“Umbria-economia e sociale alla prova della pandemia. Idee e proposte per il futuro”. I primi interventi della mattinata alla Conferenza Regionale dell’economia e del lavoro
Sono ripresi i lavori della Conferenza regionale dell’Economia e del Lavoro (CREL), iniziata ieri e dedicata a “Umbria – Economia e sociale alla prova della pandemia. Idee e proposte per il futuro”. Questi i lavori della prima parte della mattinata, a cui seguiranno gli interventi di Vincenzo Bianconi (capogruppo regionale Misto), Tommaso Bori (capogruppo regionale Pd), Andrea Fora (capogruppo regionale Patto civico per l’Umbria), Valerio Mancini (presidente Seconda commissione – Lega) e l’intervento conclusivo della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. La vicepresidente dell’Assemblea legislativa, Simona Meloni ha presieduto ed introdotto la sessione odierna.
“L’Umbria deve trovare la forza e la determinazione per ripartire a 360 gradi, tenendo soprattutto conto del contributo determinante delle donne. Buona parte della nostra capacità di uscire da questa crisi sanitaria ed economica passa anche per il superamento delle diseguaglianze sociali ed economiche che la pandemia sta purtroppo continuando ad amplificare ad ogni livello, penalizzando soprattutto le donne. I dati Istat del dicembre 2020 disegnano una società in difficoltà, ma soprattutto fanno emergere come su 101mila posti di lavoro persi, 99mila erano occupati da lavoratrici. Come pure la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne che è di circa il 20 per cento in meno rispetto agli uomini. La maggior parte della nostra popolazione è costituita per il 51 per cento da donne, che rappresentano anche la parte con maggiore istruzione. Rispetto ai fondi, nella giornata di ieri sono stati citati in più interventi quelli collegati al Next generation Eu, risorse che potranno determinare un nuovo slancio per disegnare l’Umbria del futuro. Servirà una visione chiara in grado di rimettere la nostra regione al centro del dibattito economico e sociale”.
GLI INTERVENTI
Giorgio Mencaroni (presidente CCIAA Umbria):
“Serve lo sforzo congiunto di tutti per costruire un nuovo futuro per l’Umbria. Lo scenario economico in cui si muovono le imprese è complesso e in continua evoluzione. Servono ricerca e sviluppo, innovazione, capitale umano ed elevata tecnologia. Sono quindi necessarie politiche per supportare gli operatori economici anche puntando sulla formazione e sulle competenze digitali. Per il turismo e la promozione del territorio serve un approccio di sistema, aggregando e promuovendo prodotti e servizi con l’obiettivo di potenziare il brand Umbria. Fondamentale rafforzare la competitività delle imprese e il posizionamento del territorio umbro come attrattività nazionale e internazionale. Servono investimenti per la rigenerazione urbana che consenta l’insediamento e il reinsediamento delle famiglie, soprattutto nei borghi. Alle Camere di commercio sono state attribuite competenze in tema di promozione della cultura. Le infrastrutture sono indispensabili per il territorio. Ad oggi siamo al 37 percento nella società di gestione dell’aeroporto e dovremo rivedere questa posizione pur ritenendo lo scalo un asset strategico. Siamo coinvolti nella società Quadrilatero, ma il tratto Perugia-Ancona non è stato ancora completato e questo è un problema serio. Importante il raddoppio dei collegamenti ferroviari ad alta velocità. La semplificazione dei servizi pubblici e la razionalizzazione della Pa è fondamentale. Sono necessarie piattaforme uniche e interoperabili che uniscano i servizi e gli uffici pubblici, semplificando le procedure. Sulla formazione, bisogna incrementare l’offerta degli Its, con l’ampliamento dei profili nell’ambito del turismo e della ristorazione”.
