SHAB QIRMIZ – notte carminio spettacolo con i detenuti della Casa Circondariale di Perugia Capanne

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Uno spettacolo di Vittoria Corallo nato nell’ambito del progetto Per Aspera Ad Astra – riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza, promosso da Acri, realizzato con il sostegno della Fondazione Perugia e prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria

   

Dopo il grandioso successo dello scorso anno con lo spettacolo Balera, che ha visto per la prima volta i detenuti esibirsi in teatro, torna con la sua quinta edizione il progetto Per Aspera Ad Astra riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza con SHAB QIRMIZ – notte carminio, in scena lunedì 15 maggio alle 18 presso la Casa Circondariale di Capanne e mercoledì 17 maggio alle 19 al Teatro Morlacchi di Perugia. La messa in scena diretta da Vittoria Corallo – promossa da Acri, l’Associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria, realizzata con la collaborazione della Fondazione Perugia e prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria – è il quinto capitolo di una ricerca portata avanti insieme ai detenuti che hanno partecipato alle precedenti quattro edizioni di Per Aspera ad Astra all’interno della Casa Circondariale di Capanne.

Per Aspera Ad Astra è nato nel 2018 e in corso oggi in 15 carceri italiane. L’iniziativa, promossa da Acri e sostenuta da 11 Fondazioni, ha coinvolto oltre 1000 detenuti dal 2018 – di cui 30 a Perugia – che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci.

La quinta edizione del progetto, pensato per contribuire al recupero dell’identità personale e alla risocializzazione dei detenuti, è stata illustrata in occasione di una conferenza stampa a cui hanno partecipato: Daniela Monni presidente Commissione welfare di Fondazione Perugia, Antonella Grella direttrice della Casa Circondariale di Capanne, Nino Marino direttore del Teatro Stabile dell’Umbria e la regista Vittoria Corallo.

Entrambi gli spettacoli sono a ingresso gratuito e aperti a tutta la cittadinanza.

Per l’evento di lunedì 15 maggio alla Casa Circondariale è possibile inviare una email all’indirizzo: promozione@teatrostabile.umbria.it fino a venerdì 5 maggio. Per lo spettacolo del 17 maggio al Teatro Morlacchi sarà possibile prenotare i biglietti a partire da martedì 9 maggio, registrandosi sulla piattaforma Eventbrite. Il link per la registrazione sarà diffuso online tramite i canali di comunicazione del Teatro Stabile dell’Umbria e della Fondazione Perugia.

Per Aspera ad Astra – ha sottolineato Daniela Monni – trasforma il tempo della detenzione in un’occasione di speranza e riscatto. Fondazione Perugia ha fortemente creduto in questa iniziativa e continua a sostenerla con convinzione, contribuendo alla realizzazione di un percorso che fa del teatro un ponte verso nuove opportunità. Ancora una volta il Teatro Stabile dell’Umbria ci accompagna in questo progetto, mettendo a disposizione professionalità e competenze per portare in scena uno spettacolo dal forte valore sociale. Riteniamo che questo grande patrimonio, artistico e formativo, sia uno strumento prezioso di ricerca personale, confronto e crescita”.

“Il teatro in carcere è un forte strumento di trasmissione culturale e inclusione sociale per gli attori-detenuti ma rappresenta anche un cambiamento del mondo carcerario che ha per finalità il reinserimento nella società – ha sottolineato il direttore del TSU Nino Marino – Il Teatro Stabile dell’Umbria è orgoglioso di poter contribuire al perseguimento di questo obiettivo”.

 

“Dare buone opportunità alla creatività potenziale è una faccenda di vita o di morte per qualsiasi società, disse lo storico inglese Arnold Toynbee; il teatro si basa proprio su ciò, è l’arte di conoscere se stessi, di poter dare spazio alla propria creatività, senza limiti, senza restrizioni, senza aver timore nel mostrarsi – le parole di Antonella Grella – Il teatro è lo specchio della nostra anima, è un modo per esprimersi, valorizzando il proprio talento. Essendo patrimonio di tutti ed essendo accessibile a tutti, nel teatro il detenuto si può sentire libero poiché, pur essendo all’interno di un carcere, ha un contatto con l’esterno potendo instaurare una relazione con se stesso e con gli altri. Fare teatro è una modalità di espressione creativa, significa apprendere e avvicinarsi all’arte, sperimentando qualcosa di sconosciuto, permettendo di entrare in equilibrio con il proprio corpo. In quest’ottica l’attività teatrale in carcere è un patrimonio culturale che deve essere promosso e dal quale partire per costruire percorsi di cambiamento e di reinserimento della persona”.

