esposti molti dei macchinari realizzati nel corso di quasi un secolo di attività

È stato inaugurato di recente il museo che ripercorre le tappe principali della storia del Gruppo Angelantoni attraverso oggetti, documenti, attrezzature e macchinari che fanno parte dei quasi cento anni di storia dell’azienda di Massa Martana. “Il Museo – spiega Gianluigi Angelantoni, presidente del Gruppo – intende valorizzare la creatività, l’ingegno, l’intuito che hanno caratterizzato fin dall’inizio la storia di Giuseppe Angelantoni e dell’azienda e trasmettere questo patrimonio ai visitatori in maniera tangibile ripercorrendo quasi un secolo di imprese e di successi. “Solo chi ha grandi ricordi ha grandi speranze” è lo slogan che abbiamo scelto per accogliere i visitatori e che ben sintetizza lo spirito del Museo e della nostra azienda”.

Un’azienda che nasce e si sviluppa come impresa familiare, a partire dal capostipite Giuseppe Angelantoni nel 1932. Umbro, di Massa Martana, provincia di Perugia, a Milano la società Frigoriferi Angelantoni, all’inizio una piccola azienda di riparazioni dei primi elettrodomestici del freddo. «Più che un’azienda vera e propria – racconta Gianluigi Angelantoni – lo “stabilimento”, se proprio vogliamo chiamarlo così, era composto dalla sua motocicletta e dagli arnesi che portava sempre con sé».

Quella moto e quegli arnesi sono stati sistemati all’ingresso del museo, a segnare l’inizio di un incredibile viaggio.

All’immediato dopoguerra risalgono le prime soluzioni esclusive e i relativi brevetti, come il primo compressore frigorifero a doppio stadio del 1949, esposto nel Museo insieme ad altri compressori frigoriferi. Di questo periodo troviamo anche alcuni frigoriferi commerciali del 1948 (in legno), del 1953 (in formica) e un banco bar del 1952, in acciaio inox e legno, perfettamente conservato ed ancora funzionante.

Nel 1968 Giuseppe fu attratto dalla possibilità di creare valore per la sua terra e volle trasferire la sua attività da Milano a Massa Martana, dove riteneva esserci buona manodopera e ingegno. Iniziò un graduale trasferimento dell’azienda. In questo periodo furono sviluppati altri settori di attività, come le camere per prove ambientali simulate, con la prima camera climatica Angelantoni, che abbina al freddo il caldo e il controllo dell’umidità, venduta nel 1952 al Centro della Motorizzazione di Roma per testare le targhe delle automobili. Di questo periodo troviamo nel Museo una camera temperatura-vuoto del 1952, oltre ad altre camere climatiche più recenti.

Nel 1961 invece un altro primato. Nell’ambito della refrigerazione, viene presentata alla Fiera di Milano la prima apparecchiatura in Europa in grado di scendere sotto a -100°C con compressori tradizionali. Si trattava di un congelatore a tre stadi per conservazione di materiale biologico, capace di raggiungere i -104°C. Di questi “congelatori” è esposto un modello a -80°C del 1975, precursore degli attuali ultra-freezers realizzati per conservare i vaccini anti-Covid!

E poi un crescendo di soluzioni innovative sia nel settore delle prove ambientali simulate che in quello delle scienze della vita.

È del 1988 il primo simulatore spaziale per prove su satelliti, e in questo ambito oggi l’azienda del gruppo, Angelantoni Test Technologies è leader del mercato e partner dei più prestigiosi Centri di ricerca spaziale a livello mondiale. Alcuni poster e gigantografie illustrano le più interessanti realizzazioni nel campo aerospaziale, come pure nel settore automotive, specie per le prove su batterie dei veicoli elettrici. Particolare risalto viene dato alla “cassaforte climatica” realizzata per il Museo dell’Alto Adige di Bolzano per preservare e contenere la “Mummia del Similaun” (Oetzi), una delle sfide tecnologiche più complesse mai affrontate da Angelantoni Industrie.

Il Gruppo opera oggi nel mercato internazionale con presenze dirette in Francia, Germania, India e Cina e anche con aziende diversificate come Kenosistec (sistemi per la deposizione di film sottili con tecnica PVD), Turboalgor (soluzioni per il recupero di energia negli impianti frigoriferi industriali) e Archimede Solar Energy (tubi ricevitori per solare termodinamico a concentrazione). Di questo progetto, partito nel 2003 sotto la guida del Premio Nobel, professore Carlo Rubbia, è esposto nel Museo un modello di concentratore solare.