Violenza sulle donne: gli esperti calcolano una media di sette anni per uscire dalla spirale della violenza

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Grande lavoro nelle scuole, rafforzamento della rete formata dai servizi sanitari-socio-assistenziali, forze dell’ordine e volontari, formazione e uniformità di comportamento nei centri di ascolto, sono alcuni degli elementi su cui nel futuro, secondo quanto emerso nell’incontro che si è tenuto a Magione in occasione della “Giornata contro la violenza sulle donne”, sarà necessario lavorare.

“L’Umbria – ha affermato il sindaco Giacomo Chiodini facendo riferimento ai casi di violenza avvenuti nella regione – paga un prezzo troppo alto che non ci consente di fare nessun passo indietro su quanto già fatto”.

Mara Fabrizio, sviluppo risorse usl1 e presidente Comitato unico di garanzia (Cug) ha fatto il punto su quanto realizzato fino ad oggi per contrastare un fenomeno in crescente aumento. “la formazione di operatori da collocare nei luoghi sensibili: pronti soccorso, consultori, centri antiviolenza e di ascolto – ha detto – ha consentito una diverso rapporto con la donna che ha subito maltrattamenti. c’è una diversa disponibilità all’ascolto; una capacità di andare oltre il fenomeno dichiarato: stress, depressione, evitando così la farmacologia”.  Fabrizi ha quindi ricordato l’attivazione del “codice rosa” procedura di intervento per riconoscere e rilevare casi di violenza sessuale, maltrattamenti o stalking sulle donne anche quando ciò non viene esplicitamente segnalato o denunciato “donne  – ha spiegato – che si trovano ad affrontare un percorso doloroso e molto lungo. La media di durata è calcolata in sette anni”

Marina Toschi, responsabile del servizio consultoriale del lago Trasimeno, ha ribadito la necessità di un forte impegno nel settore educativo, in particolare nelle scuole “dove  – ha spiegato – sussiste ancora una grande difficoltà a parlare di sessualità e affettività”, perché è a livello socio culturale che inizia la prima lotta contro la violenza del lavoro svolto dal centro ascolto di Magione ha parlato Loukia Demostenos, dell’associazione Pietro Vannucci, evidenziando punti di forza ma anche criticità. In otto mesi di servizio sono state diverse le donne che si sono rivolte al centro. “Numeri significativi ma che non dicono nulla – ha aggiunto il comandante della stazione dei carabinieri di Magione, Andrea Valli – perché siamo in un centro piccolo e c’è sempre la paura di essere riconosciute”.

Da tutti i presenti è stata ribadita l’importanza fondamentale della rete di servizi con l’individuazione di una procedura che prenda in carico la donna dal momento dell’accoglienza per tutto il percorso di uscita dalla violenza

“Al riguardo – ha comunicato Eleonora Maghini, assessore alle politiche sociali del comune di Magione – anche Panicale è entrato nel protocollo d’intesa per la lotta integrata alla violenza di genere con Magione, Città della Pieve, Tuoro e Castiglione del lago, Asl 2 e Centro per le pari opportunità (Cpo)”.