Umbraflor e Università di Perugia insieme per il tartufo bianco

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Presentato presso la sede dell’azienda vivaistica umbra il risultato di un interessante studio condotto in collaborazione con l’ateneo, volto ad ottenere piante tartufigine micorrizate attraverso un’apposita camera di crescita

   

L’Umbria punta sulla produzione di tartufo bianco e lo fa con un progetto pilota  innovativo, inserito nel programma di sviluppo rurale 2014-2020 e frutto di una stretta collaborazione tra l’azienda vivaistica UmbraFlor (capofila) e l’Università degli Studi di Perugia.

Gli esperti della facoltà di Agraria attraverso una ricerca si sono accorti che in un ambiente controllato è possibile far crescere piante micorrizate al tartufo bianco e di conseguenza programmare ed ampliare la produzione dello stesso fungo, che nasce appunto dalla simbiosi con una pianta.

Un processo che avviene attraverso una camera di crescita, collegata ad una camera di decontaminazione e debatterizzazione, appositamente realizzate presso la sede di UmbraFlor, dove nel pomeriggio di lunedì 27 settembre sono stati presentati i primi risultati.

“Questo è un progetto molto importante – dichiara l’Amministratore Unico di Umbriaflor, Avv. Matteo Giambartolomei – che ci consente di essere uno dei primi vivai in Italia a produrre piante micorrizate al tartufo bianco e di lavorare per una loro commercializzazione futura. Fondamentale è il rapporto che abbiamo instaurato, in questo e numerosi altri progetti, con l’Università degli Studi di Perugia e nello specifico con la facoltà di Agraria, che ci consente di fornire il nostro supporto ai fini scientifici, di studio e ricerca”.

Finalità che rientrato pienamente nella svolgimento del ruolo di terza missione dell’università, come spiega la Prof.ssa Domiziana Donnini, responsabile scientifico del progetto.

“Una volta che abbiamo ottenuto un risultato così interessante abbiamo deciso di metterlo al servizio delle imprese e in più in generale della comunità esterna al nostro ateneo. Il tartufo bianco rappresenta un simbolo del made in Italy e una sua produzione controllata può diventare utile sul piano commerciale, visto che quella naturale sta diminuendo”.

Un percorso che, secondo Leonardo Baciarelli Falini consulte del progetto, richiede ancora un po’ di tempo.

“Il prototipo va ulteriormente testato e vanno verificate alcuni fasi all’interno della camera di crescita. E’ chiaro che un volta messo a punto, questo prototipo rappresenterà un’importante innovazione, che aprirà un nuovo mercato per tanti tartuficoltori della nostra regione e non solo”.

Al progetto hanno fornito il loro contributo, oltre ai già citati Umbraflor, Università degli Studi di Perugia, Dr. Baciarelli Falini, anche le aziende ‘Il Tartufo di Paolo’ e Bas Engineering. Prezioso anche l’intervento nella fase di presentazione de ‘le attività del progetto e i risultati ottenuti’ del Dott. Giorgio Marozzi.