“Ora ritirino la manovra e si scusino con gli umbri”
La relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale della Regione Umbria per l’esercizio 2024 smentisce in modo netto e inequivocabile la narrazione costruita dalla presidente Proietti e dalla sua Giunta. A beneficio degli umbri, comprensibilmente disorientati, intendiamo fare ulteriormente chiarezza, riportando quello che riferisce il massimo e più autorevole organo di controllo
lo affermano i consiglieri regionali di opposizione Enrico Melasecche, Donatella Tesei (Lega Umbria), Eleonora Pace, Paola Agabiti, Matteo Giambartolomei (Fratelli d’Italia), Laura Pernazza, Andrea Romizi (Forza Italia) e Nilo Arcudi (Tesei Presidente – Umbria Civica), chiedendo anche il ritiro della manovra fiscale varata dalla Giunta regionale.
Al centro della questione – spiegano – c’è il presunto disavanzo sanitario di 243 milioni di euro, comunicato dalla Giunta come giustificazione per la manovra tributaria straordinaria approvata in primavera. Una cifra che la Corte smentisce in modo categorico. Testualmente, si legge: ‘quando la Giunta regionale dell’Umbria ha adottato un provvedimento di manovra fiscale sul triennio 2025-2027 pari a quei dati che ho dato – sono particolarmente impegnativi – aveva chiaro che l’impegno non era su 243 milioni, che non sussistono, ma su 90 milioni’, poi ‘accertato dal Tavolo nei definitivi 34 milioni, al netto delle risorse rivenienti dal payback e dalla premialità’.
La stessa Corte precisa che i 243 milioni comunicati pubblicamente si riferivano esclusivamente alle aziende sanitarie e ospedaliere, mentre ‘non consideravano le risultanze (positive) della Gestione sanitaria accentrata’, e dunque non potevano essere in alcun modo attribuiti all’intero sistema sanitario regionale. La realtà dei fatti era ben diversa da quella presentata dalla Giunta: il disavanzo era già noto, circoscritto e sotto controllo, e la Regione aveva a disposizione tutti gli strumenti, tecnici e contabili, per affrontarlo.
Dalla Corte – proseguono – arriva un’ulteriore precisazione cruciale: ‘sia il payback da un lato, sia la premialità dall’altro […] consentivano alla Regione di avere già contezza della condizione in cui si trovava ai fini della manovra che poi ha deciso di stabilire. Questo è il dato che io vorrei venisse chiaro’. Un passaggio che inchioda la Giunta alle sue responsabilità politiche e comunicative: il quadro era chiaro, ma è stato volutamente deformato per giustificare una scelta fiscale gravosa e impopolare, che non aveva alcuna utilità, se non quella di consentire alla Giunta di accumulare risorse da spendere, senza che fossero vincolate all’ambito sanitario, vista la bocciatura del nostro emendamento nel merito.
Anche sul fronte del payback dei dispositivi medici (2015-2018), la Corte accoglie integralmente le perplessità da noi sollevate. La Regione, scrive la Corte dei Conti, ‘ha contabilizzato un credito di 40.598.495,17 euro, e, in particolare, il correlato accantonamento operato a valere sul Fondo CDE al quale è conseguito un cospicuo assorbimento di risorse. In particolare, pur in considerazione delle sottese finalità prudenziali rappresentate dall’Amministrazione, alla luce del corrispondente residuo passivo iscritto in bilancio, si ritiene che in seguito alla definizione del relativo quadro normativo, ad oggi in itinere, nonché delle correlate procedure attuative, l’Amministrazione dovrà procedere tempestivamente alle necessarie sistemazioni contabili, come dalla stessa indicato, al fine di consentire l’effettivo impiego delle eventuali risorse accantonate in eccesso’.
Questo significa che il presunto disavanzo include somme che, una volta chiarito il quadro normativo nazionale, verranno sbloccate, coprendo indiscutibilmente quanto definitivamente il complesso delle poste passive, evidenziate ad arte, e confermando il piccolo avanzo da noi sottolineato fin dal primo giorno. Quindi nessun passivo, nessun ammanco, nessuna giustificazione ad una vergognosa stangata fiscale”.
Gravissime infine – concludono – le criticità evidenziate sull’affidamento dell’assessment economico-finanziario e patrimoniale alla società KPMG, incaricata dalla Giunta con DGR 151 del 26 febbraio 2025. La Corte parla di ‘discordanze temporali rilevate in relazione all’attività preparatoria svolta dalla Società’ e di dubbi concreti sulle ‘modalità attraverso le quali è stata assicurata la riservatezza nell’acquisizione dei dati’.
Un’operazione opaca, che si è sovrapposta all’attività di controllo ordinaria della stessa Corte e del Tavolo LEA presso il MEF. Un incarico esterno affidato in un momento cruciale, che ha sollevato fin da subito, da parte nostra, interrogativi puntuali, oggi del tutto legittimati. È evidente che il quadro emerso dalla relazione ufficiale della Corte dei conti sia devastante per la credibilità della Giunta regionale. Le fondamenta tecniche e contabili della manovra fiscale sono crollate sotto il peso di dati ufficiali. Nei mesi scorsi abbiamo svolto un lavoro serio, documentato, puntuale, spesso deriso o banalizzato dalla maggioranza, ma oggi le istituzioni ci danno pienamente ragione. Alla luce di quanto emerso, chiediamo l’immediato ritiro della manovra e anche che la Giunta faccia delle scuse agli umbri per averli presi in giro e schiacciati sotto il peso di tasse inutili.
Per rispetto dei cittadini, per trasparenza, per responsabilità istituzionale, la Giunta non può più nascondersi dietro la propaganda. È il momento della verità”.