Renato Cesca (presidente CNA Umbria):
“Si sta aprendo un periodo di opportunità che non possiamo sprecare. Serve un progetto di rinascita del nostro territorio. Alcuni settori produttivi sono ripartiti, come le costruzioni, altri stanno ripartendo, come i macchinari e la grafica, altri come il turismo ripartiranno. I servizi, il sanitario e la logistica sono cresciuti durante la pandemia. Per far crescere le imprese servono riforme regionali, semplificazioni, una minore tassazione locale anche passando per una riforma della Pa. Per gli appalti pubblici le norme semplificate proposte dall’Europa devono essere adottate da ogni Comune. Le imprese che vogliono crescere devono poterlo fare in ogni comune. Serve un unico punto di interlocuzione con la Pa. I Comuni continuano ad aumentare le tasse. Ma aumentano anche i non paganti. Va aperta una riflessione. La tassazione locale va rivista. Serve un piano regionale delle infrastrutture da portare avanti nei decenni. Questo non deve essere un terreno di scontro. Dobbiamo lavorare a strumenti per il sostegno all’economia su investimenti, digitalizzazione, ricerca, sostenibilità, formazione continua, organizzazione della mobilità, rifiuti, brand Umbria, turismo, rigenerazione urbana. Gli ultimi bandi regionali per il sostegno al manifatturiero vanno nella giusta direzione. Nella nuova programmazione comunitaria servirebbe la riqualificazione energetica dei capannoni. Servono nuovi bandi regionali che consentano alle imprese di attivare contemperamento più interventi. Anche le Pmi sono interessate a fare ricerca, ma servono strumenti nuovi. L’Umbria del futuro, quella che vogliamo, deve decidersi in sedi come queste. Ci auguriamo che questo sia un dibattito continuo e duraturo”.
Vincenzo Sgalla (segretario generale Cgil Umbria):
“Il Crel assume un carattere non formale. L’Umbria ha vissuto 10 anni di crisi. Per il sindacato umbro le priorità sono 3: lavoro con dignità per le persone e diritti, ambiente sano e moderno, sanità e welfare come motore di sviluppo. Cose da fare subito con scelte politiche radicali per tracciare la traiettoria dell’Umbria per i prossimi 10 anni. Su questi temi dovrebbe focalizzarsi la politica. Per il lavoro serve sicurezza sui luoghi di lavoro e legalità. L’Umbria è una delle regioni con maggiori difficoltà. Servono formazione e controlli, analisi dei dati. La seconda cosa che chiediamo è fare una legge regionale sugli appalti. Non possono vincere appalti delle coop con 14 euro lordi l’ora. Non sappiamo che fine abbia fatto la discussione aperta con l’assessore Fioroni e la Task force contro i licenziamenti, dove avevamo chiesto un intervento per fare in modo che al posto dei licenziamenti ci fosse formazione. Per l’ambiente sarebbe il caso di riorganizzare una macchina che dovrebbe servire a rilanciare la nostra economia. La nostra proposta è di fare dell’Umbria la prima regione bonificata dall’archeologia industriale, bonificata dalle tante aziende dismesse con un piano straordinario. Altra sfida che proponiamo è sulla partita dei rifiuti, senza bruciarli. Sulle infrastrutture è inutile guardare al passato su nodi, alta velocità e aeroporto. Ora l’Europa ci chiede una sfida diversa. Servono assunzioni in sanità, serve rafforzare la sanità di territorio. Sul welfare l’Umbria ha avuto e ha una storia. Welfare che sia in grado di fare da polo attrattivo per un sistema, con l’Umbria come riferimento nazionale. Oggi pensare di cavarsela attraverso una mediazioni di interessi senza scelte radicali e nette è un gravissimo errore politico”.
