Umbria Jazz: record, bussines, “effetti speciali” e “dischi volanti”

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Gli omaggi ad Umbria Jazz della storica pasticceria Sandri in Corso Vannucci (Foto Beatrice Bei)

Umbria Jazz: record, bussines, “effetti speciali” e “dischi volanti”. Edizione 2019 del festival che probabilmente entrerà nella storia, tra mille intuizioni vincenti e musica di livello. Per un successo planetario e non solo

   

di Francesco Bircolotti

Si dice che ogni edizione di un festival musicale sia degna di essere ricordata per uno o più motivi, nel bene e nel male. Ma che succede se la manifestazione si chiama Umbria Jazz e sono decine, forse centinaia, i flash che potranno essere tramandati fino a far definire stavolta i dieci giorni che ha vissuto Perugia “assolutamente da incorniciare” e da tramandare ai posteri come un successo planetario?

Succede che ognuno di noi che in qualsiasi modo ha vissuto l’evento porterà UJ 2019 nel cuore molto più a lungo delle precedenti edizioni perché stavolta si è superato ogni confine. Sarà che l’era dei social dà un bell’aiuto, sarà che ormai le notizie circolano senza con i limiti spazio-temporali ormai inesistenti, fatto sta che a manifestazione conclusa il bilancio è di quelli stellari. Quando domenica Carlo Pagnotta ed il suo staff hanno svelato i numeri, il sobbalzo di chi era presente, a cominciare dal sindaco Andrea Romizi, è stato notevole:  41.300 biglietti staccati (+ 4 mila rispetto al 2018), un incasso di 1,6 milioni di euro (+ 150 mila euro), 500.000 turisti arrivati all’ombra di Palazzo dei Priori, un incremento delle vendite del 40% in tema di merchandising, 200 mila utenti raggiunti ogni giorno su Facebook, 2 milioni di impression totalizzate dai post, un milione di impression su Instagram, circa 600 mila pagine del nuovo sito viste. Infine il dato inestimabile, non solo in termini economico-numerici, della riapertura della Chiesa di San Francesco al Prato, restituita alla città.

La soddisfazione del sindaco Andrea Romizi e del Direttore artistico di Umbria Jazz Carlo Pagnotta per la riapertura della Chiesa di San Francesco al Prato (foto Pasquale Punzi)

Poi, tutto il resto, tutto il contorno, con tre spaccati che – a scelta di chi scrive – resteranno in qualche modo storici: la visita – per la prima volta – dei Funk Off e di Paolo Fresu all’Ospedale “Santa Maria della Misericordia”, dove i relativi mini-concerti nelle zone comuni e in corsia hanno portato un messaggio di speranza; la rassegna nella rassegna, dedicata a bambini e ragazzi, “UJ4Kids”, che ha detto a chiare lettere come il jazz può entrare nelle scuole e come la scuola può orientare a nuovi percorsi culturali dove la musica diventa “maestra dell’anima e maestra di vita”; la compenetrazione (a parte le polemiche sulla gestione delle foto all’Arena Santa Giuliana e sul ritardo di un’ora e mezza per il concerto di Lauryn Hill) tra i tanti artisti in cartellone che si sentono a casa, il pubblico e la città, che ha dato vita a situazioni di abbattimento delle distanze tra i big e i fruitori del festival, con l’immagine a sintetizzare il concetto di Paolo Fresu che si ferma a duettare di tromba in strada con un ragazzino.

Una kermesse piena di effetti speciali, insomma, (non solo quelli che hanno visto protagoniste luci e visioni elettroniche sui palchi, che ha rappresentato un business, però, non soltanto per la sola organizzazione. Al di là di qualche problematica che ogni manifestazione ad alto impatto di presenze in un modo o nell’altro comporta, è stata la città tutta a fare affari. Federalberghi, per esempio, già un giorno prima dell’inizio sbandierava il pieno di prenotazioni e Confcommercio in pieno svolgimento del festival, all’interno del quale si è tenuto il Convegno “Più Cultura, più Crescita”, ribadiva come come “ogni euro speso in cultura ne genera 2,65 in indotto per l’economia locale. Perugia è una meraviglia del nostro Paese, dove parlare di cultura viene naturale come respirare e dove Umbria Jazz è uno dei più grandi motori per la crescita economica”. Turismo e commercio, oltre che cultura e accoglienza, sono stati dunque alimentati a dovere. E un po’ tutti, soprattutto nel campo della ristorazione specie quella “mordi e fuggi”, hanno provato a beneficiarne: sono stati giorni frenetici di inaugurazioni di bar, ristoranti, fast food, sushi bar o immediatamente nelle due settimane precedenti o perfino durante la rassegna jazzistica. Giorni di vetrine sensazionalistiche e di venditori di tutto ad ogni angolo delle strade del centro storico. Perché l’importante era esserci, sia a livello di immagine che di incassi attraverso l’onda lunga di un’Umbria Jazz che attrae, appaga i sensi, ma fa anche spendere. Specie se si propone qualcosa di diverso, di particolare.

Foto di Beatrice Bei

E’ il caso, per esempio del temporary shop di via dei Priori che ha ospitato il “Welcome To The Jungle Record Store”, appendice perugina giusto per la decina di giorni concomitanti con la rassegna, del celebre negozio di vinili del centro di Roma, nato nel 2018 per soddisfare le esigenze dei palati più esigenti, che ha offerto ad appassionati e curiosi una selezione di circa 3500 dischi tra vinili e cd. Un negozio che tra l’altro ha saputo anche ospitare una mostra di quadri dell’architetto e pittore perugino Leonardo Orsini Federici e la presentazione di un cd di brani scritti dal foggiano David Treggiari ed eseguiti da celebri jazzisti durante il loro soggiorno perugino nelle ultime edizioni di Umbria Jazz.

“Un’esperienza andata oltre ogni più rosea previsione”,

spiega la romana Martina Libutti, imprenditrice trentunenne

“che ha visto la maggior parte degli acquirenti classificarsi tra i giovani, diversamente dalle aspettative. Da quattro anni a questa parte c’è un forte ritorno al vinile non solo tra i collezionisti e la scelta di proporre qualcosa di commercialmente diverso qui a Perugia, dove in ogni angolo si respira musica, è stata vincente. Il prossimo anno torneremo sicuramente”.

L’idea è venuta al direttore artistico di “Welcome To The Jungle Record Store” Maurizio Baiata, giornalista e critico musicale, in passato manager di artisti come Antonello Venditti e del gruppo Perigeo e attivissimo in case discografiche come RCA e Virgin. Estremamente affabile e sensibile, Baiata è anche un esperto ufologo (esponente del Centro Ufologico Italiano) e dichiara di

“essere entrato in contatto con tre “grigi” che mi sono venuti a trovare nella mia camera perché la vita di tutti è iperdimensionale ed ognuno di noi, anche se è difficile a crederlo, è capace di abbracciare il proprio fratello sia con i gesti, sia con il cuore e la mente, sia con la musica che è un tramite di contatto assoluto”.

Che Umbria Jazz ha saputo ancora una volta di più esaltare, anche tramite personaggi e situazioni particolari, lanciandosi in orbita. Proprio come un “disco volante”.

Martina Libutti e Maurizio Baiata nella sede di Perugia del “Welcome To The Jungle Record Store”