“Fare teatro in carcere per me significa solo portare il teatro in un luogo dove non c’è e usarlo come antidoto al ruolo di quegli edifici e di coloro che li abitano, al realismo e alla forma definitiva del linguaggio che si usa – ha spiegato Vittoria Corallo – Il mio obbiettivo è quello di lasciare al carcere le sue storie e le sue regole, e lavorare con i detenuti che partecipano al laboratorio teatrale come attori, che prestano i loro corpi, le loro voci e le loro energie ad una storia da raccontare insieme. Lavorare con una sezione penale maschile sul femminismo e sul femminile è stata una grande occasione di spostamento da sé, per rintracciare una forma di comprensione capace di abitare in profondità chi la esplora e la interpreta; questo tipo di comprensione diventa esperienza e trova uno spazio emotivo a cui radicarsi”.

 

SHAB QIRMIZ – notte carminio

Un racconto che intreccia elementi narrativi de Le mille e una notte alle proteste delle donne e degli uomini iraniani in seguito alla morte di Mahsa Amini e al movimento chiamato Donna Vita Libertà. Viene rappresentata la storia cornice de Le Mille e una notte i cui protagonisti sono il re Sharyar, che tutte le notti uccide una fanciulla per vendicarsi dell’infedeltà della moglie, e Sherazade, che usa il racconto per salvare se stessa e un’intera generazione di donne dall’ira del re, confidando nel potere dell’affabulazione e della parola e usandolo per contrapporsi alla violenza. Ci si avvicina alle energie femminili e a quelle maschili come a delle entità archetipiche, energie che ci abitano tutti e che possono essere rintracciate in quel labirinto infinito di immagini e storie che abbiamo ascoltato, o che i nostri predecessori hanno ascoltato prima di noi, di cui siamo imperniati.

NOTE DI REGIA

Il titolo è composto dalla parola persiana Shab che significa notte e da Qirmiz che è la radice araba da cui deriva il nome carminio, ho voluto tracciare un legame tra la Persia antica, ambientazione di molte novelle presenti ne Le mille e una notte e l’attuale Iran, in cui donne e uomini dissidenti si scontrano ogni giorno con il regime tirannico. Il rosso carminio deriva da un pigmento naturale estratto soprattutto dalle cocciniglie femmine. La notte è l’ora delle ombre, dell’immersione nelle storie: nell’oscurità tutto ciò che non si vede si immagina. Il rosso rimanda al sangue, all’amore, al potere, anzi spesso l’amore si confonde con il potere e con la violenza. Perfino nei paesi democratici del nostro tempo. Shab Qirmiz è un racconto sul racconto, sull’incredibile potere che la parola e l’immaginazione hanno contro la violenza. Le neuroscienze confermano che quando leggiamo o ascoltiamo una storia, si attivano le stesse aree del cervello che si attiverebbero se fossimo noi i protagonisti di quelle vicende: ben oltre il linguaggio e la comprensione razionale, ci emozioniamo entrando nella testa e nei sentimenti dei personaggi delle storie. Sherazade aveva intuito che il racconto poteva salvarla, che il re Sharyar si sarebbe dimenticato di sè per il tempo dell’ascolto, avrebbe provato sentimenti diversi dai suoi, anche se la sua rabbia e il suo desiderio di vendetta erano assoluti e fortissimi. Ascoltare storie è un’attività che affina l’intelligenza emotiva e la capacità di provare empatia.

CREDITI

SHAB QIRMIZ – notte carminio

liberamente ispirato da “Le mille e una notte”

musica e suoni Davide Livornese e Riccardo Gerbino

luci Emiliano Austeri

suono Giacomo Agnifili

tecnici luci e suono detenuti della Casa Circondariale

cura del movimento Daria Menichetti

collaborazione pedagogica Carlo Dalla Costa

collaborazione scenografie e costumi Gaia Centemeri e Chiara Ghigi

illustrazione locandina Floor Robert/ La Pler

una produzione TEATRO STABILE DELL’UMBRIA

prodotto nell’ambito del progetto PER ASPERA AD ASTRA promosso da ACRI

realizzata con il sostegno di FONDAZIONE PERUGIA