Professioni sanitarie, l’Ordine Umbria chiede equità alla Regione

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Per sanare la disparità introdotta dalla Manovra di Bilancio 2025

   

L’ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (Tsrm e Pstrp) dell’Umbria chiede alla Regione di intervenire per sanare la disparità introdotta dalla Manovra di Bilancio 2025, che ha esteso l’imposta sostitutiva al 5% sugli straordinari e sulla reperibilità esclusivamente alla categoria infermieristica.

Troviamo giusta e sacrosanta questa decisione politica 

– scrive Federico Pompei, presidente dell’ordine Tsrm e Pstrp dell’Umbria, in una lettera inviata alla presidente Stefania Proietti e all’Assemblea Legislativa dell’Umbria – 

perché le professioni sanitarie, come quella infermieristica, vanno incentivate in tutte le forme possibili. Tuttavia, non possiamo che esprimere profonda contrarietà e delusione per la disparità di trattamento nei confronti di tutti gli altri professionisti sanitari che garantiscono in egual misura la tenuta del nostro sistema sanitario

La lettera sottolinea che “nonostante attualmente coesistano 22 professioni sanitarie all’interno del comparto, nonostante si parli quotidianamente del valore della multidisciplinarietà, nonostante sia ben noto che nel prossimo futuro perdurerà la grave carenza di personale in tutti i setting sanitari, si continuano a minare le fragili fondamenta del nostro sistema sanitario nazionale”.

Il problema va ben oltre la discriminazione economica: il messaggio che emerge è che professioni con lo stesso percorso formativo universitario e lo stesso inquadramento giuridico-istituzionale non vengano considerate alla stessa maniera. “L’equità è un principio che non può essere messo in discussione – sottolinea Pompei – e ledere la dignità professionale di oltre 160.000 professionisti sanitari in Italia, di cui circa 3.200 in Umbria, non può essere consentito”.

Alla luce della Manovra di Bilancio 2026, che non contiene emendamenti per sanare questa situazione, l’ordine chiede alla Regione Umbria di intervenire, promuovendosi come esempio nazionale e ristabilendo il principio di equità almeno per i 3.200 iscritti umbri. 

Sarebbe un atto di grande valore politico ed istituzionale

 – conclude Pompei nella lettera dichiarandosi disponibile a un confronto costruttivo – 

oltreché da un impatto economico sostenibile che renderebbe l’Umbria la prima e unica regione ad aver sanato un’evidente discrepanza di trattamento

A tutela delle professioni sanitarie rappresentate, l’ordine, infine, ricorda le professioni interessate:  tecnico-sanitarie diagnostiche (tecnico sanitario di radiologia medica, tecnico audiometrista, tecnico sanitario di laboratorio biomedico, tecnico di neurofisiopatologia); tecnico-sanitarie assistenziali (tecnico ortopedico, tecnico audioprotesista, tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, igienista dentale, dietista); sanitarie della riabilitazione (podologo, logopedista, ortottista-assistente di oftalmologia, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, tecnico della riabilitazione psichiatrica, terapista occupazionale, educatore professionale); sanitarie della prevenzione (tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, assistente sanitario).