Roberto Perfetti (segretario regionale Ugl):
“La cultura della sicurezza non va mai lasciata indietro. La partecipazione dei lavoratori serve per lo sviluppo. Chiediamo che si arrivi a relazioni industriali che consentano ai lavoratori di partecipare al capitale di impresa. In Umbria va rivista una politica industriale che non può essere accantonata. Oggi alcuni lavoratori sono costretti ad aprire partite Iva. Digitalizzazione e innovazione rischia di mandarci verso forme di lavoro autonome. Dobbiamo rivedere le modalità contrattuali. L’Umbria potrebbe raccogliere l’articolo 46 della Costituzione affinché si arrivi a una condivisione del lavoro, delle responsabilità e dell’impresa. Oggi in Umbria si sta cercando di ripartire. Ci sono diverse situazioni da affrontare urgentemente. Il Pnrr è una grande opportunità per opere pubbliche e nodi burocratici. Questa esperienza del Crel aperta a tutti i protagonisti non deve essere solo formale ma deve diventare qualcosa di operativo. Vogliamo dare un contributo alla ripartenza dell’Umbria. Questo tavolo di confronto deve diventare permanente. Tutti insieme siamo una forza, da soli anche i più forti non sono nulla”.
Fabio Rossi (presidente Confagricoltura Umbria):
“Al settore agricolo i focus del Pnrr che interessano più sono innovazione e sostenibilità ambientale. Bisogna andare a individuare cosa sia veramente sostenibile dal punto di vista ambientale e economico. La nostra grande paura è che non si riescano a spendere i 3 miliardi destinati all’Umbria, che potrebbero diventare un volano per una ripresa duratura. Ad esempio con le aree interne, dove l’agricoltura può fare da manutentore del territorio, gestirlo anche dal punto di vista idrogeologico. Al momento non esistono gli strumenti per poterlo fare. Servono schemi nuovi. La ripresa agricola e turistica potrebbe aiutare con la messa a sistema di un approccio intersettoriale. Dobbiamo cambiare schema imprenditoriale e parlarci. In Umbria c’è la tendenza all’immobilismo e a dire di no a nuove iniziative. Questo ha creato i problemi, serve coraggio nel prendere decisioni anche controcorrente contro ideologie che non permettono di fare cose. Sui rifiuti dovremmo guardare a una soluzione come quella del nord Europa, servono soluzioni coraggiose per risolvere i problemi. Non è più pensabile interrare i rifiuti. Altro tema sono le risorse boschive, il bosco va gestito, proviamo di farne un volano. Le infrastrutture sono importanti per la nostra regione, siamo isolati. Chiediamo di valutare attentamente la soluzione migliore anche per il nodo di Perugia, per arrivare a una scelta che impatti il meno possibile sull’ambiente”.
Andrea Tattini (vicepresidente onorario Confcommercio Umbria):
“Le urgenze socio economiche per l’Umbria riguardano il rafforzamento del sistema sanitario, per essere pronti ad affrontare future, eventuali, emergenze. Serve affrontare la crisi demografica, l’invecchiamento della regione e la fuga dei giovani. Bisogna approcciarsi diversamente alla sostenibilità, vedendola come una opportunità. Bisogna tornare a parlare di città e territori puntando sulla rigenerazione urbana che coinvolga i privati. Serve una svolta nelle infrastrutture materiali e immateriali dell’Umbria. Servono innovazioni nei servizi. Urgono azioni per l’accesso al credito delle imprese meno dimensionate. Dobbiamo coinvolgere scuola e università per formare al meglio i nostri giovani, anche all’introduzione nel mondo del lavoro. I primi interventi per lo sviluppo devono riguardare il manifatturiero e il turismo. Bisogna puntare su cultura e creatività: gli investimenti in questi settori devo puntare anche al sostegno alle nuove produzioni. Il mondo delle micro-imprese non deve essere contrapposto a quello delle grandi. Bisogna prendere atto che le piccole imprese rappresentano la struttura principale dell’economia regionale”.
