Noi per Norcia denuncia: “Cinque anni, il gioco dei numeri e la ricostruzione che non parte”

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Il capo gruppo consiliare Giampietro Angelini approfondisce la situazione del territorio

   

“‘La ricostruzione privata è finalmente partita. Oltre il 60% delle domande di ricostruzione già evase, visto che sono state finanziate 12.500 domande su circa 20mila’. Questo è il messaggio che il circo mediatico che gira intorno alla ricostruzione ha fatto passare nel giorno del ricordo del terremoto, a cinque anni di distanza dal 2016. Un messaggio rassicurante diffuso da tutti i mezzi di informazione locali, nazionali ed internazionali, sui siti internet e facebook, che aveva l’obiettivo di tranquillizzare tutti quelli che abitano lontani dal cratere del terremoto e che ovviamente ha scatenato i ‘mi piace’ di coloro che debbono apparire protagonisti e non si rendono conto di che cosa ‘gli piace’”. Così si esprime il capo gruppo consiliare di ‘Noi per Norcia’ Giampietro Angelini. “Questo messaggio – continua Angelini – però ha anche aumentato la rabbia e l’indignazione di tutti coloro che abitano nel cratere del terremoto e che ancora, a cinque anni di distanza, aspettano la ricostruzione e, guardando in giro, vedono la realtà opposta. La domanda allora è ovvia: ma come è possibile che dei numeri rendano felici alcuni e fanno arrabbiare i diretti interessati? Il problema è che i numeri si possono diffondere in tanti modi parziali e diversi, a seconda di come è più comodo. Far sapere che oltre il 60 per cento delle domande presentate è stato finanziato porta a credere che la ricostruzione abbia superato il 60 per cento. Senza approfondire, siamo tutti illusi e contenti”.

“Se andiamo ad approfondire (nemmeno tutto) – spiega Angelini – però dovremmo aggiungere che accanto alle ventimila domande presentate ce ne sono almeno altre 60mila che ancora non sono state presentate. E allora se sono state finanziate dodicimila domande sugli oltre 80.000 edifici inagibili totali (e secondo noi sono molti di più quelli danneggiati), ecco che la percentuale scende vertiginosamente dal 60 al 15 per cento per tutte e cinque le Regioni colpite. In Umbria, come ha giustamente rilevato Andrea Fabbri, i numeri ufficiali parlano di 11890 edifici inagibili; 3463 progetti presentati; 1687 autorizzati (ovvero poco più della metà delle richieste e circa il 10 per cento del bisogno). Quando sentite o leggete qualcuno che annuncia la chiusura ‘di oltre 300 cantieri sul territorio’, è necessario sottolineare che 300 su 1687 fa circa il 18 per cento e 300 su 11.890 fa il 2,5 per cento. Tra l’altro per cantiere si intende un qualsiasi tipo di cantiere, anche quello aperto per sistemare una sola crepa e per il quale si sia richiesto lo specifico contributo allo Stato. La quasi totalità di questi 300 cantieri chiusi è rappresentata, appunto, da questi lavori ‘minori’. Non pensate si tratti di interventi pesanti, tipo demolizione e ricostruzione che si contano davvero sulla punta delle dita di una sola mano. ‘Poi – conclude Andrea –, ripeto: basta farsi un giretto’. Magari il giretto bisognerebbe farlo, se non si è in malafede (e tanti lo sono), prima di mettere ‘mi piace’ sotto le dichiarazioni di chi vuole (sbagliando) a tutti i costi far girare la voce che la ricostruzione è partita. Sbagliando, perché non è vero e affermare il contrario serve soltanto a far contenti “gli amici degli amici” o a nascondere una realtà di cui si è responsabili o conniventi. Ci dispiace che in questo circuito partecipi anche l’unica persona che (ancora) non c’entra niente. E cioè il Commissario per la ricostruzione Legnini che si è trovato a gestire una situazione tragica, viziata dagli errori dei suoi predecessori e di chi ha governato, dal 2016, a livello nazionale, regionale e comunale. Legnini sta facendo salti mortali per accelerare, ma il problema, come dicono i numeri, non sta soltanto nelle pratiche presentate. Il problema più grande sta nelle migliaia di domande che ancora non sono state o non possono essere presentate. E fino a quando non si affronteranno questi problemi la ricostruzione sarà ogni anno un anniversario in cui pubblicare i dati giusti per far apparire quello che non è. E colpevoli, più di tutti, sono quelli che, pur vedendo con i loro occhi la reale situazione, si girano dall’altra parte, fanno finta di non vedere e di non sentire”.