Mauro Orsini (presidente Confapi Perugia):
“Ci sono molti problemi che isolano e penalizzano le aziende, in un contesto di invecchiamento della popolazione, di emigrazione di competenze, di perdita di entusiasmo e speranza. La Pa allunga i tempi di pratiche e certificazioni. I pilastri del Pnrr sono l’innovazione e la transizione ecologica che però devono essere congiunti con giustizia, fisco e concorrenza. C’è poco tempo a disposizione. Le aziende si dovranno riposizionare e riconfigurare, puntando sulle competenze esterne ed interne. Servono percorsi formativi concertati, mirati, efficaci ed efficienti. Vanno semplificate tutte le procedure pubbliche e accorciati i tempi della giustizia. Serve una tassazione congrua e bisogna ridurre il costo del lavoro per rendere competitive le aziende. Bisogna stanziare risorse a supporto delle piccole aziende italiane”.
Carlo Di Somma (presidente Confcooperative Umbria):
“Bisogna rivedere il sistema degli appalti, che anche in questi giorni vengono emanati bandi come quello della Asl 2 che sono vergognosi. Va affrontato alla base, seriamente, il problema di una legge per la dignità del lavoro”.
Roberto Tanganelli (presidente Confprofessioni Umbria):
“È necessario programmare al meglio gli interventi e le riforme, favorendo la possibilità per il settore privato di partecipare in maniera chiare e trasparente. Serve un dialogo costante e rispettoso tra pubblico e privato. Bisogna de-burocratizzare le norme della Pa. Rifondare un sistema fiscale che sia vicino agli imprenditori e aiuti i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Puntare sulla digitalizzazione, soprattutto nell’area della salute, in cui sono emerse criticità che vanno superate grazie alla collaborazione pubblico-privato. Necessario puntare sul turismo ed attrarre investitori dall’estero. Chiediamo un confronto in ogni ambito, i nostri professionisti coprono tutte le aree ed è importante che siano ascoltati. Dopo questi momenti di approfondimento speriamo ci saranno azioni concrete in favore del tessuto produttivo”.
Armando Fronduti (responsabile regionale Unci Umbria):
“Per l’edilizia non ci sono contributi statali, non ci sono iniziative se non quella dei Comuni con la cassa depositi e prestiti, che peraltro ci desta qualche perplessità in merito all’utilizzo dei 18 miliardi di fondi nazionali per il recupero di appartamenti finalizzato al bene comune. Ad ogni modo le centrali cooperative sono state un asse portante per migliaia di persone che hanno potuto realizzare l’obiettivo della casa, quindi bisogna rilanciare questo strumento. Noi in 30 anni siamo arrivati a 90 cooperative di vario genere, una sola di costruzioni, in difficoltà, per cui mi auguro si possa portare avanti un’azione comune delle centrali cooperative per rilanciare tutto il settore edilizio”.
Matteo Bartolini (presidente Cia):
“La crisi viene da lontano e la pandemia l’ha aggravata, ma potrebbe offrire anche una grossa occasione, con il più grande stanziamento di fondi europei dal secondo dopoguerra. Dobbiamo fare ogni sforzo per perseguire gli obiettivi dell’agricoltura come la lotta al cambiamento climatico, lo sviluppo delle realtà rurali, quindi maggiore equità e sostenibilità, ma anche la questione giovanile: serve un ricambio generazionale per i nostri territori, ma l’aiuto per i giovani non deve essere sola a chiacchiere, bisogna investire molte risorse per avere prospettive in futuro. Negli ultimi anni, invece le risorse sono state utilizzate più che altro per sanare le inefficienze del mercato più che per stimolare imprenditorialità, almeno per quanto riguarda l’agricoltura. È giunto il momento di promuovere una filiera con il produttore e tutti gli altri attori intorno a un ecosistema che valorizzi competenze e migliori tecnologie anche per i settori del turismo e dei servizi. Non solo gli agricoltori, ma anche gli imprenditori vogliono evitare le lungaggini di partecipare a bandi. Una vera rivoluzione sarebbe un approccio diverso, perché le lungaggini burocratiche non aiutano lo sviluppo delle aziende, con tempi troppo lunghi dal progetto alla realizzazione dello stesso, serve snellire. Lavoriamo insieme, includendo gli stessi uffici della Pubblica amministrazione, per cercare di risolvere questi problemi”.